Mi trovo con il seguente esercizio:
f:V3 -> V3; $f((x,y,z))=(y,z,x)$
Ho già trovato la matrice associata: $((0,1,0),(0,0,1),(1,0,0))=A$
1) f ammette sottospazio invariante di dimensione 2? Si mostri un esempio (se esiste)
2) dimostrare che la composizione f∘f∘f=Id e spiegare come sfruttando questi fatti possiamo trovare tutti gli autovalori di f.
SOL:
1) Qui ho alcuni dubbi, il sottospazio invariante è da definizione data: un $H$ sottospazio t.c $f(H)$ è sottospazio di $H$.
Ecco i dubbi: di solito se ho una matrice rappresentativa di f a blocchi, trovo facilmente i sottospazi invarianti perché mi permette di trovare gli span dei vettori $e_1=(1,0,...,0), e_2=(0,1,0...,0)$ ecc.. e vedere se un dato span è ancora sottospazio dello span precedente e tutto torna a meraviglia.
Però ho un dubbio, se cambio base per la mia f ho una matrice diversa (chiamiamola A') da A, quindi non è detto che sia di nuovo a blocchi o sbaglio. Oppure essendo matrici simili vale qualcosa del tipo: se hai una matrice a blocchi due matrici simili rimangono a blocchi?
lo chiedo perché, se la mia congettura fosse corretta, avrei che: se la matrice è a blocchi individuo facilmente sottospazi invarianti, viceversa se ho sottospazi invarianti avrò una relativa matrice a blocchi.
In tal caso la matrice trovata NON è a blocchi, quindi non mi attendo sottospazi invarianti.
Spero possiate aiutarmi a capire...
2) Per la seconda domanda $(f∘f∘f)(x)=f(f(f(x)))=f(f(lambdax)$ per linearità di f è uguale a $lambdaf(f(x)))$ itero ottenendo $f(f(f(x)))=lambda^3x$
D'altra parte moltiplicando le 3 matrici tra loro dimostro che f∘f∘f=Id (infatti esce la matrice I).
Mettendo assieme ho che: $1*x=Id(x)=(f∘f∘f)(x)=lambda^3x$ => $lambda^3=1$ che in effetti è proprio pari al polinomio caratteristico uguagliazo a zero che viene $lambda^3=1$.
A questo punto uno potrebbe dire ok sono la stessa equazione e sono a cavallo, invece no, perché c'è una sottigliezza che vorrei discutere con voi:
quando scrivo il polinomio caratteristico ottengo $lambda^3=1$ e questo ci dice che gli autovalori sono tutti quelli che soddisfano tale equazione (la radice complessa appunto di 1).
OK, quando invece opero $(f∘f∘f)(x)$ io fisso uno dei vari possibili autovettori $x_0$ e trovo $lambda_0$, la nostra equazione ora dice $lambda_0^3=1$, non è che sto trovando i lambda che soddisfano l'equazione, dico che il mio autovalore al cubo -qual che esso sia- darà 1.
In poche parole sto dicendo che:
- il polinomio caratteristico ci dice tutte le lambda che risolvolo l'equazione sono autovalori (per def. di polinomio caratteristico).
- iterare f(f(f))) ci dice invece che ogni autovalore rispetta $lambda_0^3=1$
i precedenti sono due cose diverse fin qui, infatti questa seconda ci dice che ogni autovalore rispetta l'equazione ma potrebbero esserci pure dei valori che escono come soluzione di $lambda^3=1$ ma non sono autovalori!
Non capisco quindi come concludere che ottenuto $lambda_0^3=1$ per ogni autovettore/autovalore rispettivo allora trovo tutti gli autovalori
Per rendere pragmatico il discorso voglio dire mettiamo che assumo uno alla volta tutti gli autovettori x possibili, essi mettiamo che sono tutti con autovalore 1, ora $f^3$ mi dice che vale $1^3=1$, come è giusto che sia. Ma sarebbe sbagliato concludere che gli autovalori sono tutte le radici complesse di $lambda^3=1$ infattti esse potrebbero NON essere autovalori, a mio avviso non posso solo dedurlo da $(f∘f∘f)(x)$ per questi ragionamenti fatti.
Grazie.