da Marco83 » 26/01/2005, 21:30
Ti rispondo con sommo piacere in quanto è un argomento che mi interessa particolarmente.
Gli elementi finiti sono un metodo che si basa su due passi successivi:
il primo prevede di eliminare richieste di eccessiva regolarità sulle funzioni coinvolte nelle equazioni alle derivate parziali. Questo passaggio viene effettuato attraverso la cosiddetta formulazione debole, che come Luca potrà spiegarti anche meglio di me, ha i sui fondamenti nell'analisi funzionale.
Per semplicità partirò da un problema ellittico, ossia un problema che si incontra in generale studiando situazioni di equilibrio (non linciatemi, lo so che teoricamente si può avere un problema ellittico tempo-dipendente, ma parlo di casi ingegneristicamente significativi).
In parole comprensibili da un ingegnere (come me e te), si moltiplicano tutti i termini dell'equazione differenziale (i cui operatori sono da intendersi nel senso delle distribuzioni) per delle opportune funzioni test con regolarità "sufficiente".
A questo punto si integrano tutti i termini nel senso di Lebesgue.
Sfruttando la formula di integrazione per parti (mono o multidimansionale, a seconda della natura del problema) si abbatte di un grado la derivata di ordine massimo
Esempio:se consideri il comune problema di Poisson, prima di applicare la formula di int per parti avevi:
(-int(d^2u/dx^2)*v*dx)=(int(f*v)*dx) su tutto il dominio dove con u indico la funzione incognita, con f la forzante e con v la funzione test, mentre dopo aver usato l'int per parti ottieni: -du/dx(a)*v(a)+du/dx(b)*v(b)+int((du/dx)*dv/dx*dx)=int(f*v*dx) su tutto il dominio.
Supponiamo che il problema iniziale avesse condizioni al bordo di Dirichlet omogenee.
Dal momento che per applicare un teorema di cui ti dirò più tardi, la soluzione u e le funzioni test v devono appartenere allo stesso spazio, e dal momento che sai che u(a)=u(b)=0, puoi prendere le funzioni v appartenenti ad uno spazio V tale che v(a)=v(b)=0, quindi i due termini fuori dal segno di integrale scompaiono.
Rimane perciò int(du/dx*dv/dx*dx)=int(f*v*dx) sul dominio; questa è la cosiddetta formulazione debole.
Ciò che abbiamo fatto è bello solo a parole, perchè non ci siamo mai posti il problema della sensatezza delle nostre azioni. Affinchè tutto funzioni dobbiamo richiedere una certa regolarità alle funzioni integrande, sufficiente almeno a garantire l'esistenza dei suddetti integrali.
Per far questo si richiede che, sia la soluzione u che le funzioni test v, appartengano ad opportuni spazi. Nella fattispece si richiede che queste due funzioni appartengano allo spazio H^1, ossia lo spazio delle funzioni a quadrato sommabile con derivata a quadrato sommabile. tale spazio è uno spazio di Hilbert e anche uno spazio di Sobolev. Per quanto riguarda la forzante, è sufficiente (anche se riduttivo) richiedere che appartenga ad H^0 (detto anche L^2) ossia lo spazio delle funzioni a quadrato sommabile (in realtà abbiamo bisogno di una regolarità inferiore, ad esempio la delta di dirac va bene anche se non è a quadrato sommabile).
A questo punto ci si chiede se la soluzione esista, sia unica e dipenda con continuità dai dati.
dato che abbiamo scelto u e v appartenenti allo stasso spazio V definito come un sottospazio di H^1 tale che u e v siano nulle sulla frontiera del dominio, a patto di dimostrare qualche altra ipotesi (su cui non mi dilungo, perchè abbastanza pesanti da spiegare a parole ma che puoi trovare su ogni testo) possiamo applicare un fondamentale teorema di analisi funzionale, noto come Lemma di Lax-Milgram (la cui dimostrazione è particolarmente simpatica!) che garantisce la buona posizione del problema.