Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda paolo1712 » 26/01/2024, 10:47

Salve a tutti, avrei bisogno di una mano nella comprensione di alcuni passaggi della seguente dimostrazione. Metto direttamente l'immagine, per evitare di scrivere tutto
Immagine

Tralasciate il palese errore "$g:V->Vx\RR$" che è tutto tranne che una forma bilineare.
In geometria 1 avevo studiato già un teorema simile, dove però si considerava un vettore $v$ non isotropo e i sottospazi $<v>$ e $v^_|_$. Qui invece sfrutta una restrizione di modo che $g$ sia definita positiva. Esiste una correlazione tra la scelta di un vettore non isotropo e una forma bilineare definita positiva?

A parte questa parentesi, quello che davvero non mi è chiaro è la funzione $psi$ definita a valori nel duale di $W$. E' una funzione che prende un vettore e mi restituisce un'applicazione lineare e fin qui ci sono. Non mi è chiaro quel "definita da" $psi(g):=b_(g|W)$. Se $psi$ è definita su uno spazio vettoriale perché ha come argomento una forma bilineare? $b$ cosa sarebbe? Una generica forma bilineare? $b_(g|W)$ sarebbe una forma bilineare $b$, fissata una forma bilineare $g$, ristretta a $W$ ??

Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto!
paolo1712
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda megas_archon » 26/01/2024, 11:48

Chi ha scritto questa pagina avrebbe dovuto correggerne la bozza piu attentamente.

L'idea è di dimostrare che i due spazi sono in somma diretta, cioè generano tutto e hanno intersezione zero. E' chiaro perché hanno intersezione zero. Ora, considera la tua $g$, e denotando con \(i : W\hookrightarrow V\) l'inclusione del sottospazio, considera la composizione
\[\begin{CD} g|_W : W\times V @>i>> V\times V @>g>> K\end{CD}\] insieme alla sua curryificata
\[\begin{CD} \tilde g|_W : V @>>> \hom_K(W,K)=W^\star\end{CD}\] Quella che io chiamo \(\tilde g|_W\) è quella che questo nabbo chiama \(\psi\) (la quale non prende come argomento $g$, ma un vettore di $V$, restituendo la forma lineare \(g(-,v) : W\to K\) che risulta dall'immergere $W$ in $V$ e applicare poi $g$ ottenendo uno scalare.

Il nucleo di \(\tilde g|_W\) è ora uguale a \(W^\perp\). Da ciò e da altre nozioni elementari di algebra lineare, concludi.
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda paolo1712 » 26/01/2024, 17:18

Ciao megas_archon, grazie per la risposta.
Sarò onesto ci ho capito ben poco. Non so cosa voglia dire "curryficata", cosa sia un'immersione e non ho mai visto una forma bilineare con prodotto cartesiano tra spazi diversi. Potresti guidarmi?
paolo1712
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda megas_archon » 26/01/2024, 23:44

paolo1712 ha scritto:Non so cosa voglia dire "curryficata" cosa sia un'immersione e non ho mai visto una forma bilineare con prodotto cartesiano tra spazi diversi. Potresti guidarmi?
E' molto semplice in realtà: una applicazione bilineare tra $K$-spazi vettoriali, in generale, è una mappa \(U\times V\to W\) definita partendo da tre spazi vettoriali \(U,V,W\); dalla definizione di applicazione bilineare segue immediatamente che l'insieme \(Bil(U,V;W)\) è uno spazio vettoriale, il quale è isomorfo a \(\hom_K(U,\hom_K(V,W))\), così come a \(\hom_K(V,\hom_K(U,W))\) canonicamente, ovvero naturalmente in tutte e tre le "variabili" \(U,V,W\).

Il teorema fondamentale ora è che questa corrispondenza è "rappresentabile", cioè che esiste uno spazio vettoriale \(T(U,V)\) con la proprietà che le applicazioni bilineari \(U\times V\to W\) corrispondono, canonicamente, alle applicazioni lineari \(T(U,V)\to W\); è solitamente uso indicare \(T(U,V)\) con un simbolo infisso, \(T(U,V) =: U\otimes V\), dato che mandare \(U,V\mapsto U\otimes V\) è una operazione binaria associativa. In simboli,\[\hom_K(U,\hom_K(V,W))\cong\hom_K(U\otimes V,W)\cong \hom_K(V,\hom_K(U,W))=Bil(U,V;W)\] Lo spazio vettoriale \(U\otimes V\) ora è definito univocamente dalla seguente proprietà universale.

Dato che gli spazi vettoriali \(Bil(U,V;W)\) e \(\hom_K(U\otimes V,W)\) sono isomorfi, mediante un isomorfismo\[\begin{CD}\theta_{UVW} : Bil(U,V;W) @>>> \hom_K(U\otimes V,W),\end{CD}\] all'applicazione lineare identica \(\text{id}_{U\otimes V}\) corrisponde una applicazione bilineare universale \(\tau : U\times V\to U\otimes V\) con la proprietà seguente: ogni applicazione bilineare \(g : U\times V \to W\) induce un'unica applicazione lineare \(\bar g : U\otimes V\to W\) tale che \(\bar g\circ \tau=g\):\[\begin{CD}U\times V @>g>> W \\ @V\tau VV @| \\ U\otimes V @>>\bar g> W\end{CD}\] (è molto facile dimostrare che, se \((U\boxtimes V,\tau')\) è un'altra coppia che soddisfa la stessa proprietà di \((U\otimes V,\tau)\), allora esiste un unico isomorfismo lineare \(\gamma : U\otimes V\cong U\boxtimes V\) tale che \(\gamma\circ\tau = \tau'\), quindi \(U\otimes V,U\boxtimes V\) sono "modelli equivalenti" per lo stesso oggetto, il "prodotto tensoriale" di U e V.

La dimostrazione è la stessa di ogni altra istanza del concetto di proprietà universale: se \((U\otimes V,\tau),(U\boxtimes V,\tau')\) soddisfano entrambi la proprietà universale che ho detto, esistono dei diagrammi \[\begin{CD}U\times V @>\tau'>> U\boxtimes V \\ @V\tau VV @| \\ U\otimes V @>>> U\boxtimes V\end{CD}\qquad \begin{CD}U\times V @>\tau>> U\otimes V \\ @V\tau' VV @| \\ U\boxtimes V @>>> U\otimes V \end{CD}\] e a questo punto l'unicità di cui prima implica che le composizioni \(U\otimes V\to U\boxtimes V\to U\otimes V\) e \(U\boxtimes V\to U\otimes V\to U\boxtimes V\) sono entrambe identità, cosicché \(U\otimes V\cong U\boxtimes V\), canonicamente. Una maniera ulteriore, ed equivalente, di vedere questo fatto, è notare che la coppia \((U\otimes V,\tau)\) è l'oggetto iniziale della categoria degli elementi \(\int Bil(U\times V;\_)\) di \(Bil(U\times V;\_) : W\mapsto Bil(U\times V;W)\) (praticamente per definizione, una volta che hai esplicitato la definizione di \(\int Bil(U\times V;\_)\)). Allora, dato che in ogni categoria \(\mathcal X\) l'oggetto iniziale è unico a meno di isomorfismo non appena esiste, concludi che per ogni altro \((U\boxtimes V,\tau')\) che abbia la stessa proprietà universale, deve esiste un isomorfismo \(U\otimes V\cong U\boxtimes V\).

Una volta che questo sia chiaro, l'operazione di "saturare" una funzione lineare di dominio \(U\otimes V\) in una delle sue componenti, cioè di fare la stessa cosa alla applicazione bilineare associata, mandando \(g : U\times V\to W\) in \(\hat g : V \to\hom_K(U,W):v\mapsto g(v,-)\), si chiama "currying": se ne è parlato qui, dove tra l'altro vengono dette le stesse cose, con la stessa cantilena, da secoli e secoli, amen. Nuovamente, si può dimostrare in maniera del tutto elementare l'isomorfismo \[\hom(U\otimes V,W)\cong \hom_K(U,\hom_K(V,W))\tag{$\spadesuit$}\] e ci sono diversi modi di farlo: per esempio ostrando che esiste effettivamente un isomorfismo di spazi vettoriali di quel tipo, naturale nei tre argomenti \(U,V,W\): del resto, data una applicazione bilineare \(g : U\times V\to W\) che corrisponde a una lineare \(U\otimes V\to W\), si può considerare la mappa \(g^\uparrow : U\to \hom_K(V,W) : u\mapsto g(u,\_)\); questa è lineare, perché $g$ è lineare nel primo argomento, e assume valori in \(\hom_K(V,W)\), perché $g$ è lineare nel secondo argomento. D'altra parte, data una applicazione lineare \(q : U\to \hom_K(V,W)\), si può definire una applicazione bilineare \(q^\downarrow : U\times V\to W\) che manda \((u,v) \mapsto q(u)(v)\); è a questo punto evidente che \((g^\uparrow)^\downarrow = g\) e \((q^\downarrow)^\uparrow = q\).

Una maniera alternativa di dimostrarlo è questa: esistono due mappe canoniche e naturali \(\eta,\epsilon\) (dette rispettivamente unità e counità) definite come segue:
- \(\eta_A : A\to \hom_K(V,A\otimes V)\) si ottiene da \(\tau : U\times V\to U\otimes V\) nell'isomorfismo \(Bil(U\times V;U\otimes V)\cong\hom_K(U\otimes V,U\otimes V)\): in parole povere, \(\eta_A(a)=\tau(a,-)\).
- \(\epsilon_B : \hom_K(V,B)\otimes V \to B\) si ottiene dalla mappa di valutazione, cioè dall'unica applicazione (che è bilineare) \(\hom_K(V,B)\otimes V \to B : (f,v)\mapsto f(v)\).

E' facile vedere, ora, che le mappe \(\eta,\epsilon\) soddisfano le identità triangolari: \[\begin{cases} (\epsilon_{V\otimes B})\circ (V\otimes \eta_B) = 1_{V\otimes B}\\ \hom_K(V,\epsilon_A)\circ \eta_{\hom_K(V,A)} = 1_{\hom_K(V,A)}\end{cases}\] da cui ottieni che la coppia di funzioni lineari\[\hom(U\otimes V,W)\to \hom_K(U,\hom_K(V,W)) : s\mapsto \eta_U\circ\hom_K(V,s)\qquad
\hom_K(U,\hom_K(V,W)) \to \hom(U\otimes V,W) : t\mapsto (t\otimes V)\circ \epsilon_W\] sono due isomorfismo lineari uno inverso dell'altro.

Con questo risultato puoi mostrare pressoché ogni teorema dello scibile umano che riguardi le applicazioni bi (e multi-)lineari.

La definizione che hai visto tu è specializzata da quella generale, prendendo \(U=V\) e \(W=K\) (cioè di dimensione 1).
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda megas_archon » 26/01/2024, 23:58

A questo punto, l'altro risultato fondamentale per le applicazioni bilineari di forma \(V\otimes V\to K\) è che nell'isomorfismo di spazi vettoriali \[\tag{$\heartsuit$}\hom_K(V\otimes V,K)\cong\hom_K(V,\hom_K(V,K))=\hom_K(V,V^\star)\] dove \(V^\star\) è il duale di $V$, alle applicazioni bilineari (simmetriche e) non degeneri a sinistra corrispondono gli isomorfismi a destra; quindi, in parole povere, non esiste un isomorfismo canonico tra \(V\) e \(V^\star\), ma ne esiste uno per ogni scelta di una forma bilineare non degenere \(g : V\times V\to K\).

Come si vede questo? E' molto semplice: l'isomorfismo \(\Upsilon : Bil(V,V;K)\cong \hom_K(V,V^\star)\) si realizza prendendo \(g : V\times V\to K\) e mandandola in \(\xi[g] : v\mapsto g(v,-)\); l'inversa di \(\Upsilon\) prende una mappa lineare \(\xi : V\to V^\star\) e definisce l'applicazione biineare \(g[\xi] : (v,v')\mapsto \xi(v)(v')\). E' del tutto evidente, ora, che \(\xi[g[\xi]]=\xi\) e \(g[\xi[g]]=g\), sicché le due corrispondenze sono inverse.

Ora va dimostrato che \(g\) è non degenere se e solo se \(\xi[g]\) è un isomorfismo. Del resto, gli spazi vettoriali in questione sono di dimensione finita (e uguale), quindi \(\xi[g]\) è un isomorfismo se e solo se \(\ker \xi[g] = (0)\), e quest'ultima cosa è molto facile da verificare, quando uno noti che \[\ker \xi[g] = \{v\in V\mid \xi[g](v)=0\}=\{v\in V\mid \forall u\in V , g(v,u)=0\}\] Questo sottospazio è infatti banale se e solo se $g$ è non degenere.

Quello che vuoi fare tu è però relativamente più semplice (sebbene questo discorso sia "fondazionale" e quindi più o meno una tautologia: si tratta di mostrare la rappresentabilità di \(Bil(\_\times\_;W)\)). Data \(g : V\times V\to K\) (degenere o no) la vuoi restringere a $W$ in una componente, ottenendo \(g' : W\times V\to K\) (g è una funzione, le funzioni si possono restringere a sottoinsiemi del loro dominio, fortunatamente); è \(g'\) ora che trasporrai ("trasposta" o "aggiunta" di g è un altro nome con cui si chiama la sua curryficata, ma ovviamente in questo caso potrebbe fare confusione con la nozione, non correlata, di trasposta o aggiunta di una applicazione lineare...) per ottenere \(\tilde g|_W : V\to W^\star\).

L'enunciato che ora devi dimostrare è che \(W^\perp\) (per la nozione di ortogonale indotta univocamente da $g$) è proprio uguale al nucleo di \(\tilde g|_W\), del resto questo è esattamente un caso particolare del teorema fondamentale \((\heartsuit)\) di cui prima.
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda paolo1712 » 28/01/2024, 10:15

Io ti ringrazio ancora per il tempo dedicato a questa risposta. Proverò a decifrare quanto detto anche se ho timore sia fuori dalla mia portata.
Non capisco perché il mio professore abbia dato una dimostrazione simile alla cui base ci sono concetti che non sono stati toccati in Geometria 2. Ho finito di studiare gli spazi affini e ora dovevo affrontare gli spazi affini euclidei, però prima dovevo studiare gli spazi vettoriali euclidei spiegati dal professore che fa esercitazioni e la cosa mi sta creando non poco disagio se penso abbia dato per scontato tutto ciò. O, peggio ancora, abbia dato una dimostrazione (parte di essa) da imparare a memoria. Ciò che mi piace della facoltà di matematica è proprio il fatto che nulla sia dato per scontato, che ogni cosa è ben motivata e che non ci si lascia a concetti che vanno presi per veri perché sì.
Perdona lo sfogo. Cercherò di fare tesoro delle tue parole, o al limite metterò da parte temporaneamente questa cosa, prendendo per vero il solo enunciato.
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda megas_archon » 28/01/2024, 11:13

Non capisco perché il mio professore abbia dato una dimostrazione simile alla cui base ci sono concetti che non sono stati toccati in Geometria 2.
Perché ciascuna delle cose che ho detto, e ciascuna delle cose che ti servono, ammettono una dimostrazione molto meno generale e molto meno concettuale.

Però chi mi legge deve soffrire (e oggi è domenica, i teoremi non vengono o si rompono, e io mi annoio, sicché l'ho preso come una prova di taglio).
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Messaggioda j18eos » 31/01/2024, 16:42

@paolo1712 Credo che la definizione corretta sia
\[
\forall\underline{v}\in\mathbb{V}, b_{\underline{v}}:\underline{w}\in\mathbb{W}\to g\left(\underline{v},\underline{w}\right)\in\mathbb{R};\\
\psi:\underline{v}\in\mathbb{V}\to b_{\underline{v}}\left(\_\right)\in\mathbb{W}^{\vee}.
\]
Ti torna?
Ipocrisìa e omofobìa,
fuori da casa mia!

Semplicemente Armando. ;)
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Re: Ortogonalità in uno spazio vett. Euclideo

Messaggioda paolo1712 » 01/02/2024, 15:42

Credo sia analogo ad una cosa che ho studiato con le forme bilineari ma che avevo completamente rimosso dalla mia mente.
In particolare, definita una forma bilineare $b:VxV->K$, si ha $\forall u \in V, b_u:V->K " t.c. " \forall v \in V:b_u(v)=b(u,v)$; si dimostra che $b_u$ è un'applicazione lineare che discerne dalle proprietà delle forme bilineari.
Poiché $b_u$ è lineare, appartiene a $V^"*"$. Si definisce allora un'applicazione $\delta:V->V^"*"$ tale che $\forall u \in V:\delta(u)=b_u$. Dove $\delta$ se non vado errato è un monomorfismo.
In maniera analoga si costruisce un'applicazione $\delta '$ a partire da $b'_u(v)=b(v,u)$ e si dimostrano proprietà come la simmetria sulla base di queste due applicazioni $\delta " e " \delta'$. Ovvero $b$ è simmetrica $\Leftrightarrow \delta=\delta'$.

In questo caso però c'è una corestrizione su $W^"*"$.
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Messaggioda j18eos » 01/02/2024, 17:37

Tutto corretto;

e \(\delta\) è un isomorfismo lineare se (e solo se?) \(\dim V\) è finita!
Ipocrisìa e omofobìa,
fuori da casa mia!

Semplicemente Armando. ;)
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