Alcune considerazioni.
Anzitutto, grazie per le risposte.
dissonance ha scritto:Questo risultato citato da Gugo
gugo82 ha scritto:Ogni funzione monotona in \( \displaystyle [a,b] \) è derivabile q.o. (nel senso di Lebesgue) in \( \displaystyle [a,b] \) .
dovrebbe tornare utile.
(@Paolo: Quando parlavo di "ammennicoli teorici" che non conosciamo, mi riferivo proprio a qualcosa del genere. Certo chiamare "ammennicolo" un teoremone come questo mi pare un po' forte!
)
Ho visto il risultato di Gugo... se ho capito bene (non sono molto ferrato su teoria della misura) dice che una funzione monotona in un intervallo è derivabile su tutto l'intervallo tranne al più un sottoinsieme di misura (di Lebesgue) nulla. Giusto?
Se così è, bisognerebbe capire sotto quali ipotesi la proposizione si inverte.
Naturalmente, Leo, hai ragionissima, mi sono dimenticato di precisarlo: il limite deve esistere finito e non nullo.
Quanto alla questione del nome, be', ancora una volta c'è disaccordo: il mio prof chiamava questa proprietà di regolarità "proprietà di Darboux" della derivata; il mio libro di Analisi I invece non dava un nome a questo teorema, riservando la dicitura "di Darboux" al teorema secondo cui la funzione derivata di una funzione derivabile - pur non essendo necessariamente continua - assume, nell'intervallo $(a,b)$, tutti i valori compresi tra $f'(a)$ e $f'(b)$ (forse tu dissonance conosci questa versione dei fatti?).
"Immaginate un bravo matematico come qualcuno che ha preso dal tenente Colombo per le doti investigative, da Baudelaire per l’ispirazione, dal montatore Faussone per il rigore e l’amore per “le cose ben fatte”, da Ulisse per la curiosità, l’ardimento e l’insaziabilità di conoscenza." (AC)