Tesina – Premio maturità 2008
Titolo: …notte
Autore: Federica Cecotti
Descrizione: la tesina multidisciplinare ha voluto toccare tutte le materie che in qualche modo si collegassero al tema del notturno. la vastità di tale argomento mi ha spinto a selezionare una prospettiva ben delineata, quale la notte interpretata come mondo paral
Materie trattate: italiano, inglese, tedesco, scienze, latino, arte, filosofia
Area: umanistica
Sommario: La notte, con il suo cielo stellato, miracolo di bellezza e mistero, è il momento in cui maggiormente l'uomo ricerca una condizione di ordine, una presenza superiore o semplicemente una risposta alle sue domande esistenziali. Ho voluto analizzare la Notte principalmente nella sua visione poetica, interpretandola come una sorta di mondo parallelo completamente indipendente rispetto al giorno. In particolare, questo mondo parallelo è caratterizzato dall'assoluta incertezza, la quale, spesso, è stata per poeti e filosofi fonte di ispirazione. La fuga dal reale, ovvero la fuga dalle ore diurne, può rivelarsi un percorso assolutamente positivo in quanto risolutore delle criticità, oppure può rivelarsi una ricerca verso un principio di assoluta paura e solitudine e, quindi, assolutamente negativa. La notte è il momento della cecità, dell'irrazionale e delle pulsioni incontrollate. Freud sosteneva che tutte le scelte della psiche venivano dettate dalle pulsioni, descritte dal principio del piacere: l'uomo desidera la sua felicità e l'appagamento immediato e incondizionato delle sue aspirazioni, ma tale desiderio si scontra quasi sempre con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni sociali che sono ostili al pieno soddisfacimento del piacere. Da questo scontro deriva l'inevitabile frustrazione dei desideri. Ecco allora che al principio del piacere può subentrare il principio di realtà: esso cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire secondo comportamenti accettati. E' facile osservare come l'appagamento totale e profondo del desiderio, secondo questo metodo, non venga mai raggiunto. Egli si rese conto che la psiche non era governata solamente da un impulso incontrollato e primordiale ââ¬"la pulsione di vita che tende allo scarico delle tensioni e al massimo piacere-, ma anche da una pulsione distruttiva, che egli identificherà con pulsione di morte. Questa è indirizzata alla scarica totale di tutti gli impulsi vitali, una sorta di autopunizione derivante dall'impossibilità del raggiungimento del piacere e la tendenza a tornare ad uno stato inorganico, in cui cessano le tensioni. Senza la morte e, quindi, senza la cessazione delle tensioni, l'amore sarebbe destinato a rimanere perennemente insoddisfatto. Di conseguenza, la pulsione di morte si rivela come un concetto assolutamente necessario al principio del piacere, nonostante vada al di là di esso nel realizzare la cessazione delle tensioni. In questo modo, Freud reintroduce un dualismo di princìpi alla base della vita psichica, chiamati con i nomi greci di Eros (amore) e Thanatos (morte). La notte, essendo un mondo parallelo e distante da quello diurno, offre, quindi, la possibilità di una realizzazione, di uno sfogo di queste pulsioni istintive opposte, che nell'ambiente notturno convivono senza annullarsi. Ho voluto analizzare la notte attraverso il contrasto fra il suo essere elemento positivo nella vita dell'uomo o, viceversa, nel suo essere un elemento negativo. Ho scelto alcuni testi che, a mio parere, meglio rappresentavano questi concetti. Ich möchte über \"Hymne an die Nacht\" von Novalis sprechen. Der Autor hat dieses Stück nach den frühen Tod der Freundin Sophie und des Bruders geschrieben. Novalis ist ein romantischer Schriftsteller und in dem Gedicht können wir sehen, dass die Gefühle eine sehr wichtige Rolle spielen. In dem ersten Stück, das ich gelesen und analysiert habe, gibt es den Kontrast Tageslicht – Dunkel der Nacht. Die Hymne eröffnet mit der Verherrlichung des Lichtes und des Tages, die Novalis \"Der König der irdischen Natur\" nennt. Das Licht ist eine Metapher: es ist das Prinzip des Lebens und symbolisiert ein rationales Verhältnis der Menschen mit der Welt. Aber die Nacht ist die echte Hauptfigur. Als Novalis das Wesen der Nacht versteht, sagt er dass das Tageslicht nur den Anschein enthüllt. Die Nacht, \"die Königin der Welt\", ist wie eine Mutter, die sagt, dass das Dunkel der Nacht den Menschen mit einer Welt die geheimnisvoll, heilig und unsichtbar ist, in Kontakt bringt. Endlich kann Novalis die Trauer vergessen, weil in der Nacht er wieder in Kontakt mit Sophie und mit dem Bruder ist. The long ballad \"The Rime of the Ancient Mariner\" by Colerige was published in the Lyrical Ballads of 1798 together with poems by Wordsworth. The world of the Rime is, like that of a dream, a juxtaposition of ordinary experience and supernatural events. On the one hand, nature is described in such a vivid manner as to evoke real images in the reader's mind. On the other hand, natural elements and landscapes are charged with a deeper symbolic meaning. For example, the Sun is a symbol of rationality, but also of a stern divine justice: in fact, when the Sun is up in the sky, are described only bad events. The Sun, symbol of rationality, is neglected by Coleridge, which is a romantic author. Moon symbolises irrationality: Coleridge starts from ordinary experience to create a timeless world full of striking images which hint at undiscovered truths. During the Day, the Nightmare Life-in-Death comes and every mariner dies. The Ancient mariner is alone: he suffers solitude and fear, and feels a sense of disgust thinking about his killing of the Albatross: he compares himself to the slimy creatures in the sea. But the Night is a moment of passage between yesterday and tomorrow: they seem to be contemporary, therefore they are both unreal. During the Night, the Ancient Mariner is able to find a balance, to reflect about his life and, through the irrationality of the dark landscape, to appreciate the beauty of nature again. In the silvery moonlight the slimy creatures become beautiful water snakes to the mariner's eyes. La lirica pascoliana X Agosto fa parte della raccolta Myricae. Il poeta stesso, nella prefazione dell'opera, preannuncia la volontà di 1. costruire un contrasto tra le vicende dolorose della storia, segnata dalla crudeltà degli uomini, e 2. la dimensione equilibratrice della natura, dominata invece da un principio di pace e rasserenamento. Nella lirica presa in esame, Pascoli affronta entrambe le tematiche. La vicenda principale che sostiene il componimento è la dolorosa perdita del padre Ruggero, ucciso il 10 Agosto da un ignoto mentre rincasava. Nella mente di Pascoli, all'epoca dell'episodio appena dodicenne, sarebbe rimasta per sempre impressa l'ingiustificata ed improvvisa crudeltà di quel gesto. La morte del padre è collegata, attraverso una serie di ricchi parallelismi, alla morte di una rondine, anch'essa uccisa mentre tornava nel nido dai suoi rondinini. La data è significativa: la notte del 10 Agosto, comunemente chiamata "notte di San Lorenzo" è caratterizzata da un cielo ricco di stelle cadenti. Queste vengono assimilate dall'autore come lacrime del cielo, che dall'alto è partecipe al dolore per le due morti. La Notte, quindi, con il suo pianto di stelle, offre all'uomo una sorta di rifugio dalla crudele vita sulla Terra, una consolazione e un conforto che si rivelano molto più vicino di quanto possa apparire qualsiasi altra alternativa presente sulla Terra: qui tutto evoca il terribile episodio, mentre il cielo notturno, spettatore dall'alto e lontano dalla malvagità, sembra quanto mai puro. Il pianto di stelle, quindi, risulta essere l'unico elemento di salvezza dalla malvagità della Terra. L'aggettivo opaco, inoltre, evoca la presenza di una sorta di velo che separa l'ideale purezza del cielo notturno dalla realtà vera e propria, e sembra essere la vera causa di tutto il Male. Nella poesia di Pascoli si fa riferimento al fenomeno delle Stelle Cadenti, osservabile ad occhio nudo in particolare nelle notti fra il 10 e il 12 Agosto. Ho voluto "giocare" sull'erronea attribuzione del nome a questo fenomeno: le stelle cadenti, infatti, non sono vere e proprie stelle. Le stelle sono corpi celesti dotati di massa enorme, costituite per lo più da idrogeno ed elio. Esse sono tenute insieme dalla forza gravitazionale, ed emettono energia sotto forma di radiazioni elettromagnetiche. L'energia delle stelle viene prodotta nel nocciolo attraverso le reazioni termonucleari. Le stelle si formano a partire da nebulose di polveri e gas nelle quali si attua un processo di condensazione e, quindi, di collasso. I materiali che collassano danno origine ad una protostella, un corpo abbastanza freddo e poco luminoso che emette radiazioni infrarosse e si contrae, riscaldandosi. Quando la temperatura del nocciolo supera i 10 milioni di gradi Kelvin, si innescano le reazioni termonucleari di fusione dell'idrogeno e la protostella si trasforma in una stella della sequenza principale. Le stelle restano sulla sequenza principale fino a quando non hanno esaurito l'idrogeno del nocciolo, poi riprendono a contrarsi, e il loro destino dipende dalla loro massa. Gli asteroidi sono piccolissimi corpi: il diametro, infatti, non supera i 900 Km. Essi si trovano in gran concentrazione soprattutto nello spazio tra Marte e Giove, quasi a formare una fascia. La loro composizione chimica è simile a quella della Terra e la loro massa complessiva non supera quella della Luna. Le comete sono corpi celesti di piccola massa, costituiti da ghiaccio e polveri, che diventano visibili quando si avvicinano al sole. Sembra che provengano principalmente da una zona sferica, localizzata ai confini estremi del Sistema Solare, oltre i Pianeti. Le meteore sono frammenti di comete o di asteroidi. Quando queste entrano nell'atmosfera celeste, si incendiano a causa dell'attrito. La traccia luminosa che per un attimo si nota nel cielo notturno al loro passaggio ha valso la loro denominazione di stelle cadenti. Tacito, nelle Historiae, delinea un profilo ben definito della notte: essa appare come il luogo del caso e del rimescolamento dei destini umani. In generale, nell'opera, la notte è metafora del mistero esistenziale, del bivio eterno e casuale davanti al quale la vita pone di continuo l'uomo, della fragilità della condizione umana che tutto ciò comporta. Le Historiae, in cui Tacito racconta gli eventi a lui contemporanei, offrono riscontri interessanti. La battaglia combattuta, sul finire dell'ottobre 69, a Cremona, tra esercito flaviano ed esercito vitelliano è una battaglia notturna: alle prime luci del giorno gli eserciti sono stati opportunamente schierati. Ma appena giunge il buio, ecco i soldati che si rimescolano nell'oscurità, così come capita. E quando la battaglia divampa essa dura tutta la notte: alterna, incerta, atroce, rovinosa ora agli uni ora agli altri. Apre il diciannovesimo capitolo con un poderoso e sonoro Inumbrante uespera uniuersi flauiani exercitus robur aduenit (Scese la sera e arrivò il grosso dell'esercito flaviano). Poi riferisce lo stato d'animo dei soldati, vogliosi di bottino con il minor dispendio possibile di risorse. Complice la notte, naturalmente: se si attacca di notte, afferma Tacito, l'ardimento richiesto è uguale, ma c'è maggiore libertà di rapina. Ma è proprio il buio della notte, col timore che esso incute, a fornire ad Antonio Primo, comandante dell'esercito flaviano, un argomento dissuasore: non potevano nascondersi le incertezze cui andavano incontro; la notte, una scarsa conoscenza della cittàâ⬦ La scelta lessicale allude all'incertezza del momento e alla mancanza di adeguate conoscenze circa la conformazione della città. La battaglia suscita angoscia nello storico: sono spesso combattimenti tra cives, quasi mai risolutivi. Ogni atto conflittuale rappresenta uno sperpero e un affievolirsi del patrimonio morale della res publica. E il buio serve bene a suggerire l'idea di una politica degenerata: non più dibattito nella curia, ma di volta in volta zuffa, rissa, battaglia, guerra. La notte è, nella tradizione indo-europea, il vero giorno e anche la riproposizione ritmata del buio cosmico da cui sono generati tutti gli elementi. E', dunque, il tempo della rivelazione, del proporsi autentico e senza mediazioni, magari per improvvise folgorazioni, della verità. La notte rimescola, modifica, cambia le distanze e le gerarchie di valori. Essa rivela la fragile casualità cui sono affidati i destini umani. Ed è certo che, anche in Tacito, il buio e le tenebre possono servire a riconsiderare le cose, a dare senso e profondità alle differenze. Ne La sposa nel vento, opera nota anche con il nome di La tempesta, Kokoschka esprime nel modo più intenso e compiuto l'esigenza di proiettare fuori di sé le proprie tensioni vitali, i propri dubbi, le proprie angosciose contraddizioni. La grande tela, risalente al 1914, rappresenta, infatti, la fine del travolgente e tormentato rapporto d'amore che, per oltre due anni, aveva legato l'artista ad Alma Mahler. I due amanti sono rappresentati in una sorta di scomposto letto di nubi, circondati dalla tempesta (da cui il secondo titolo) di passioni, vissute con l'intensità intensa di un amore totale. Ma, al convulso agitarsi della scena, si oppone il sonno sereno della donna che, ancora ignara della prossima fine, dorme tranquilla e fidente, rannicchiandosi con sensuale tenerezza contro il corpo nudo dell'amato. Kokoschka, dal canto suo, si rappresenta desto, con gli occhi che guardano lontano e le nodose mani intrecciate. Sta pensando a quanto di dolce e di irripetibile vi è stato in quel loro rapporto di sesso e di intelletto, e sa che al risveglio tutto sarà irrimediabilmente finito. I colori torbidi ed impastati ed il mulinare di uno sfondo misterioso partecipano con materiale evidenza al disordine interiore e all'angoscia che dilaniano l'autore. E' certo che nella differenza di atteggiamento fra i due amanti vi sia l'idea della conflittualità tra principio maschile e femminile, che già aveva catturato l'attenzione del Kokoschka drammaturgo. Inoltre, nella mitologia germanica, la donna trascinata dal vento era ritenuta una specie di creatura malefica e annientatrice, al punto di diventare, nella lingua quotidiana, sinonimo di tempesta. Oltretutto, su tale furia destabilizzante pare impresso il sigillo di una misteriosa possessione lunare, che assiste orientando le raffiche veementi. La genesi del titolo va ascritta a merito dell'amico Trakl il quale, come ci racconta Kokoschka stesso, aveva assistito alla realizzazione del dipinto. La sua instabile condizione psicologica, derivata dalla precoce perdita dell'amata. Il suo dolore, dice Kokoschka, era come la luna che si muove davanti al sole oscurandolo. E, guardando il dipinto, ha composto la poesia LA NOTTE. Ho voluto inserire nel mio percorso multi-disciplinare il dipinto "Il Grido" di Munch non tanto per il concetto di notte, quanto per il concetto di buio. Il dipinto, infatti, è ambientato nell'ora del tramonto, quando il calar del sole lascia progressivamente spazio alle tenebre. Il momento di passaggio fra la luce ed il buio provoca nel pittore un senso di profonda angoscia: Munch, infatti, percepisce il calare delle tenebre come qualcosa di assai opprimente e quanto mai negativo, come se l'abbandono da parte della luce conducesse ad un mondo pervaso unicamente dal male. Le atmosfere notturne sono decisamente privilegiate dalla sensibilità poetica di Giovanni Pascoli, in quanto racchiudono le voci ed i segni più misteriosi della natura. La notte racchiude nel suo seno e rende evidente l'altrimenti impercettibile presenza di piccoli esseri, di suoni, di fragranze, di fremiti indefinibili, che divengono per il poeta altrettanti echi simbolici – attraenti ed inquietanti allo stesso tempo – capaci di creare tensione emotiva e significatività al messaggio poetico pascoliano. L'incombere – opprimente e suadente – della memoria dei propri cari defunti, si moltiplica in mille forme imprevedibili nelle turbate atmosfere notturne. La poesia Il gelsomino notturno fu composta da Pascoli, dopo lunga gestazione e tormentata vicenda di varianti, in occasione delle nozze dell'amico Raffaele Briganti. In essa è adombrato il tema dell'unione dei due sposi e del conseguente germogliare di una nuova vita dalla loro unione. Il poeta, immerso in un'atmosfera di trepidazione e indefinibile smarrimento, coglie il mistero che palpita nelle piccole cose della natura: si accorge che nella notte, quando tutto intorno è pace e silenzio, vi sono fiori che si aprono e farfalle che volano. Una vita inizia quando la vita consueta cessa. L'ora della vita notturna è anche un'ora di malinconia per il poeta che pensa ai suoi morti. Il buio avvolge le cose in un profondo silenzio, cui si contrappone il misterioso agitarsi della vita "là" nella casa. Il bisbiglio desta fascino e curiosità: "è indice di una presenza umana che si accorda con l'atmosfera di arcani silenzi e di attese inespresse". Nei versi successivi appare l'immagine dei nidi in cui i piccoli dormono sotto le ali della madre. Affiora l'idea rassicurante del nido come rifugio sicuro, tema caro al poeta. La musicalità dei versi crea un'eco suggestiva, un'atmosfera sospesa, incantata, di seduzione, di fascino, di veglia, contrapposta al torpore e al sonno. Nella sinestesia "l'odore di fragole rosse", in cui il profumo, una percezione olfattiva, sembra acuito dal colore rosso delle fragole, percezione visiva, è evidente il tema dell'attrazione, della tentazione sensuale che si accosta, nei versi successivi, al risplendere della luce nella sala, alla curiosità per la vicenda degli sposi. Ma su tutto si diffonde un senso di mistero per il compenetrarsi inesplicabile di vita e morte: "nasce l'erba sopra le fosse". L'ape, che, essendosi attardata, trova già prese le celle del suo alveare, potrebbe allora tradurre in immagine il senso di esclusione che il poeta, incuriosito dall'eros, avverte rispetto alla propria famiglia di origine. Ma subito ricompaiono immagini apparentemente rassicuranti del nido. Le Pleiadi nel cielo appaiono per un procedimento analogico come una chioccetta, che in un'aia si trascina dietro la covata dei suoi pulcini e il pigolio potrebbe offrirsi come una sinestesia che trasferisce nella percezione uditiva la percezione visiva del tremolio della luce stellare. All'intenso odore del fiore che passa col vento si accompagna il salire della luce lungo la scala e il suo spegnersi al primo piano con i puntini di sospensione che seguono e alludono al congiungersi degli sposi, ma soprattutto al mistero della vita che continua a palpitare nel buio. La lirica si chiude nuovamente con un ossimoro: "E' l'alba", il momento del risveglio, e "si chiudono i petali un poco gualciti. "Nell'urna molle e segreta", che simbolicamente rappresenta il grembo della madre, si dischiude una nuova vita, si cova "non so che felicità nuova". " E' qui il segreto della lirica, nel miracolo notturno della gestazione di una nuova vita. Un altro gelsomino si apre e, come l'erba silenziosa sopra le fosse, va segretamente dal nulla verso la rinnovata fertilità. In quel dolce silenzio, in quell'ombra profumata dalla passione del fiore, quando l'ultimo lume è spento nella casa, forse comincia a germinare, anche nel grembo della madre, un nuovo essere, capace di arrecare una sconosciuta felicità.