Spiega la differenza tra genotipo e fenotipo, omozigote ed eterozigote e descrivi in quali condizioni il fenotipo può mostrare la caratteristica recessiva

Un gene è un fattore ereditato localizzato su un cromosoma, una specifica versione del gene è detta allele, per ogni gene esistono 2 alleli che sono presenti in una posizione specifica detta locus. Ogni allele specifica una data caratteristica di un organismo, se i due alleli sono identici l’organismo sarà omozigote per quella determinata caratteristica, se invece sono diversi l’individuo sarà eterozigote per quella caratteristica. La combinazione degli alleli in un individuo rappresenta il suo genotipo. Quando i due alleli sono diversi il fenotipo che è l’aspetto dell’organismo ovvero le caratteristiche morfologiche del corpo, può assumere la forma specificata da uno dei due alleli che viene detto dominante mentre l’altro è detto recessivo. L’allele dominante esprime sempre la sua caratteristica sia se è eterozigote che omozigote, quello recessivo per esprimere la sua caratteristica deve essere necessariamente omozigote.

 

Esponi il principio di Hardy-Weinberg, citando anche un esempio

Il principio di Hardy-Weinberg stabilisce che la frequenza degli alleli rimane stabile da una generazione all’altra. Il principio H-W vale solo in presenza di condizioni ben precise: che la riproduzione avvenga per via sessuata, che la popolazione sia molto numerosa, che gli incroci avvengano in modo del tutto casuale. Per un gene caratterizzato da due alleli A e a, data p la frequenza dell’allele dominante A e data q la frequenza dell’allele recessivo a, la somma delle loro frequenze (p+q)=1. In presenza di tali condizioni, la popolazione sarà composta da individui omozigoti dominanti AA con frequenza p2, da omozigoti recessivi aa con frequenza q2 e da individui eterozigoti Aa e aA con frequenza 2pq. Al momento della riproduzione quindi, seguendo l’equazione (p+q) 2 = 12 = 1, ogni individuo ha identica probabilità di trasmettere i propri alleli alla generazione successiva e nelle generazioni successive i due alleli hanno nuovamente le stesse frequenze rimanendo quindi stabili. Questo principio può essere considerato nella genetica delle popolazioni per studiare lo scostamento dall’equilibrio genetico teorico di una popolazione reale: frequenze di omozigoti ed eterozigoti diverse da quelle teoriche possono essere riconducibili ad azioni selettive che favoriscono o meno gli eterozigoti oppure a incroci riproduttivi non casuali e comunque denotare un processo evolutivo in atto.

 

Dare una esposizione della valenza ecologica della differenza fra le specie euricie e stenoecie e del motivo di particolare interesse ecologico di queste ultime

Gli organismi viventi possono sopportare solo variazioni limitate di un certo fattore ecologico ovvero dell’insieme dei fattori abiotici e dei fattori biotici che definiscono e regolano ogni ambiente, agendo direttamente sugli esseri viventi in esso ospitati; i margini di questi limiti possono essere più o meno ampi, in quanto ogni specie è variamente sensibile ai fattori ecologici a seconda della sua valenza ecologica, cioè della capacità di popolare ambienti con caratteristiche differenti in relazione a un determinato fattore ecologico. Rispetto alla valenza ecologica le specie si distinguono in stenoecie, quando tollerano piccole variazioni di un determinato fattore ecologico, ed euriecie, quando tollerano ampie variazioni dello stesso fattore ecologico (per esempio, rispetto al fattore temperatura si avranno specie stenoterme ed euriterme). L’adattamento a condizioni variabili comporta tuttavia un grande dispendio energetico, sostenibile solo se strettamente necessario: per questo motivo le specie che vivono in ambienti stabili hanno fatto, evolutivamente, la scelta stenoecia di minor costo energetico.
Le specie steno acquistano un importante significato per la lettura delle variazioni ambientali: sono infatti ottimi indicatori ecologici, in quanto consentono di monitorare l’ambiente ed effettuare ricerche sul campo di situazioni ambientali a rischio.

 

I mutageni fisici presenti naturalmente nell’ambiente e la cui quantità è notevolmente aumentata con l’evolversi della tecnologia, sostituiscono un fattore di rischio genetico per la popolazione. Considerando la differenza tra mutazione somatica e mutazione germinale, si descrivano i vari tipi di malattie genetiche prodotte da tali alterazioni

Una mutazione è un cambiamento stabile del DNA che può causare malattie ereditarie se vengono colpite le cellule germinali (cellule che presentano materiale genetico), non sono causa di malattie se colpiscono le cellule somatiche. A causare le mutazioni possono essere agenti mutageni fisici come le radiazioni elettromagnetiche che sono composte da onde (raggi UV, raggi X e raggi gamma) e le radiazioni corpuscolari, composte da particelle (radiazione alfa, radiazione beta). Le radiazioni inoltre sono suddivise in radiazioni non ionizzanti che sono a bassa energia (microonde, infrarosse e gli UV), e radiazioni ionizzanti che sono ad alta energia (raggi X e raggi gamma).
L’esposizione alle radiazioni determinano danni al DNA facilitando la cancerogenesi. Nel soggetto esposto può causare tumori della pelle come melanomi e carcinomi, e xeroderma pigmentoso una malattia caratterizzata da pigmentazione anomala della cute e un’ipersensibilità alla luce solare, aumentando il rischio di tumori alla pelle.

 

Ruolo delle sostanze ormono-simili nella regolazione dei fenomeni digestivi

Il sangue è un liquido di colore rosso formato da una parte liquida di colore giallino che è il plasma (costituito prevalentemente da acqua e in misura minore da glucidi, lipidi, proteine, vitamine e sali minerali) e da una parte corpuscolare costituita da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Il suo ruolo è quello di trasportare ossigeno dai polmoni ai tessuti e CO2 dai tessuti ai polmoni e trasporta sostanze nutritive che cede alle cellule dei tessuti raccogliendo sostanze di scarto che devono essere eliminate da reni e intestino.
I globuli bianchi si dividono in granulociti neutrofili, granulociti eosinofili, granulociti basofili, linfociti e monociti.

I linfociti sono i costituenti del S.I. (sistema immunitario) che difende l’organismo da attacchi di agenti estranei detti antigeni, i linfociti si distinguono in linfociti T e linfociti B.
I linfociti B presentano in superficie delle glicoproteine denominati anticorpi che vengono liberati nel sangue e operano l’immunità umorale. I linfociti T operano un’immunità cellulare contrastando direttamente gli antigeni.

 

Descrivere i virus mettendone in evidenza la caratteristiche peculiari

I virus sono particelle di forma e dimensioni varie (10-300 nm) si possono osservare solo attraverso il microscopio elettronico. Vivono in cellule eucariotiche o in batteri, al di fuori delle cellule sono inerti. Sono costituiti dal genoma che è dato o da DNA e in tal caso denominati desossiribovirus o da RNA e denominati ribovirus, il genoma è racchiuso da un involucro proteico che è il capside, a volte può esservi un ulteriore strato esterno di natura lipoproteica detto pericapside.
Si replicano divenendo parassiti obbligati, alcuni di essi entrano nelle cellule grazie ad enzimi presenti sul capside ledono la membrana della cellula ospite, oppure facendosi ingoiare dalla cellula ospite. Nella cellula può entrare o tutto il virus o solo il genoma, una volta entrato nella cellula induce gli apparati di quest’ultima a sintetizzare le componenti virali, iniziando prima dal genoma virale e poi passa alle proteine del capside.

 

Il ruolo della selezione naturale nell’ambito dell’evoluzione biologica

La selezione naturale è la teoria evolutiva formulata per la prima volta da Charles Darwin, essa è fondamentale nel mantenimento degli adattamenti (modificazioni del fenotipo, e quindi dell’aspetto) che viene ereditato dai discendenti e che aumenta le probabilità di sopravvivere, e dato che il fenotipo non è altro che l’espressione del genotipo gli adattamenti sono dovuti a mutazioni genetiche.
Poiché ogni specie presenta un numero di individui diversi tra loro, la natura effettua nel tempo una selezione di tali individui, il concetto di evoluzione si basa sul presupposto che le specie cambiano nel tempo, la natura favorisce le caratteristiche più idonee alla sopravvivenza di una data specie nell’ambiente che trasmetterà queste caratteristiche ai suoi discendenti a spese degli altri meno adattati.

 

L’evoluzione di quali fattori anatomici ha accompagnato la comparsa del genere Homo nel continente africano?

Nel continente africano in aree comprese tra l’Africa orientale e il sud Africa circa 1 o 2 milioni di anni fa, si stabilì l’homo ergaster dal greco “lavoratore”. La corporatura e le proporzioni erano simili alle nostre. Con cervello tra 800 e 900 cm cubici, presentava arcate sovraorbitarie molto accentuate, piedi lunghi, struttura massiccia. L’homo ergaster assieme alle altre due varianti Homo erectus e Homo heidelbergensis, fu il primo ominide in grado di articolare il linguaggio. Ergaster conosceva l’arte di accendere il fuoco, come la conosceva Homo erectus.
In Africa Orientale furono ritrovati i resti dell’homo erectus risalenti a circa 1,8 milioni di anni fa, un ominide con cervello che andava dagli 800 ai 100 cm cubici presentava ossa robuste, cranio lungo e piatto e fronte sfuggente, lavorava le pietre come l’homo ergaster.

 

Descrivi le tappe principali del ciclo biogeochimico del Carbonio.

Per ciclo biogeochimico si intende un percorso ciclico, all’interno dell’ecosistema di un elemento chimico, passando da una forma ad un’altra e viceversa. Il ciclo del C (carbonio) è prevalentemente gassoso e la CO2 è il principale veicolo, esso viene estratto dall’anidride carbonica, tramite la fotosintesi operata dalle piante, ed entra nelle molecole biologiche degli organismi viventi da dove viene reimmesso nell’atmosfera sottoforma di CO2 attraverso la respirazione, e attraverso la decomposizione di piante e animali morti.
Inoltre è presente nei carbonati dell’acqua di mare e in depositi calcarei della superficie terrestre. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha aumentato le immissioni di CO2 nell’atmosfera provocando l’effetto serra.

 

Come si propaga un impulso nervoso?

Il neurone è l’unità morfologica e funzionale del sistema nevoso costituito da un corpo cellulare da cui si diramano i dendriti e l’assone quest’ultimo è rivestito esternamente da mielina (sostanza isolante formata prevalentemente da lipidi e proteine) a seconda degli strati di mielina che avvolgono l’assone, distinguiamo le fibre nervose amieliniche (un solo strato, con mancanza di una vera e propria guaina) e di fibre nervose mieliniche (multistrato). La membrana plasmatica di un neurone presenta una differenza di potenziale elettrico detto potenziale di membrana che risulta essere positivo all’esterno e negativa all’interno, dovuto ad una diversa distribuzione tra interno ed esterno di ioni Na (sodio) più abbondanti nell’ambiente extracellulare e ioni K (potassio) più abbondanti all’interno del neurone, tale squilibrio è mantenuto da una pompa ionica Na/K. La stimolazione nervosa consiste nell’inversione del potenziale di membrana, che da negativo diventa positivo e prende il nome di potenziale d’azione, ad opera di sostanze chimiche dette neurotrasmettitori. Nelle fibre amieliniche la trasmissione dell’impulso avviene come già descritto. In quelle mieliniche la guaina sull’assone è assente solo in determinati siti detti nodi di Ranvier, il potenziale di azione in questo tipo di fibre si propaga in maniera saltatoria cioè a salti da un nodo di Ranvier all’altro. Tra una terminazione assonica ed il corpo cellulare dell’altro neurone c’è uno spazio detto sinapsi attraverso il quale passa l’impulso nervoso.
Analogie e differenze tra processo mitotico e processo meiotico.
La mitosi è una divisione cellulare che costituisce una delle fasi del ciclo cellulare di un organismo, da una cellula madre forma due cellule figlie diploidi e uguali alla cellula madre, nell’uomo riguarda le cellule somatiche dell’organismo e le cellule germinali ancora indifferenziate, essa consta si quattro fasi: profase, metafase, anafase e telofase.
La meiosi processo della riproduzione sessuale,consta di due divisioni cellulari, quindi da una cellula madre originano 4 figlie che però a differenza della mitosi non sono identiche alla cellula di partenza e possiedono la metà dei suoi cromosomi, quindi sono cellule apolidi.
Nella riproduzione sessuale ogni genitore fornisce un corredo cromosomico aploide, cellula uovo nella femmina e spermatozoo nel maschio; tale tipo di divisione permette durante la fecondazione di dare origine a un normale organismo diploide.

 

Descrivi i fattori che favoriscono la variabilità genetica nelle popolazioni

Tutti gli esseri viventi hanno un certo livello di variabilità genetica osservabili nelle caratteristiche fenotipiche di ciascuno, la maggior parte di queste variabili è dovuta all’ereditarietà. Un’altra parte avviene a livello molecolare, causata dalla degenerazione del codice genetico che consente a più triplette di codificare per uno stesso amminoacido. Inoltre la variabilità può essere causata da mutazioni che sono delle alterazioni permanenti ed ereditarie del DNA cellulare. Le mutazioni sono infatti le principali responsabili della comparsa di nuovi geni e di nuovi alleli. In questo modo le mutazioni creano nuova variabilità genetica sulla quale può agire la selezione naturale. In assenza di mutazioni una specie non potrebbe evolvere e potrebbe non adattarsi alle modificazioni ambientali ed estinguersi.

 

Gli ormoni

Gli ormoni sono sostanze chimiche prodotti dalle ghiandole endocrine e trasportati dal sistema sanguigno agli organi bersaglio dove vengono riconosciuti da recettori presenti sugli organi bersaglio, giunti agli organi bersaglio esercitano su questi un’azione stimolante.
In base alla struttura vengono classificati in tre gruppi: ormoni peptidici, ormoni steroidei e ormoni derivati da amminoacidi.
Ormoni peptidici: sono degli ormoni costituiti da oligopeptidi o proteine.
Ormoni steroidei: sono ormoni di natura lipidica derivanti dal colesterolo.
Ormoni derivati da amminoacidi: sono composti chimici derivati dalla modificazione di amminoacidi.

 

Elenca le componenti del sangue specificando le funzioni svolte da ciascuna di esse

Il sangue è un liquido rosso che circola nei vasi sanguigni, esso è formato da una componente liquida di colore giallino che è il plasma (costituito prevalentemente da acqua e da glucidi, lipidi, proteine, vitamine e sali minerali) e da una parte corpuscolare costituita da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine.
I globuli rossi detti anche emazie sono cellule prive di nucleo che contengono un’importante proteina (emoglobina) che contiene ferro e trasporta l’ossigeno.
I globuli bianchi o leucociti sono composti da linfociti, monociti e granulociti.
I linfociti sono addetti alla difesa dell’organismo e si differenziano in linfociti T e Linfociti B.
I monociti svolgono attività fagocitaria verso agenti infettivi e globuli rossi invecchiati.
I granulociti a loro volta si dividono in basofili che producono infiammazione durante un’infezione permettendo al sangue di accorrere nella sede dell’infezione. I granulociti neutrofili hanno il compito di fagocitare i batteri. Infine i granulociti eosinofili che attaccano amebe e parassiti.
Le piastrine hanno un ruolo importante nella coagulazione del sangue.

 

Indica le funzioni degli enzimi e delle altre sostanze che le ghiandole gastriche secernono per favorire la digestione

Le ghiandole gastriche sono costituite da due tipi cellulari: le cellule parietali e le cellule principali. Le cellule parietali producono l’acido cloridrico e il fattore intrinseco. L’acido cloridrico importante nell’attivare la pepsina che scinde le proteine, inoltre permette la distruzione di batteri patogeni che possono introdursi col cibo, favorisce l’assorbimento del ferro. Il fattore intrinseco importante per l’assorbimento della vit B12.
Le cellule principali producono il pepsinogeno costituito da otto enzimi ad azione proteolitica. Vi è inoltre una parte mucosa che secerne muco per protegge e la parete gastrica dall’acido cloridrico. L’insieme di queste sostanze più acqua formano il succo gastrico.

 

Le funzioni fondamentali svolte dal sistema circolatorio dei mammiferi

Il sistema circolatorio si compone del cuore, un organo che pompa il sangue attraverso i vasi sanguigni a tutti i comparti dell’organismo, formato da quattro cavità: 2 atrii e 2 ventricoli. Il sangue porta ossigeno e sostanze nutritive a tutte le cellule dell’organismo e provvede al trasporto delle sostanze di rifiuto agli organi emuntori (reni, fegato) addetti alla depurazione dell’ organismo. La circolazione nei mammiferi è detta doppia poiché consta di una piccola circolazione (circolazione polmonare), la circolazione polmonare è presente in specie più evolute come mammiferi ed uccelli, e una grande circolazione (circolazione sistemica), completamente distinte fra loro e con il sangue venoso (contenente anidride carbonica) ed arterioso (ricco di ossigeno) sempre separati fra loro.

 

Che cosa si intende per speciazione e quale ne è la causa più comune?

La speciazione è il processo evolutivo mediante il quale a partire da specie (individui di una popolazione che presentano stesse caratteristiche) preesistenti si formano nuove specie. Tale processo è dovuto all’azione combinata di isolamento geografico e mutazioni. Esistono due modalità di speciazione: allopatica dovuta ad una barriera geografica tra individui di una popolazione. E speciazione simpatrica nella quale una mutazione in individui di una stessa specie fa in modo che questi si isolino a livello riproduttivo.

 

Gli enzimi di restrizione

Gli enzimi di restrizione sono dei particolari enzimi presenti solo nelle cellule batteriche con funzione di difesa da attacchi virali. Sono enzimi capaci di operare dei tagli nel DNA. Questi vengono distinti in esonucleasi se il taglio viene fatto all’esterno della catena nucleotidica ed endonucleasi se il taglio viene effettuato all’interno della catena. Sono enzimi molto importanti per lo sviluppo del DNA ricombinante.
Le endonucleasi si dividono in endonucleasi tipo I se il taglio viene fatto molte paia di basi lontano dal sito di taglio. Le endonucleasi di tipo II effettuano il taglio in corrispondenza del sito e le endonucleasi III operano poche paia di basi lontano dal sito.

 

Perché nella respirazione si ottiene una maggior quantità di energia rispetto alla fermentazione?

L’ultima fase della respirazione è la fosforilazione ossidativa che  utilizza ossigeno come accettore finale, quindi lavora in condizioni aerobiche. La fermentazione è un processo che lavora in condizioni anaerobiche, ossia in  assenza di ossigeno e utilizza come accettore finale di elettroni un composto organico. L’acido piruvico prodotto dalla glicolisi può andare incontro a queste due vie e quindi essere degradato completamente ad acqua e anidride carbonica con una resa energetica di 38 molecole di ATP, oppure, andando incontro a fermentazione, può essere convertito in acido lattico o alcol etilico con una resa energetica di due molecole di ATP. È chiaro che il processo di fosforilazione ossidativa è il principale attore della produzione di energia in quanto da solo produce la maggior parte delle molecole di ATP.

 

Spiega l’importanza dei geni Hox nell’evoluzione degli organismi

I geni HOX sono fondamentali in quanto si occupano della regolazione dei processi di sviluppo di animali, funghi e piante. Questi geni codificano per fattori trascrizionali che hanno il compito di regolare l’espressione genica e intervengono in alcune fasi dello sviluppo embrionale e soltanto in alcuni tipi di cellule. Mutazioni a carico di questi geni possono causare gravi anomalie nello sviluppo.

 

Supponi di aver trovate tracce di DNA in una scena di un crimine. Quali tecniche e procedure utilizzeresti per pervenire al colpevole dell’omicidio?

Il DNA fingerprinting è la principale tecnica attualmente utilizzata in
genetica forense per l’identificazione inequivocabile di un individuo. Questa  tecnica sfrutta la presenza di sequenze ripetute nel nostro genoma, in particolare sfrutta la presenza di tandem repeats, ossia di ripetizioni disposte in tandem, in maniera contigua. Si dividono in varie categorie tra cui i VNTR (variable number tandem repeats). I VNTR a loro volta si dividono in minisatelliti e microsatelli. I microsatelli sono i più usati in genetica forense e sono veramente molto piccoli (ripetizioni di 2-5 bp) e facilmente amplificati con la PCR. Il principio è una combinazione unica di varianti di microsatelliti sui diversi cromosomi che vengono riconosciuti perché vengono fatti correre su un sequenziatore con una fluorescenza che li identifica; quindi combinando varie fluorescenze e lunghezze della coesa si riesce ad avere in un’unica analisi una combinazione di 16 microsatelliti con i quali posso riconoscere univocamente una persona su scala mondiale.

 

Descrivi il processo metamorfico, differenziandone i vari tipi

Tre sono i cicli di formazione delle rocce tra i quali il metamorfismo che consiste di cristallizzazione di nuove fasi, ri-cristallizzazione di fasi presenti nel protolite e quindi di deformazione della roccia pre-esistente una volta sottoposta a notevoli cambiamenti di temperatura, pressione e/o all’infiltrazione di fluidi, in tempi lunghissimi. Di qui il concetto di facies metamorfica: un insieme di associazioni mineralogiche stabili a determinate temperature e pressioni. Nel caso del metamorfismo, il range di Temperatura oscilla tra i 150-200°C e gli 800°C mentre quello della pressioni litostatiche varia da molto basse a 15-20 kbar. Esistono diversi tipi di metamorfismo tra i quali i principali sono di contatto, dinamico e regionale. Il metamorfismo di contatto si realizza a partire da magmi risalenti da zone profonde della crosta e del mantello che stazionano nelle zone meno profonde ed iniziano una trasformazione fisico/chimica a contatto con le rocce circostanti mediante l’aureola di contatto. Il metamorfismo regionale è invece legato ad eventi che cambiano l’assetto della crosta terrestre ovvero porzioni di questa vengono sepolte trovandosi così a differenti condizioni di temperatura e pressione. Il metamorfismo dinamico si ha a livello delle faglie mentre laddove la roccia va oltre certi limiti di temperatura e pressione avviene la fusione (anatessi) di una parte del materiale e parliamo così di ultrametamorfismo.

 

Per quale motivo, nell’emisfero boreale, il semestre estivo dura di più rispetto al semestre invernale?

Le stagioni (astronomiche) sono individuate dalle quattro aree date dall’intersezione della linea degli equinozi (i due punti in cui si intersecano eclittica ed equatore celeste) e quella dei solstizi (punti in cui il Sole raggiunge il punto di declinazione massima o minima per il fenomeno di moto apparente dovuto alla inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto all’eclittica). Tuttavia per la seconda Legge di Keplero (Un raggio vettore percorre aree uguali in tempi uguali) la velocità della Terra nel percorrere la sua orbita attorno al Sole è costante, quindi aree più grandi dell’ellisse sono coperte in tempi più lunghi; di qui essendo le quattro zone dell’ellisse comprese tra equinozi e solstizi non uguali, la durata della corrispondente stagione astronomica è differente: nell’emisfero boreale il semestre estivo dura di più mentre in quello australe l’esatto contrario. Infatti in corrispondenza dell’estate boreale la Terra si trova in afelio (punto più distante dal Sole) mentre in corrispondenza dell’inverno boreale la Terra si trova in perielio (punto più vicino al Sole), in un sistema ellittico (l’orbita terrestre) di cui uno dei due fuochi è il Sole.

 

Perché non si verifica un’eclisse ogni volta che la luna è in novilunio o plenilunio?

Nel sistema Sole-Terra-Luna un’eclisse avviene quando i tre corpi celesti sono perfettamente allineati e cioè soltanto in determinati momenti perché il piano su cui giace l’orbita del moto di rivoluzione della Luna intorno alla Terra è inclinato di circa 5° 9′ rispetto al piano su cui giace l’orbita di rivoluzione della Terra intorno al Sole (eclittica). Dunque quando i tre corpi celesti sono vicini alla linea di intersezione dei due piani di rivoluzione (linea dei nodi) allora in corrispondenza del novilunio si assiste ad un’eclisse solare mentre in corrispondenza del plenilunio si verifica un’eclisse lunare. Dunque dal momento che la Luna si trova in prossimità della linea dei nodi in tempi diversi del calendario delle fasi lunari, solo occasionalmente nodo e condizione di plenilunio o di novilunio coincidono e di qui non si verifica un’eclisse ad ogni novilunio e plenilunio.

 

Eclissi lunari e solari

La parola eclisse deriva dal greco e significa “nascondersi”, è un fenomeno astronomico che consiste nell’occultamento di un corpo celeste da parte di un altro rispetto all’osservatore. Di qui nel sistema Terra-Luna-Sole, se la Luna si interpone tra Terra e Sole (avviene quando la Luna si trova in novilunio e proietta un cono d’ombra sulla Terra a partire dalla sorgente di luce rappresentata dal Sole) parliamo di eclissi solare mentre se la Terra si interpone tra Sole e Luna parliamo di eclissi lunare. Quest’ultimo tipo di eclisse, più frequente, avviene quando la Luna si trova in plenilunio per cui si troverà a passare nel cono d’ombra proiettato dalla Terra. Entrambi i tipi di eclissi possono poi essere parziali, quando il corpo celeste è parzialmente oscurato, o totali, quando il corpo celeste è completamente oscurato.

 

Il fenomeno dell’alternarsi delle stagioni: cause e conseguenze

L’alternarsi delle stagioni è dovuto al sincronismo del moto di rivoluzione e di rotazione della Terra infatti le stagioni sono individuate dalle 4 aree date dall’intersezione della linea degli equinozi e quella dei solstizi. La Terra nel corso del suo moto di rotazione intorno al proprio asse descrive un’orbita perpendicolare detta ellittica che, rispetto al piano orbitale, possiede un’inclinazione di circa 23° 27′ per cui, considerando che così inclinata la Terra effettua il moto di rivoluzione intorno al Sole, sarà differente l’incidenza dei raggi solari per unità di superficie durante l’anno e nell’arco di un giorno(un emisfero inclinato verso il Sole gode di un fotoperiodo maggiore rispetto alle ore di buio) e questo giustifica l’alternarsi delle stagione e le differenze climatiche associate alle stagioni.

 

Elenca le prove e le conseguenze del moto di rivoluzione e descrivi le condizioni di illuminazione dal Circolo Polare Artico il 21 marzo, il 21 giugno, il 22 dicembre

Una prova del moto di rivoluzione l’abbiamo semplicemente alzando gli occhi al cielo ed osservando ad occhio nudo una stella: saremo costretti a ”seguire” la stella o ad aggiustare la direzione di un telescopio per lo spostamento apparente delle stelle nella volta celeste dovuto proprio al moto di rivoluzione. Inoltre la Terra esegue la sua rivoluzione tracciando una traiettoria ellittica rispetto alla quale l’asse terrestre risulta inclinato di 66°33″. Poiché l’orbita è ellittica, quando la Terra si troverà in perielio avrà una velocità maggiore rispetto a quando si troverà in afelio e questo determina la diversa durata del dì e della notte nonché l’alternarsi delle stagioni, che quindi rappresentano insieme una prova empirica ed una conseguenza del moto di rivoluzione della Terra. L’esempio più vistoso di questo fenomeno è rappresentato dalla situazione di illuminazione dei due poli. Al circolo polare artico infatti, per l’inclinazione della Terra durante il moto di rivoluzione, abbiamo il sole di mezzanotte (e cioè 24 ore di luce) d’estate e la notte polare per 24 ore consecutive in corrispondenza del solstizio d’inverno.

 

Differenze tra un minerale e una roccia. In quali grandi gruppi sono raggruppate le rocce? A quali gruppi appartengono: pomice, marmo, dolomia, gneiss, basalto?

Un minerale, che può essere cristallino o meno, è un corpo chimico solido ed è il costituente di una roccia, che è altresì un aggregato naturale di minerali (cristallini o amorfi). Le rocce vengono classificate prima di tutto per genesi e possono essere magmatiche, metamorfiche o sedimentarie. Marmo e Gneiss sono gli esempi più rappresentativi di roccia di origine metamorfica, laddove il Marmo è un prodotto di metamorfismo di rocce sedimentarie come calcari e dolomie mentre il Gneiss è un tipo generico metamorfico di alte profondità perché prodotto da elevate pressione e temperatura su feldspati e quarzo. La pomice è un prodotto vulcanico (effusivo) per lo più silicatico costituito da minerali non cristallini(o almeno non del tutto cristallizzati) con elevata porosità. La dolomia è una roccia di origine sedimentaria carbonatica data dalla dolomite (un carbonato di calcio e magnesio) mentre il basalto è un prodotto vulcanico (effusivo) povero in silice e ricco di pirosseni, plagioclasi ed olivina.

 

Differenze tra vulcanismo effusivo ed esplosivo

Distinguiamo due principali tipi di attività vulcaniche cui sono associati due differenti tipi di vulcano. Un fatto discriminante in tal senso è la viscosità del magma che protrude dai due differenti tipi di vulcani (la tipologia di magma in sé è un ulteriore elemento che spiega la particolare conformazione dei due differenti tipi di vulcano), che dipende dal contenuto di silicio e alla sua capacità di legarsi all’ossigeno formando reticoli e legami particolarmente forti. Un magma con una percentuale maggiore del 60% di Silicio risulterà viscoso e tenderà a portare alla formazione di una sorta di tappo superficiale che darà luogo ad una eruzione esplosiva, mentre invece un magma con un contenuto in silicio minore del 50% verrà eruttato con una dinamica effusiva ovvero sarà emesso sotto forma di colate laviche che scivoleranno così lungo i fianchi debolmente pendenti dell’edificio vulcanico tipico di questo tipo di vulcanismo.

 

La prima legge di Keplero e il moto dei pianeti

La prima legge di Keplero recita così: “I pianeti percorrono orbite ellittiche di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.” Dunque Keplero propone una teoria eliocentrica utilizzando un modello ellittico di orbita (non più circolare) sulla base anche dei dati sperimentali di Tycho Brahe. I pianeti descrivono dunque un’orbita che è un’ellisse, intorno al Sole (che è uno dei due fuochi dell’ellisse) nel loro moto di rivoluzione su un piano(che nel caso della Terra è l’ellittica). Nel corso del loro moto, i pianeti raggiungono dei punti detti perielio che hanno la distanza minima dal Sole e che vengono percorsi ad una velocità maggiore e dei punti più lontani detto afelio che vengono percorsi ad una velocità maggiore (intuitivamente questo è dovuto alla distanza dalla forza di gravitazione esercitata dal Sole).

 

La forma di un edificio vulcanico è strettamente correlata alla sua attività: descrivi le principali forme degli edifici vulcanici, sia in relazione alla loro attività principale che al tipo più frequente di materiali eruttati

Un vulcano è una struttura geologica atta alla risalita di un magma dalla crosta e dal mantello. Esso è formato da una camera magmatica, un camino o condotto vulcanico principale (per il transito del magma dalla camera magmatica verso la superficie), un cratere sommitale, uno o più condotti secondari e fessure laterali (per le eruzione fessurale). I Vulcani nella morfologia di edificio vulcanico come siamo abituati a concepirlo è detto Vulcano a cono (o stratovulcano) ed è associato ad un magmatismo di tipo esplosivo (che però può intercalare fasi di magmatismo effusivo)che produce per lo più lapilli, bombe e quindi vetro vulcanico. Al magmatismo effussivo è invece associato il vulcano a scudo caratterizzato da fianchi con pendenza moderata e da un magma particolarmente poco viscoso da cui derivano prodotti come il basalto.

 

Qual è il significato delle righe scure presenti nello spettro solare, chiamate righe di Fraunhofer?

J. von Fraunhofer nel 1815 ideò lo spettroscopio ed arrivò così ad osservare quelle che furono poi chiamate righe di Fraunhofer ovvero righe di assorbimento dello spettro solare. Queste erano state osservate in precedenza ma senza comprenderne il reale significato; solo Fraunhofer le classificò in relazione alle lunghezze d’onda corrispettive e di qui se ne dedusse che le linee scure nello spettro solare fossero dovute all’assorbimento di alcune lunghezze d’onda da parte degli elementi presenti negli strati più esterni del sole. Dunque le linee di Fraunhofer sono state un importante elemento di studio dell’atmosfera solare: per giungere alla Terra, la luce solare deve passare attraverso l’atmosfera del Sole, che è molto più fredda rispetto a dove viene emessa la luce per cui i gas dell’atmosfera assorbono parte delle frequenze (di qui le righe scure).

 

Come può essere spiegata l’origine di rocce acide da un magma di natura basaltica?

Più che di magma di natura basaltica faremmo bene a parlare di magma “basico” ovvero ricco in minerali femici e povero in minerali sialici. Ma come spiega la serie di Bowen un magma basico segue una cristallizzazione secondo la serie continua (riguarda la formazione dei plagioclasi) e la serie discontinua (riguarda la formazione dei silicati) ovvero man mano che la temperatura cala il magma cristallizza in senso sialico e quindi acido. In ambedue i casi bisogna considerare che i minerali femici si separano rapidamente dal fuso in quanto cristallizzano subito all’aumento subitaneo della temperatura. Di qui lentamente compaiono i composti silicatici e il magma dà prodotti più ”acidi”.

 

Su quali criteri si basa la classificazione delle rocce magmatiche?

Le rocce magmatiche sono classificate in base alla loro struttura più o meno ben visibilmente cristallina in rocce intrusive che si originano da un magma che è scorso lentamente lasciando ai cristalli (ben visibili, detti fenocristalli) il tempo necessario di formazione dei reticoli cristallini (es. granito) ed estrusive o effusive se il magma è scorso tanto rapidamente in superficie da raffreddare altrettanto rapidamente e creare così rocce dalla struttura finanche amorfa (es. ossidiana) o povera di reticoli cristallini immersi in una matrice amorfa (rocce a struttura porfirica. es. porfido).

 

Il flusso geotermico della crosta continentale e quello della crosta oceanica

Il gradiente geotermico è l’aumento della temperatura con la profondità e questi non è costante tra costa continentale e crosta oceanica e all’interno di ciascuno di queste altrettanto non è costante. Nel caso della crosta oceanica per via del volume d’acqua il gradiente non è influenzato dagli sbalzi termici giornalieri e stagionali provocati dall’irraggiamento solare. Inoltre i fondali oceanici sono costituiti di magmi poveri in elementi radioattivi (che si concentrano maggiormente nelle rocce granitiche e quindi nella crosta continentale) che portano ad un flusso di calore minore. Tuttavia, essendo la crosta oceanica notevolmente più assottigliata rispetto alla crosta continentale il flusso di calore non subisce grosse oscillazioni, specialmente in senso negativo, rispetto alla crosta continentale, dove il gradiente varia più facilmente ed in misura maggiore.

 

Elenca le possibili cause delle glaciazioni

Una glaciazione è un lasso di tempo di migliaia o milioni di anni (si parla infatti di Era) in cui si verifica, per l’abbassamento della temperatura media globale terrestre, un significativo avanzamento dei ghiacci sulla superficie terrestre. Le cause non sono ancora del tutto chiare ma si ipotizza che possano concorrere a determinare il fenomeno (ciclico tra l’altro nella storia della Terra) i cicli di Milanković (sotto questo nome vanno variazioni periodiche dell’eccentricità dell’orbita della Terra nonché la sua precessione), l’attività solare (le macchie solari influenzano direttamente la quantità di radiazione inviata verso la terra e di qui la temperatura della superficie terrestre), le eruzioni vulcaniche e l’eventuale impatto di meteoriti.

 

Cosa si intende per biosfera?

La biosfera è l’insieme di tutti gli ecosistemi ovvero l’insieme di quelle regioni della Terra in cui le condizioni ambientali sono state favorevoli allo sviluppo della vita e quindi include la litosfera, l’idrosfera e l’atmosfera (entro i 20 km di altezza) ed è influenzata dai medesimi fattori che influenzano i sistemi viventi e la vita sulla Terra. Questi sono principalmente tre e sono il flusso di energia (la primaria fonte in tal senso è la luce solare che governa anche il ciclo della materia, i sistemi climatici responsabili della distribuzione di acqua e calore sulla superficie terrestre), il ciclo della materia, la presenza di un’atmosfera e dell’acqua e dunque la gravità. Oltre a questi fattori gli agenti ecologici ovvero le risorse come luce ed acqua e le condizioni come luce, temperatura, salinità (entrambe vanno intese in senso ecologico) concorrono ad influenzare i cicli biologici e la sopravvivenza dei sistemi.

 

I nostri sensi non possono percepire direttamente la rotazione terrestre, quali sono le prove di questo movimento?

Alcune osservazioni empiriche possono farci dedurre la rotazione terrestre.

  • L’apparente spostamento diurno dei corpi celesti da est verso ovest. Questo fenomeno potrebbe essere legato o allo rotazione della terra su stessa in senso contrario o alla rotazione degli astri intorno alla Terra ma dato che ammettere quest’ultimo dato implicherebbe che gli astri fossero fissi su una sfera e che abbiano velocità lineari, nello spazio, proporzionali alle loro distanze dall’asse terrestre, giungendo così anche a velocità maggiori di quella della luce (la massima velocità), è evidente che vada avvalorata la prima ipotesi;
  • L’analogia con gli altri pianeti;
  • L’osservazione della caduta libera dei corpi che, se lanciati da una certa altezza, tendono ad avere la traiettoria di caduta deviata verso est man mano che raggiungono il suolo;
  • La variazione dell’accelerazione di gravità con la latitudine per effetto dello schiacciamento polare della terra e della forza centrifuga, entrambi i fattori frutti della rotazione;
  • Lo spostamento della direzione dei corpi in moto sulla superficie terrestre. Possiamo osservare facilmente che un qualsiasi corpo che si muove liberamente sulla Terra si trova a deviare la sua traiettoria verso destra nell’emisfero boreale e verso sinistra in quello australe (legge di Ferrel) per azione di una forza deviante che è la forza di Coriolis frutto di un fenomeno connesso alla rotazione terrestre (un corpo in moto conserva la velocità lineare di rotazione che ha nel punto di partenza ma se si sposta verso i poli, va verso punti che hanno velocità lineari di rotazione gradualmente più piccole e di qui sarà in anticipo rispetto a questi ultimi).

 

Il globo terrestre, soprattutto la sua parte esterna, è in continua trasformazione. Spiega almeno due situazioni che evidenziano questa evoluzione e precisane cause ed effetti.

Il processo di sedimentazione è forse uno degli esempi più insigni delle dinamiche ”superficiali” del nostro pianeta: ogni roccia, in superficie, è attaccata dagli agenti meteorici fino ad eroderla e provocarne così la disgregazione e l’alterazione dei minerali originali. Di qui si forma un mantello detritico che può essere trasportato da vari agenti a seconda dell’ambiente e del clima che fanno da contesto (l’agente più forte di dilavamento è la pioggia mentre ghiacciai e venti trasportano e depongono in accumuli caratteristici. I fiumi trasportano in soluzione fino a depositare nei bacini). Alla fine di questo trasporto ci sarà un momento di deposizione cui seguirà una diagenesi. Fino a che non cambieranno le condizioni ambientali (per alterazione di un equilibrio o ulteriore trasporto), il sedimento resterà coerente altrimenti riprenderà il ciclo. Volendo considerare una scala macroscopica delle trasformazioni che subisce il nostro globo, forse il pensiero va ai cambiamenti di assetto che i nostri continenti e i nostri oceani subiscono ed hanno subito nelle ere geologiche ad opera di un meccanismo noto come tettonica delle placche: la litosfera è composta di placche (arrecanti sia crosta continentale che crosta oceanica) che galleggiano (per isostasia) sull’astenosfera giungendo a scorrere l’una accanto all’altra, collidere o allontanarsi fra loro.

 

Cosa si intende per Diagenesi

Alla genesi dei sedimenti presiedono varie fasi, nell’ordine: erosione, trasporto, deposito e di qui i sedimenti danno origine a rocce sedimentarie mediante la diagenesi che è quindi lo step finale di questo processo litogenetico. Dalla diagenesi derivano rocce che vengono poi classificate in base alla matrice e alla maturità tessiturale principalmente in conglomerati, grovacche ed arenarie. I principali fattori che operano nella diagenesi sono temperatura e pressione (relativamente basse rispetto a quelle del magmatismo e del metamorfismo) e le fasi di cui si compone il processo sono: compattazione per la pressione litostatica dei sedimenti sovrastanti (specie nei casi di subduzione); ricristallizzazione di alcuni minerali instabili;dissoluzione e sostituzione di alcuni minerali; precipitazione di nuovi minerali dalle acque percolanti tra gli interstizi del sedimento (che può concorrere alla cementazione).

 

Costituzione chimica del Magma

Per magma si intende un fuso di elevata temperatura e pressione, dotato di una certa viscosità in virtù della propria ”acidità” (che dipende a sua volta dalla percentuale di silicio che lo costituisce), composto di una fase liquida silicatica, una fase gassosa disciolta e una fase solida, quando presente, composta da uno o più componenti (xenoliti strappati all’ambiente circostante durante la risalita o cristalli neoformatisi durante il processo). La frazione gassosa è rappresentata per lo più da acqua allo stato di vapore, CO2 e in minore percentuale composti di idrogeno, zolfo, ossigeno, ed elementi rari.
Un elemento fortemente discriminante della composizione di un magma è il Silicio che governa la viscosità stessa del magma e di qui il tipo di eruzione e di prodotti conseguenti. Rari sono i magmi non silicatici e come la serie di Bowen insegna c’è una certa tendenza alla acidificazione dei prodotti di un magma anche quando questi è basico. In base alla percentuale di Silicio un magma si dice acido (oltre il 65% in peso), basico (inferiore al 52% in peso), neutro (dal 52 al 65% in peso), ultrabasico (poverissimo in Silicio).

 

Descrivi la formazione delle rocce sedimentarie

Alla genesi dei sedimenti presiedono nell’ordine:

  • erosione (di rocce pre-esistenti di origine magmatica, metamorfica o sedimentaria) ad opera di agenti meteorici;
  • trasporto (a seconda del contesto vari agenti possono concorrere a questo processo, ciascuno con caratteristiche diverse.);
  • deposito (la parola stessa ”sedimentum” suggerisce l’importanza di questa fase in quanto significa”deposto”ovvero allude alla precipitazione di materiale solido in un fluido. Ma in realtà la deposizione non avviene solo nel fluido bensì dipende dall’agente meteorico che ha operato il trasporto).

Di qui i sedimenti originatisi diventano coerenti e originano vere e proprie rocce in seguito ad un processo di Diagenesi, in cui i clasti (i singoli granuli incoerenti di formazione sedimentaria) sono ”cementati” dai minerali che precipitano a partire dalle acque filtranti nei pori.

 

La classificazione dei minerali e alcune loro caratteristiche fisiche

I minerali vengono prima di tutto distinti in relazione alla loro struttura ovvero la presenza o meno di reticolo cristallino. Di lì vengono classificati in base alle caratteristiche cristallottiche e alle costanti cristallografiche in classi cristallografiche (a partire dalle 7 celle primitive, abbiamo i 14 reticoli di Bravais e di lì le classi considerando le varie operazioni di simmetria applicabili). Tuttavia più comunemente distinguiamo i minerali in relazione alla composizione e sulla struttura e di qui, dalla reciproca disposizione degli atomi e dal tipo di legame, derivano le sue proprietà fisiche. Le classi sono: Elementi nativi, Solfuri e Solfosali, Ossidi, Alogenuri, Carbonati e Nitrati, Sostanze organiche, Fosfati, Solfati e Tungstati, Silicati. Certamente la classe più rappresentata è quella dei Silicati (pirosseni, anfiboli, quarzo, ecc.) in cui il legame tra Si ed O forma un tetraedro (SiO4). Le proprietà fisiche utilizzate per la classificazione sono: durezza, lucentezza, birifrangenza, colore, peso specifico, saldabilità, densità, conducibilità.

 

Le onde che si liberano durante i sismi

Durante i sismi, o anche i tremori vulcanici, si liberano onde sismiche che sfruttano le proprietà elastiche del mezzo per propagarsi e che determinano l’energia e l’intensità di un terremoto a partire dall’ipocentro e dall’epicentro. A partire dall’ipocentro si originano le onde S e le onde P: le onde P sono le onde primarie o di compressione o longitudinali e sono le prime percepite dai sismografi, mentre le onde S sono secondarie o trasversali e provocano nel mezzo oscillazioni perpendicolari a quelle indotte dalle onde P (oscillazioni nella direzione propagazione dell’onda). Le onde S non riescono a propagarsi nei mezzi fluidi in virtù del loro coefficiente di rigidità nullo. Queste onde, incontrando una superficie di discontinuità, originano le onde di superficie (Onde di Rayleigh e Onde di Love) che si propagano lungo la superficie decadendo man mano che la sorgente si allontana e che sono percepibili soprattutto quando la sorgente è abbastanza ”superficiale”.

 

La scala Richter e la scala Mercalli sono utilizzate entrambe per valutare la forza di un terremoto, descrivi i diversi parametri su cui si basano

Le scale Richter e Mercalli sono profondamente diverse nella valutazione di un terremoto: la prima, ideata da Richter nel 1935, valuta l’energia sprigionata da un terremoto ovvero la sua reale forza, su base puramente strumentale e la riporta come magnitudo Richter (unità di misura) su una scala che va all’incirca da 0-2 a 10 e più grandi di magnitudo; la scala Mercalli è una misura del potere distruttivo di un terremoto ovvero valuta la sua intensità tramite gli effetti che produce su persone, edifici e manufatti ed utilizza una scala di 12 gradi (scala Mercalli-Cancani-Sieberg). La scala Mercalli è dunque influenzata da fattori legati al suolo o ad elementi di urbanistica o altro per cui può valutare un terremoto molto più terrificante a dispetto della sua reale energia.

 

L’effetto serra fa sì che la temperatura del nostro pianeta sia di circa 15° C. Descrivi le caratteristiche dell’effetto serra e illustra le cause che stanno provocando un graduale aumento della temperatura del Pianeta

Il clima è ed è stato influenzato da vari fattori nel corso della storia della terra tra cui una certa ciclicità dell’attività solare e l’alternarsi di glaciazioni ed interglaciali. Tuttavia i cambiamenti climatici nei giorni nostri sono da ricercarsi soprattutto nell’incremento della concentrazione atmosferica dei gas serra (vapore acqueo, ossidi di azoto, anidride carbonica, ozono, metano, clorofluorocarburi) responsabili, dunque, dell’incremento dell’altrimenti, naturale effetto serra (capacità di un pianeta di trattenere nella propria atmosfera parte della radiazione luminosa del Sole, in particolare la frazione infrarossa) Questo determina un aumento graduale di temperatura superficiale che è stato stimato possa giungere fino a 6°C per il 2100. Il global warming (aumento di temperatura del pianeta) cui stiamo assistendo porterà al cambiamento delle caratteristiche climatiche, temperature e piogge, e di qui ad un cambiamento del paesaggio e del livello dell’acqua negli oceani.

 

Classifica i diversi tipi di correnti oceaniche ed elenca gli effetti che esse producono sui climi e sui fenomeni atmosferici

Per corrente oceanica o marina s’intende una massa di acqua marina in movimento che si differenzia per densità, salinità, temperatura e colore. Le correnti sono classificate in base al processo formativo (di qui correnti di gradiente e correnti di deriva), alla distanza dal fondale (di qui correnti di superficie, di profondità media e correnti di profondità abissali), alla temperatura interna media (per cui le distinguiamo in calde – vanno dall’equatore ai poli – e fredde – vanno dai poli all’equatore), al tipo di flusso che rappresentano (e cioè possono essere orizzontali se si spostano parallelamente alla superficie o verticali se si spostano perpendicolarmente alla superficie). Le correnti possono avere effetti climatici infatti quelle che vanno dall’equatore ai poli portano con sé anche aria calda (es. la corrente del Golfo) mentre le correnti che vanno dai poli all’equatore mitigano le fasce intertropicali. Effetti più a lungo termine vedono le correnti calde avere effetti di mitigazione del clima mentre quelle fredde di desertificazione.

 

Descrivi le reazioni termonucleari che avvengono in una stella simile al Sole

Nel nucleo avvengono reazioni termonucleari di fusione responsabili della produzione dell’energia solare. La fusione nucleare è il processo attraverso il quale nuclei di elementi più leggeri producono nuclei di elementi più pesanti. Tuttavia come la legge di Einstein ricorda, nella fusione non tutta la massa dei nuclei atomici partecipanti alla fusione dà origine a nuova massa in quanto una parte di essa si trasforma in energia. Nel caso del Sole l’elemento più abbondante è l’idrogeno (un protone) che per fusione di quattro suoi nuclei produce un nucleo di Elio (due protoni).

 

Le stelle comete e il loro moto

Sotto il nome di cometa va un oggetto celeste relativamente piccolo composto prevalentemente di sostanze volatili (biossido di carbonio, metano) ed acqua ghiacciati, con annessi aggregati di polveri. Nel Sistema solare le comete hanno spesso orbite ellittiche che le portano in prossimità del Sole dove, per sublimazione delle sostanze volatili, si ha la formazione della chioma e della coda che ce le fanno apparire in cielo così come noi le conosciamo. Col tempo si forma uno sciame di piccolissime particelle che va a distribuirsi lungo tutta l’orbita fino a costituire nubi. È proprio quando la Terra incrocia l’orbita di una cometa in corrispondenza di una nube che si assiste ad uno sciame di stelle cadenti nel nostro cielo, come ad esempio nella famosa “notte di San Lorenzo” (10 agosto) .

 

Quali fenomeni si verificano nei giorni di solstizio?

I giorni di solstizio sono associati ad una serie di evidenti fenomeni astronomici osservabili: in primo luogo ai tropici (Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno) il Sole si trova allo Zenit (il Sole raggiunge lo zenit proprio durante i due solstizi dell’anno e cioè per due giorni all’anno mentre all’equatore questo accade durante gli equinozi) e per la precisione il Sole è allo Zenit a Dicembre al Tropico del Capricorno mentre è allo Zenit a Giugno al Tropico del Cancro; poi il sole, al solstizio di estate, a mezzogiorno, nei luoghi non compresi tra i Tropici di cui sopra, raggiunge la massima altezza sull’orizzonte possibile per quella latitudine; ai circoli polari e ai poli si assiste ad un fenomeno noto come “Il Sole di mezzanotte” ovvero il Sole resta sopra l’orizzonte durante l’estate anche a mezzanotte; ancora nei giorni di solstizio si ha il massimo o il minimo di ore di luce per cui si ha una differente durata del dì e della notte, ma considerando altri fenomeni come l’eccentricità dell’orbita terrestre, tuttavia questa durata è intermedia rispetto a quella che si registra all’afelio e al perielio.

 

Per quale ragione il giorno sidereo corrisponde al periodo reale della rotazione terrestre?

Per definizione il giorno sidereo è proprio l’intervallo di tempo necessario alla Terra a compiere un giro completo intorno al proprio asse (rotazione terrestre) rispetto alle stelle e la sua durata è di 23 ore e 56 minuti. Invece il giorno solare è l’intervallo di tempo necessario ad un punto sulla Terra a trovarsi nella stessa posizione rispetto al Sole per cui dura all’incirca quattro minuti in più poiché, in tal caso, non è trascurabile lo spostamento che la Terra effettua, contemporaneamente, lungo la sua orbita intorno al Sole. Di qui il giorno sidereo risulta invariabile nella durata a differenza del giorno solare che è influenzato dalla variazione di velocità della Terra nelle posizioni di afelio e perielio.