La nuova denominazione della scuola, introdotta dal titolo del DDL, è stata accettata senza fiatare: da “Sistema educativo di istruzione e di formazione” a “Sistema nazionale di istruzione e di formazione”.
Non si tratta di una questione nominale, la variazione sintetizza il cambio di direzione che s’intende imprimere all’istituzione: il documento governativo sposta la barra del timone dalla “promozione dell’apprendimento” inteso come “sviluppo di capacità e di competenze, generali e specifiche”, all’adattamento allo stato dell’arte del momento.
Oggi il servizio è finalizzato alla promozione di capacità. Una scelta motivata dall’impossibilità di prefigurare lo scenario che troverà, al termine del suo percorso scolastico, uno studente di undici anni che accede alla secondaria: una strategia di lungo periodo.
Il disegno di legge governativo, che sorvola sulla continua, imprevista e rapida evoluzione della società della conoscenza, si colloca nel breve periodo. Una scelta plausibile solamente in ambienti statici e chiusi.
Il governo vuole modificare le regole del gioco senza aver ricercato le cause dell’inefficacia della legislazione vigente: ha dimenticato d’essere un organo esecutivo.
Sarebbe stato opportuno e sufficiente fare una ricognizione sull’attività del Collegio dei docenti e osservare come la “programmazione dell’azione educativa” sia stata praticata.
• Sono state identificate, descritte, processualizzate le capacità verso cui muove il sistema scolastico?
• E’ stato realizzato un repertorio delle capacità verso cui tutti gli insegnamenti devono convergere?
• Sono state formulate ipotesi operative?
• E’ stato “valutato periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”?
A titolo esemplificativo si propone un sottoinsieme di capacità:
Analizzare Applicare Argomentare/Giustificare Comunicare Comprendere Decidere/Scegliere |
Generalizzare Interpretare Memorizzare Modellare Progettare Relativizzare |
Riconoscere Ristrutturare Sintetizzare Sistematizzare Trasferire Valutare |
Enrico Maranzana
Buonasera D.Bianchi
Relativizzare. Contestualizzare è un buon esempio: il significato delle parole dipende dall’ambiente in cui sono collocate. L’assunzione di diversi punti di vista da cui si osserva un fenomeno conduce a rappresentazioni differenti.
Ristrutturare. Alessandro Magno ha risolto il problema del nodo gordiano perché ha ristrutturato il campo del problema. Il quadrato di Mayer fornisce un altro caso.
Cosa intende esattamente con “relativizzare” (=contestualizzare?) e “ristrutturare”?
Grazie!