Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda giuliofis » 04/10/2019, 13:01

Stavo scegliendo un manuale per le mie classi in una scuola privata non paritaria, e avrei tanto voluto adottare Matematica Dolce 5 per i licei non scientifici. Purtroppo però le scuole dove gli studenti sosterranno gli esami utilizzeranno (come credo sia giusta che sia) l'analisi standard, mentre il libro fa uso dell'analisi non standard e dei numeri iperreali.
Perché questa scelta? L'opera è davvero ammirevole e lodevole, ma così se ne preclude l'utilizzo nella stragrande maggioranza dei casi...
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda gugo82 » 04/10/2019, 19:25

Scelta personale.

Tra l’altro, c'è un errore madornale e grave a pag. 81, inizio del par. 5.1.
Spero non ci siano molti altri errori del genere, che pregiudicano la lettura e la comprensione del testo.
Sono sempre stato, e mi ritengo ancora un dilettante. Cioè una persona che si diletta, che cerca sempre di provare piacere e di regalare il piacere agli altri, che scopre ogni volta quello che fa come se fosse la prima volta. (Freak Antoni)
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda giuliofis » 04/10/2019, 19:29

gugo82 ha scritto:Scelta personale.

In netto contrasto con la (quasi?) totalità delle scuole d'Italia e le indicazioni nazionali.
Mi domandavo se ci fosse un motivo un po' più alto del "perché a me piace così".
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda gabriella127 » 05/10/2019, 21:09

Credo, da quello che ho letto, che l'uso dell'analisi non standard nella didattica sia perché si pensa che gli infinitesimi siano più intuitivi delle definizioni dell'analisi standard, tipo $epsilon-delta$.
Probabilmente è un approccio utile per insegnare cose di analisi a non matematici. Ricordo di avere letto tempo fa un articolo sul Bollettino dell'Unione Matematica Italiana sulla possibilità e legittimità di introdurre le derivate senza fare i limiti, e diceva che era possibile e legittimo (non è che parlasse di analisi nonn standard, però). Potrebbe servire a insegnare le derivate a gente che non ha ancora fatto analisi, ad esempio c'era a economia la annosa questione se ai primi esami di economia si dovessero usare le derivate o no, in genere si propende per il no. Però introdurle in maniera intuitiva senza tutto l'apparato formale dei limiti potrebbe essere una soluzione di compromesso.
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda Bokonon » 07/10/2019, 01:07

gugo82 ha scritto:Tra l’altro, c'è un errore madornale e grave a pag. 81, inizio del par. 5.1.
Spero non ci siano molti altri errori del genere, che pregiudicano la lettura e la comprensione del testo.

Intendi che manca l'intervallo $]-3,1[$?
Se è così sei esagerato...sono errori che capitano a tutti e si correggono segnalandoli.

Sull'estensione di Robinson a infinito e infinitesimi, devo dire che avevo letto qualcosa a riguardo poco tempo fa e le critiche mosse avevano senso...e al contempo IO penso che siano "infondate".
Mi spiego meglio (e vado a memoria), ricordo che Robinson prese spunto da una frase di Leibnitz riguardo gli infinitesimi: nella sua visione dovevano essere un'estensione naturale dei reali.
Dal mio punto di vista, la cosa più semplice da fare è insegnare entrambi i punti di vista con una panoramica storica...prendendo proprio il lavoro di Leibnitz a riferimento (arrivando anche a derivare le regole di derivazione come fece Leibnitz...liberando subito la mente dal modello $y=text(qualcosa)$).
Saranno gli stessi studenti a porre la fatidica domanda che per più di un secolo non ebbe una risposta soddisfacente, ovvero "ma che diavolo è una quantità piccola a piacere ma che non è zero?"
Insomma il tormentone matematico dei critici al calcolo.
Solo dopo aver ragionato come fece Leibnitz e presentando il problema di cui sopra e la risposta di Cauchy-Weirstrass comprenderanno meglio anche la necessità e l'eleganza del concetto di limite IMHO.
Alla fine avranno il meglio dei due "mondi"
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda axpgn » 07/10/2019, 11:47

Bokonon ha scritto:Intendi che manca l'intervallo $]-3,1[$?

No, penso che gugo intendesse questo …

"... Per un certo valore di $x$ potrebbe anche non essere definita, ma cosa succede quando $x$ si avvicina infinitamente a quel valore? … "


In merito al topic … mi sono imbattuto negli iperreali un po' di anni fa, per caso, leggendo un libro di H.J.Keisler (forse allievo di Robinson?) dal titolo "Elementary Calculus - An Infinitesimal Approach" e l'ho trovato subito divertente e piacevole (lo so, non sono termini a cui si pensa quando si parla di un libro di Analisi, pardon, Calculus :D ) ma ho pensato che fosse uno dei tanti "alternativi" :lol:
Solo due o tre anni fa ho scoperto che "l'analisi non standard", di cui sentivo parlare e mi capitava di leggere anche qui e che credevo fosse una cosa del tutto astrusa, da Matematica UltraExtraSuperiore, era questa "roba" qui :-D

Comunque, secondo me, val la pena di leggere le due pagine di prefazione di Keisler al suo libro, se potete :D (e anche il suo libro :-D )

Cordialmente, Alex
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda Bokonon » 07/10/2019, 13:33

axpgn ha scritto:No, penso che gugo intendesse questo …

"... Per un certo valore di $x$ potrebbe anche non essere definita, ma cosa succede quando $x$ si avvicina infinitamente a quel valore? … "

Credo di aver svelato l'arcano. Quando ho visto i link sono andato direttamente al repository ed ho visto che era uscita la versione 1.9 (m_d_licei_19_5.pdf). Quella linkata era la 1.8.
Adesso è così:
Immagine
Era così anche nell'altra versione? Perchè è chiaro cosa intenda con infinitamente dalla frase precedente.
P.S. Comunque resta l'altro errore
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda gugo82 » 07/10/2019, 14:30

axpgn ha scritto:
Bokonon ha scritto:Intendi che manca l'intervallo $]-3,1[$?

No, penso che gugo intendesse questo …

"... Per un certo valore di $x$ potrebbe anche non essere definita, ma cosa succede quando $x$ si avvicina infinitamente a quel valore? … "

Intendevo proprio ciò che cita Bokonon.


axpgn ha scritto:In merito al topic … mi sono imbattuto negli iperreali un po' di anni fa, per caso, leggendo un libro di H.J.Keisler (forse allievo di Robinson?) dal titolo "Elementary Calculus - An Infinitesimal Approach" e l'ho trovato subito divertente e piacevole (lo so, non sono termini a cui si pensa quando si parla di un libro di Analisi, pardon, Calculus :D ) ma ho pensato che fosse uno dei tanti "alternativi" :lol:
Solo due o tre anni fa ho scoperto che "l'analisi non standard", di cui sentivo parlare e mi capitava di leggere anche qui e che credevo fosse una cosa del tutto astrusa, da Matematica UltraExtraSuperiore, era questa "roba" qui :-D

In realtà, ci vuole “poco” a costruire $**RR$, ma poi ci vuole tanto a mostrare che non si sta definendo qualcosa di totalmente privo di senso o un ambiente nel quale non si possono provare “tutti” i teoremi dimostrabili in $RR$.
Se uno non va troppo per il sottile, non c’è nulla di male… A parte il fatto di buttare nel dimenticatoio qualcosa come 250 anni di Storia della Matematica se poi ci si dimentica di rileggere tutta la teoria dei limiti anche nella forma $epsilon-delta$.

axpgn ha scritto:Comunque, secondo me, val la pena di leggere le due pagine di prefazione di Keisler al suo libro, se potete :D (e anche il suo libro :-D )

Tempo fa ci avevo dato uno sguardo.
Lo andrò a ripescare quando potrò.
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda axpgn » 07/10/2019, 14:51

gugo82 ha scritto:… o un ambiente nel quale non si possono provare “tutti” i teoremi dimostrabili in $RR$.

Cosa intendi con ciò?
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Re: Matematica dolce: perché gli iperreali?

Messaggioda gugo82 » 07/10/2019, 15:25

Che a priori non è detto che l’insieme creato sia una “buona” estensione di $RR$.
Difatti, $RR$ ha già una struttura ottima (algebrica e d’ordine, che interagiscono bene) ed ampliandolo, ogni qual volta si guadagna qualcosa, si perde altro.
Ad esempio, l’ampliamento algebrico standard di $RR$, ossia $CC$, pur conservando la struttura di campo ed avendo in più la proprietà di essere algebricamente chiuso, perde la possibilità di essere ordinato compatibilmente con le operazioni di campo; quindi, sebbene in $CC$ l’Algebra sia bellissima e sebbene su $CC$ si possa mettere una struttura d’ordine (anche totale), essa non si tiene insieme con le operazioni di campo.

Lo stesso accade con i numeri iperreali? Boh, lo devo dimostrare.

In realtà, quello che si vede è che con gli iperreali accade questo: sono vere in $text()^**RR$ tutte le proprietà vere in $RR$ che sono espresse con un linguaggio “del primo ordine”. Ad esempio, $AA x!=0, 3x != x$ è vera in $text()^**RR$ come in $RR$, perché (detto rozzamente) il quantificatore agisce su un elemento (cioè $x$).
Tuttavia, non tutte le proposizioni espresse in linguaggio “d’ordine superiore” che sono vere in $RR$ risultano vere in $text()^** RR$, il che (detto sempre rozzamente) significa che non tutte le frasi che contengono quantificatori agenti su insiemi e vere in $RR$ sono automaticamente vere in $text()^**RR$.

Un altro problema è il seguente: la struttura d’ordine in $RR$ consente, facilmente, di definire una metrica (via valore assoluto) ed una struttura standard di spazio metrico mediante l’individuazione di una base (fatta dalle palle aperte, che coincidono con gli intorni simmetrici aperti); ciò non si può fare in $text()^**RR$.
La topologia di $text()^** RR$ viene sempre definita attraverso l’ordine, ma attraverso l’individuzione di una sottobase (formata dalle semirette aperte) che genera la topologia mediante una costruzione standard.
Visto che $RR$ è il primo esempio di spazio metrico e che la struttura metrica è decisamente importante in tutta l’Analisi, preferire approcciare ai limiti in $text()^**RR$ piuttosto che in $RR$ può avere i suoi limiti.
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