Composizione, struttura e attività del Sole

Il Sole è la stella al centro del sistema solare, dalla cui energia dipendono clima, luce, cicli biologici e gran parte delle attività umane della Terra. La sua composizione chimica comprende prevalentemente idrogeno ed elio, ma contiene anche elementi pesanti quali calcio, carbonio, ossigeno e azoto. Il suo interno è suddiviso in zone concentriche: il nucleo rappresenta la parte centrale,costituita da materiale allo stato di plasma, in cui si svolgono le reazioni termonucleari che prevedono la trasformazione dell’idrogeno in elio; all’esterno di esso si trova la zona radiativa, che trasmette verso l’esterno il calore prodotto nel nucleo, attraverso il meccanismo dell’irraggiamento (le radiazioni sottostanti vengono assorbite e riemesse sotto forma di fotoni a minore energia); sopra c’è la zona convettiva, costituita da gas ionizzato, attraverso la quale il calore viene trasportato verso l’esterno tramite turbolenti moti convettivi; la fotosfera rappresenta la superficie visibile del Sole, caratterizzata da una struttura granulosa a causa dei moti convettivi sottostanti e dotata un’intensa attività, tra cui la più importante manifestazione riguarda la formazione e la scomparsa regolare e periodica di macchie solari, zone più scure e fredde associate ad un intenso campo magnetico; la cromosfera, un involucro rosso di gas rarefatti visibile durante le eclissi di Sole, che con la zona sovrastante costituisce l’atmosfera solare; la corona solare, estesa nello spazio senza un limite finito, costituita da gas ionizzati e molto rarefatti che danno origine al vento solare, un flusso di particelle che si disperde nel sistema solare. Altre manifestazioni dell’attività solare sono le facole, zone di luminosità elevata rispetto al resto della fotosfera, le protuberanze, archi giganteschi di materiale incandescente che si sollevano fino alla corona, le spicole, getti di idrogeno incandescente, e i brillamenti, eventi esplosivi che liberano enormi quantitativi di energia sotto forma di radiazioni ultravioletti, onde radio e raggi X.

 

Il Sole è una nana gialla che si trova a metà del suo ciclo vitale. Facendo riferimento al diagramma H-R, descrivere qual è stata e quale sarà la sua evoluzione, dalla nascita alla fase finale

Il diagramma H-R è un grafico a due dimensioni che mette in relazione temperatura e luminosità delle stelle e fornisce indicazioni riguardo al loro stadio evolutivo. Sulle ascisse viene riportata la classe spettrale, in ordine di temperatura decrescente, sulle ordinate la luminosità assoluta. Sulla base di queste caratteristiche, ogni stella è rappresentata da un punto localizzato in una zona precisa del grafico. Il Sole, che appartiene ad una classe spettrale intermedia e ha una massa medio-piccola, si trova all’interno della sequenza principale, una fascia che attraversa il grafico dall’alto a sinistra, dove si dispongono le stelle azzurre, più grandi e calde,al basso a destra, dove si dispongono quelle rosse, più piccole e fredde. Si tratta di una fase stabile, in cui le stelle, formate da nebulose all’interno delle quali il collasso gravitazionale ha innescato le reazioni termonucleari, hanno raggiunto un equilibrio tra forza gravitazionale, che tenderebbe a far collassare ulteriormente la stella, e l’energia sprigionata, che tenderebbe a farla espandere. Il Sole si trova in questa fase da 5 miliardi di anni, e ci rimarrà ancora altrettanto, finché, una volta esaurito tutto l’idrogeno, il nucleo riprenderà a contrarsi, avremo un ulteriore surriscaldamento e l’innesco di nuove reazioni termonucleari di trasformazione dell’elio in carbonio, che, a causa dell’enorme calore sprigionato, faranno espandere e raffreddare l’involucro esterno: a questo punto diventerà una gigante rossa, che nel grafico H-Rricade in alto a destra, all’interno di un altro raggruppamento di stelle caratterizzato da valori alti di luminosità e bassi di temperatura. Quando anche l’elio finirà per esaurirsi, si innescheranno nuove reazioni termonucleari che daranno origine ad elementi via via più pesanti, finché queste si arresteranno definitivamente e avremo quindi una contrazione a cui non farà seguito più alcuna espansione. Lo stadio finale dell’evoluzione del Sole, previsto in base alla sua massa iniziale, è quello di nana bianca, un corpo denso, caldissimo e bianco, destinato a raffreddarsi progressivamente, che nel grafico H-R ricade in basso a sinistra, all’interno del raggruppamento di stelle caratterizzato da valori alti di temperatura e bassi di luminosità.

 

Descrivi il processo metamorfico, differenziandone i vari tipi

Le rocce sono formate da un aggregato di minerali, che si sono formati in un determinato intervallo di temperatura e pressione, la variazione di queste condizioni (variazione che consente comunque il permanere della roccia allo stato solido) comporta una nuova organizzazione dei minerali (ricristallizzazione) rispetto alla roccia di partenza o protolito, ignea o sedimentaria. I minerali riorganizzano la loro struttura cristallina in maniera tale da risultare in equilibrio con le mutate condizioni ambientali (metamorfismo di basso grado). Condizioni di metamorfismo più intenso provocano variazioni oltre che nella struttura cristallina anche nella composizione mineralogica (metamorfismo di grado alto). I processi metamorfici sono divisi in tre tipi:

 

  • Metamorfismo regionale o termodinamometamorfismo): si verifica nei fenomeni di subduzione quando cioè una placca litosferica tende a scorrere sotto un’altra placca (formazione di catene montuose), le rocce quindi vengono trasportate a profondità maggiori rispetto alla posizione originaria incontrando temperature e pressioni sempre più elevate da provocare trasformazioni metamorfiche;
  • Metamorfismo di contatto o termico: si verifica in rocce superficiali. Il magma ad elevata temperatura, risalendo attraverso la crosta, cede calore alle rocce ivi presenti provocandone una ricristallizzazione dei minerali preesistenti;
  • Metamorfismo cataclastico (di faglia): si verifica in corrispondenza di zone di faglia, frattura della crosta lungo cui è avvenuto spostamento delle masse rocciose, questo movimento provoca una forte pressione sulle rocce determinandone dei cambiamenti nella struttura e composizione e provocandone infine la frantumazione.

 

Per quale motivo il semestre estivo dura di più rispetto al semestre invernale nell’emisfero boreale?

La Terra, come tutti i pianeti del sistema solare, compie un moto di rivoluzione intorno al Sole descrivendo un’orbita ellittica, il piano in cui orbita la Terra è detto piano dell’eclittica. L’asse terrestre durante il moto di rivoluzione è inclinato di 23° 27’ rispetto al piano dell’eclittica, la conseguenza di questa inclinazione è la diversa durata del dì e della notte nel corso dell’anno, se infatti l’asse di rotazione fosse perpendicolare al piano dell’eclittica si avrebbe sempre la stessa durata del dì e della notte. La diversa durata del dì e della notte nel corso dell’anno determina l’alternarsi delle stagioni. Nel nostro emisfero, cioè in quello boreale o emisfero nord (rispetto l’equatore) la stagione più lunga è quella estiva in quanto, in questo periodo, la Terra è più lontana dal Sole (afelio) e di conseguenza il moto di rivoluzione è più lento (seconda legge di Keplero) e poiché la condizione di afelio si verifica durante l’estate (2 luglio), il periodo estivo trascorre più lentamente e quindi il semestre primavera-estate dura sette giorni in più rispetto al semestre autunno-inverno. Per l’emisfero boreale l’estate inizia il 21 giugno (solstizio) in quanto esso riceve una forte illuminazione dovuta ai raggi che vi giungono perpendicolari e la durata del dì è maggiore di quella della notte,in questo stesso momento nell’emisfero australe o emisfero sud (rispetto l’equatore) succede l’opposto, cioè la durata del dì è minore di quella della notte e la condizione di afelio si verifica nel periodo invernale, per cui è il semestre autunno-inverno che dura di più.

 

Perché non si verifica un eclisse ogni volta che la luna è in novilunio o plenilunio?

La Luna durante il suo moto di rivoluzione attorno alla Terra, descrive un orbita ellittica dove la Terra occupa uno dei due fuochi, durante questo movimento possiamo individuare il punto in cui la Luna si trova più vicino alla Terra (perigeo) o quello in cui si trova più lontana dalla Terra (apogeo). Il piano dell’orbita lunare inoltre è inclinato di 5° e 9’ rispetto al piano dell’orbita terrestre pertanto sono solo due i punti in cui si ha l’intersezione tra i due piani, questi punti rappresentano i nodi e la linea immaginaria che li congiunge è detta linea dei nodi. Il tempo di rivoluzione della Luna è il mese lunare, quindi ogni mese la Luna sarà in novilunio o in plenilunio, pertanto si dovrebbero avere due allineamenti (congiunzione e opposizione) ma siccome il piano dell’orbita terrestre non coincide con quello lunare non avremo rispettivamente un’eclissi di Sole o di Luna ogni mese. Dunque la condizione necessaria affinché si verifichi un’eclisse è che la Luna, in novilunio o plenilunio, occupi uno dei due nodi in modo tale da avere il perfetto allineamento di Sole, Terra e Luna. Durante la maggior parte dei noviluni infatti non si verifica un’eclissi solare perché il cono d’ombra, proiettato dalla Luna, non colpisce la Terra (a causa della non coincidenza del piano orbitale lunare con quello terreste), la Terra infatti si troverà al di sopra o al di sotto del cono d’ombra, analogamente durante la maggior parte dei pleniluni non si verifica un’eclissi lunare in quanto, il cono d’ombra proiettato dalla Terra non colpisce la Luna, quest’ultima si troverà al di sopra o al di sotto del cono d’ombra.

 

Perché le stelle nel corso della loro esistenza occupano sempre la stessa posizione sul diagramma H-R?

Il diagramma H-R mostra l’evoluzione di una stella, cioè tutte le fasi che una stella attraversa dalla nascita alla morte, esso mette in relazione magnitudine assoluta e temperatura delle stelle. La magnitudine assoluta dipende dalla quantità di energia emessa per unità di superficie e dalle dimensioni della stella pertanto le stelle con magnitudine bassa hanno elevata luminosità. Il diagramma H-R mostra che le stelle sono presenti in tre zone ben definite ma che il 90% delle stelle si trova in una fascia denominata sequenza principale che attraversa diagonalmente il diagramma (dall’alto a sinistra, dove sono presenti le stelle blu più calde e con massa maggiore, verso il basso a destra, dove sono presenti le stelle rosse più fredde e di massa minore, nella zona intermedia le stelle gialle es. Sole), questa zona rappresenta la fase più lunga e stabile della vita di una stella che permane in questa zona fino a quando non si esaurisce il suo carburante nucleare (rappresentato dall’idrogeno che viene trasformato in elio, le stelle con massa e luminosità maggiore consumano più rapidamente l’idrogeno pertanto la fase blu non è molto duratura). Consumato l’idrogeno la stella si rasforma in una gigante rossa dove avviene la fusione dell’elio in carbonio, qui la stella appare ancora più luminosa (in questa fase si troverà nel diagramma in alto a destra rispetto la sequenza principale), da qui la stella, se ha una massa inferiore alla metà di quella del Sole, si evolve rapidamente in nana bianca (in basso a sinistra rispetto alla sequenza principale) dove avviene la fusione del carbonio in ossigeno, essa si raffredda lentamente fino a diventare un corpo nero, se invece la massa è superiore tre volte quella del Sole la fusione prosegue fino al ferro raggiungendo la fase di supernova che esploderà formando stelle a neutroni o buchi neri.

Eclissi solare e lunare

Sia la Luna che la Terra vengono illuminati dalla luce solare, quando il Sole, la Luna e la Terra sono allineati lungo la linea dei nodi (linea di intersezione tra il piano dell’orbita lunare ed il piano dell’orbita terrestre) e la Luna si pone tra il Sole e la Terra (in congiunzione) quindi rivolge alla Terra il suo lato non illuminato(fase di novilunio), in questo caso la Luna proietta un cono d’ombra sulla Terra provocando l’eclissi solare, in questo modo la Luna impedisce la vista del Sole, che resta coperto al massimo 7 minuti, l’eclissi sarà totale per le zone della terra che si trovano nel cono d’ombra mentre sarà parziale per le zone della Terra che si trovano nel cono di penombra. L’eclissi di Sole può essere diversa a seconda se la Luna è in perigeo o in apogeo e la Terra in perielio o afelio. Se la Luna è in apogeo(massima distanza dalla Terra) e la terra in perielio (minima distanza dal Sole) non si avrà una perfetta sovrapposizione tra il disco solare e quello lunare ma resterà visibile una piccola porzione del disco solare si avrà allora l’eclissi anulare.
L’eclissi di Luna si verifica quando la Terra è interposta tra Luna e Sole, la Luna è in opposizione quindi rivolge alla Terra interamente il suo lato illuminato dal Sole (fase di plenilunio) e si trova lungo la linea dei nodi, in questo caso è la Terra che proietta un cono d’ombra sulla Luna, se la Luna è completamente immersa nel cono d’ombra l’eclissi è totale (può durare fino a 4 ore ed è visibile in ogni punto della Terra rivolto verso la Luna) se è parzialmente immersa l’eclissi sarà parziale.

 

I principali parametri attraverso il quale viene definito un terremoto (ipocentro, epicentro, magnitudo…)

Il terremoto è un movimento improvviso della crosta terrestre dovuto alla liberazione di energia che si propaga sotto forma di onde sismiche (onde P: molto veloci, si propagano in ogni tipo di materiale e provocano movimenti longitudinali, onde S: più lente rispetto alle precedenti, si propagano solo nei solidi e provocano un movimento trasversale, entrambe si originano dall’ipocentro, il punto dal quale si origina il terremoto che può essere superficiale o profondo, man mano che aumenta di profondità aumenta anche l’intensità e l’estensione dell’area interessata al terremoto). Quando le onde P ed S arrivano in superficie si generano le onde L e le onde R che provocano dei movimenti più complessi, esse si originano dall’epicentro che è la proiezione in superficie dell’ipocentro, l’epicentro La maggior parte dei terremoti è dovuto al movimento delle masse rocciose lungo le faglie (ma sono anche associati a eruzioni vulcaniche, a zone di formazione di catene montuose, a fenomeni di crollo dovuti alla presenza di cavità sotterranee. L’energia liberata da un terremoto rappresenta la magnitudo che viene calcolata in base all’ampiezza delle onde sismiche registrate sui sismografi, ampiezze maggiori producono terremoti di entità maggiore e di conseguenza maggiore liberazione di energia (elevata magnitudo valori prossimi a 8), essa è valutata in base alla scala Richter (scala logaritmica). L’intensità invece viene valutata in base alla scala Mercalli-Cancani-Sieberg, essa è basata sugli effetti provocati dal sisma, è meno attendibile in quanto basata sui danni provocati, cioè danni agli edifici, alle infrastruttura, origine di frane ecc., danni che possono essere più o meno rilevanti in relazione alla densità di popolazione, al tipo e data di costruzione di edifici presenti ecc. dunque terremoti con magnitudine bassa possono far registrare, in una determinata località, intensità elevata (valore 10-11-12).

 

L’arcipelago delle Hawaii è formato da isole vulcaniche, descrivi le caratteristiche di questi vulcani

L’arcipelago delle Hawaii,situato nell’Oceano Pacifico, è costituito da isole di origine vulcanica, formatesi in seguito alla risalita di magma proveniente dal mantello che porta alla formazione di un punto caldo (hot spot) dal quale il magma risale in superficie generando un attività vulcanica .Il magma che fuoriesce è di tipo basico in quanto si origina dalla fusione delle rocce del mantello, è un magma molto fluido che quando giunge in superficie dà origine ad eruzioni di tipo effusive,caratterizzate dalla fuoriuscita di lava molto fluida e povera di silice (lava basaltica), essa essendo molto fluida tende ad espandersi su ampie superfici. L’attività eruttiva protratta nel corso degli anni determina l’accumulo di lava basaltica solidificata che dà origine alla formazione di vulcani a scudo, edifici ampi con pareti poco ripide. È  quindi la composizione del magma a determinare la forma del vulcano. Il magma basico inoltre contiene una bassa quantità di gas disciolti,una volta emesso in superficie può formare lave a corda o lave pahoehoe dove lo strato superficiale si solidifica creando una pellicola che viene increspata dalla lava sottostante ancora liquida. Un altro tipo di lava basaltica tipica delle eruzioni di tipo hawaiiano è la lava scoriacea o “aa”, dove lo strato superficiale si solidifica creando una pellicola che questa volta viene rotta dalla lava sottostante ancora liquida portando alla formazione di una massa frastagliata.

 

I fenomeni eruttivi del Vesuvio nella famosa eruzione del 24 e 25 agosto del 79 d.C.

Il Vesuvio è uno strato-vulcano ovvero un edificio formato da strati di piroclasti alternati a strati di lava, espressioni di diversi tipi di attività eruttiva, pliniana (esplosiva) o sub pliniana (di moderata intensità). L’ultima attività eruttiva di tipo esplosivo si è verificata nel 79 d.C. a questa se ne sono succedute altre ma di entità minore, l’ultima risale al 1944. L’eruzione del 79 d.C., descritta da Plinio il Giovane, distrusse le città di Pompei, Ercolano e Stabia, iniziò il 24 agosto con una violenta attività esplosiva, preceduta da un terremoto,fu un’eruzione freatomagmatica dove l’acqua della falda freatica, in prossimità del Vesuvio, raggiunse la camera magmatica, entrò in contatto con il magma acido cioè ricco di silice, in quanto ristagnava da molto tempo nella camera magmatica e si trasformò in vapore provocando una forte esplosione e l’emissione di una colonna di gas, cenere e lapilli alta circa 15 Km che formò una nube, questa colonna venne poi alimentata dalle successive esplosioni magmatiche verificatesi nel giorno seguente che portarono all’innalzamento della colonna a circa 30 Km, essa si espanse assumendo la forma di un pino (pino vulcanico) e il materiale piroclastico in essa contenuto iniziò a cadere ricoprendo Pompei. La colonna eruttiva raffreddandosi collassò, cadendo ad elevata velocità lungo i fianchi del vulcano sotto forma di nube ardente (gas,cenere, lapilli a temperatura tra 300/400 °C),distruggendo Ercolano e provocando la morte dei suoi abitanti. La sera del 25 agosto l’attività esplosiva cessò lasciando un grosso deposito di ceneri e pomici, che in seguito alle abbondanti piogge, causate dalla grande immissione di vapore nell’atmosfera,venne trasformato in fango provocando il seppellimento di una vasta zona del territorio vesuviano.

 

458. Datazione assoluta e datazione relativa delle rocce

Per datare l’età e gli eventi della storia della Terra, è stato necessario individuare un metodo che consentisse di creare una sorta di calendario geologico, in modo da poter suddividere la storia della Terra in intervalli di tempo definiti (scala cronostratigrafica). Il metodo utilizzato fino al secolo scorso era quello della datazione relativa delle rocce basata, sul principio di stratigrafia(in una sequenza di rocce sedimentarie, lo strato di roccia sovrastante è più recente di quello sottostante), e sul contenuto fossilifero(in ogni strato è possibile osservare organismi primitivi, quindi più antichi, oppure più evoluti e quindi più recenti). Questo tipo di datazione ci dice soltanto se un evento geologico è avvenuto prima o dopo ma non risolve il problema fondamentale,cioè quanto dista da noi un evento. Questo problema viene risolto dalla datazione assoluta che si basa sulla tecnica della radioattività, dove si utilizzato i tempi di dimezzamento degli isotopi per risalire all’età di una roccia. Gli isotopi radioattivi presenti in un minerale,sono instabili ed emettono radiazioni per diventare stabili, conoscendo il tempo impiegato affinché metà dell’isotopo instabile si trasformi in isotopo stabile (tempo di dimezzamento) e calcolando il rapporto tra la quantità di isotopo instabile rimasto e quello stabile, è possibile risalire all’età della roccia. Per questo tipo di datazione vengono utilizzati gli isotopi del carbonio, potassio, uranio e rubidio, la scelta dell’elemento radioattivo è vincolata dal tipo di roccia che si vuole datare, ad esempio utilizzeremo la datazione con il carbonio per le rocce carbonatiche. Oltre alla tecnica della radioattività vi sono altre tecniche di datazione assoluta, una di queste è il metodo delle varve (deposito di origine glaciale), ogni anno durante il periodo estivo, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai, viene deposto in ambiente lacustre,uno strato di sabbia e limo mentre durante il periodo invernale viene deposto uno strato scuro di materiale organico, la sequenza delle varve (ogni anno una varva) ci consente di valutare l’età dei sedimenti glaciali.

 

459. Illustra la teoria sull’origine delle glaciazioni di M. Milankovich.

Le glaciazioni sono periodi in cui assistiamo ad un avanzamento dei ghiacci in seguito ad un abbassamento di temperatura e di conseguenza ad un abbassamento del livello del mare(periodo glaciale) seguite da periodi in cui assistiamo ad un ritiro dei ghiacci in seguito all’innalzamento della temperatura e di conseguenza ad un aumento del livello del mare(periodo interglaciale).Le glaciazioni più note sono avvenute nell’era Neozoica e in particolare nel Pleistocene. Secondo la teoria di M. Milankovich le cause delle glaciazione(periodo glaciale e interglaciale) sono legate ai moti millenari della Terra che influiscono sulla quantità di energia solare che raggiunge la Terra, in particolare:

  • alla variazione dell’eccentricità dell’orbita terrestre che varia nel tempo in seguito all’attrazione gravitazionale esercitata dal Sole e dalla Luna e che determina una modifica della distanza Terra-Sole e quindi una variazione dell’energia solare sulla Terra;
  • alla variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre (dovuta all’attrazione gravitazionale esercitata dal Sole e dalla Luna sulla Terra che provoca un raddrizzamento dell’asse terrestre che viene ostacolato dalla rotazione terrestre), queste due forze si sommano generando un moto doppio-conico e determinando la precessione degli equinozi.

Condizione di massima inclinazione dell’asse terrestre provoca un maggiore riscaldamento della superficie terrestre.
Condizioni necessarie affinché inizi un periodo glaciale sono l’inizio dell’estate nell’emisfero boreale con la Terra in afelio, massima eccentricità dell’orbita, minima inclinazione dell’asse terrestre, tutto questo porta ad avere estati meno calde che non consentono lo scioglimento di tutto il ghiaccio formatosi nel periodo invernale, esso nel corso degli anni andrà ad accumularsi provocando un periodo glaciale.

 

Enuncia le leggi che regolano il movimento dei pianeti

Le leggi che regolano il movimento dei pianeti furono enunciate dall’astronomo tedesco J. Keplero nel 1609. Egli fu sostenitore della teoria copernicana o teoria eliocentrica che pone il Sole al centro dell’Universo e la Terra insieme ad altri pianeti ruotano intorno ad esso, ma a differenza di Copernico sostenne che i pianeti ruotando percorrono un’orbita ellittica e non circolare. Formulò tre leggi:

  1. La Terra e gli altri pianeti ruotando intorno al Sole descrivono un orbita ellittica, di cui il Sole occupa uno dei due fuochi. Come conseguenza un pianeta non avrà sempre la stessa distanza dal Sole;
  2. Il raggio vettore (linea immaginaria), congiungendo il centro del Sole con il centro di un pianeta, descrive aree uguali in tempi uguali. Come conseguenza un pianeta si muoverà più rapidamente quando è più vicino al Sole e più lentamente quando è distante;
  3. I quadrati dei periodi di rivoluzione dei pianeti sono proporzionali ai cubi delle loro distanze medie dal Sole. Come conseguenza più un pianeta è lontano dal Sole più lungo sarà il periodo di rivoluzione, in quanto dovrà percorrere un orbita più grande muovendosi con una velocità minore rispetto ad un pianeta più vicino al Sole.

Keplero non riuscì a spiegare quale forza agisse sui pianeti determinandone il loro movimento intorno al Sole. La risposta fu data successivamente da Newton che enunciò la legge di gravitazione universale.

 

Enuncia la legge di Newton della gravitazione universale

Isaac Newton, fisico e matematico inglese, in seguito alle leggi sui moti dei pianeti enunciate da Keplero, pose la sua attenzione sul concetto della forza che agisce nel movimento dei pianeti intorno al Sole. Si concentrò per primo sul sistema Terra-Luna ipotizzando che la Luna ruotasse intorno alla Terra, descrivendo un’orbita ellittica, grazie alla forza di gravità e riuscì a calcolare matematicamente l’intensità di questa forza: \[ F = G \frac{m_1 m_2}{r^2} \], la forza gravitazionale con cui si attraggono due corpi è direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse (corpi di massa maggiore esercitano un’attrazione maggiore) e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza (corpi più distanti si attraggono di meno rispetto a corpi che si trovano a distanze minori). Tale legge è universale perché può essere applicata a tutti i pianeti del sistema solare. È quindi la forza di gravità ad impedire ai pianeti di allontanarsi nello spazio e a determinare la continuazione del loro movimento su orbite ellittiche, pertanto le leggi di Keplero vanno considerate come conseguenza della legge di gravitazione universale.

 

Descrivi le condizioni necessarie per il verificarsi dei diversi tipi di eclissi di Luna e di Sole

La condizione necessaria affinché si verifichi un’eclisse è che la Luna, in novilunio o plenilunio, occupi uno dei due nodi (punto di intersezione tra il piano dell’orbita lunare ed il piano dell’orbita terrestre) in modo tale da avere il perfetto allineamento di Sole, Terra e Luna.
Si verifica un’eclissi di Luna quando la Luna in plenilunio (rivolge alla Terra interamente il suo lato illuminato dal Sole) e quindi in opposizione (la Terra è interposta tra la Luna e il Sole) occupa un nodo.
Si verifica un eclissi di Sole quando la Luna in novilunio (rivolge alla Terra il suo lato non illuminato) e quindi in congiunzione (la Luna è interposta tra il Sole e la Terra) occupa un nodo.

 

Descrivi il ciclo litogenetico, partendo da una roccia a scelta; percorri gli eventuali stadi successivi in modo accurato, correlandoli con i necessari meccanismi della tettonica a zolle

Le rocce vengono classificate convenzionalmente in tre gruppi: rocce magmatiche, sedimentarie e metamorfiche, analizzandole è possibile risalire al loro processo di formazione. Tra i processi di formazione delle rocce (processi litogenetici) esistono dei legami che possono essere schematizzati nel ciclo litogenetico. Le rocce magmatiche si formano per solidificazione del magma, il quale si origina dalla fusione del mantello (magma primario) oppure dalla fusione di crosta, le condizioni ideali di fusione si verificano nelle zone di subduzione quando cioè due placche stanno convergendo e una placca scivola sotto l’altra(crosta oceanica sotto crosta continentale o crosta oceanica sotto crosta oceanica). Il magma può risalire in superficie e ivi solidificare generando rocce ignee effusive o solidificare in profondità generando rocce ignee intrusive, anche queste ultime possono affiorare in superficie in seguito a processi di orogenesi (due placche continentali che convergono ma senza subduzione in quanto la crosta continentale è più leggera, si ha quindi una pseudosubduzione provocando un sollevamento della litosfera e la formazione di una catena montuosa). Le rocce ignee affioranti in superficie vengono sottoposte a degradazione, cioè demolizione dovuta agli agenti atmosferici, i detriti così prodotti vengono trasportati e successivamente deposti, il processo di litificazione porterà alla formazione di rocce sedimentarie. Le rocce sedimentarie possono essere seppellite sotto altri strati di sedimenti oppure possono essere coinvolte in processi di subduzione o di orogenesi, tutti casi che comportano una nuova cristallizzazione dei minerali per adattamento alle nuove condizioni di temperatura e pressione con conseguente formazione di rocce metamorfiche; condizioni elevate di temperatura potranno far fondere le rocce metamorfiche originando di nuovo il magma e il ciclo ricomincia. Il ciclo può subire anche dei salti cioè rocce magmatiche possono metamorfosarsi direttamente oppure rocce sedimentarie possono subire degradazione senza essere metamorfosate.

 

Spiega perché la teoria della tettonica a placche è stata formulata dopo la esplorazione dei fondali oceanici

Lo studio dei fondali oceanici attraverso l’utilizzo di sottomarini, sonar, perforazioni con estrazioni di carote, ha portato ad accreditare la teoria della tettonica a placche (la parte superiore del mantello e la sovrastante crosta continentale ed oceanica costituiscono la litosfera che è suddivisa in placche, esse si muovono sull’astenosfera sottostante). Una delle principali prove a favore di questa teoria è l’espansione dei fondali oceanici,dovuta alla formazione di crosta oceanica in prossimità delle dorsali. Le dorsali attraversano i fondali di tutti gli oceani e segnano il margine divergente delle placche, cioè placche litosferiche che si muovono allontanandosi l’una dall’altra, esse sono un sistema di rilievi percorsi da una frattura detta rift valley dalla quale fuoriesce sistematicamente o saltuariamente magma basaltico proveniente dal mantello che solidificandosi crea nuova crosta oceanica che va a riempire la depressione lasciata dall’allontanamento. Siccome la superficie del pianeta non è in espansione la formazione di nuova crosta oceanica deve essere bilanciata dal riassorbimento di altrettanta crosta, ciò avviene nelle zone di subduzione. Prove a favore dell’espansione dei fondali oceanici derivano dalla studio delle anomalie magnetiche delle rocce presenti ai due lati delle dorsali, infatti quando il magma basaltico si solidifica conserva il campo magnetico presente al momento della solidificazione e siccome il campo magnetico ha subito delle inversioni di polarità, tale inversione lascia traccia nelle rocce, pertanto simmetricamente rispetto alla dorsale troviamo fasce con polarità normale alternate a fasce con polarità invertita inoltre man mano che ci si allontana dalla dorsale l’età delle rocce basaltiche e dei rispettivi sedimenti pelagici che le ricoprono sono più antiche.

 

Lo sviluppo del pensiero dagli undici anni all’età adulta di Piaget

Piaget basa la sua teoria “pedagogica” sugli stadi dello sviluppo mentale; questi stadi sono quattro e sono l’uno necessario a quello successivo; l’individuo matura esperienze che lo portano a passare allo stadio successivo, ciò avviene tramite assimilazione e accomodamento; la prima avviene in situazioni ottimali la seconda quando se si vivono situazioni particolari che non permettono l’adeguata espletazione dell’attività di assimilazione così ci si adatta. All’età di 11 anni si è già in presenza del pensiero logico, può dedurre, formulare ipotesi, sviluppare ragionamenti anche in astratto fino ad arrivare a realizzare elaborazioni logico-matematiche. Possiamo dire che vi è di fronte a noi un piccolo adulto, che diventerà tale dopo aver abbandonato il senso di onnipotenza proprio della preadolescenza e dell’adolescenza. Questo stadio (e anche gli altri), che corrisponde all’ultimo, deve essere seguito da un educatore per creare stimoli adeguati da assimilare; si è in presenza del pensiero logico deduttivo, della capacità di astrazione, della capacità di ragionare.

 

Il compito dell’insegnante secondo Montessori

La Montessori è colei che crea la casa dei bimbi; dove si crea un ambiente ideale per i bambini con materiali e arredi su misura per i bambini, i materiali vengono adattati all’età evolutiva dei bambini. Viene ricreato un ambiente famigliare dove il bambino non è parcheggiato ma seguito, accudito e educato. In un ambiente del genere l’insegnante ricopre un ruolo importante e fondamentale: non è un sorvegliante o dotto che dall’alto insegna, ma è una persona preparata che conosce di psicologia e pedagogia pertanto scende al livello psico-cognitivo del bambino e lo guida nelle sue tappe evolutive rispettando le sue età mentali. L’insegnante diviene una seconda mamma che si prende cura dei piccoli e li educa. Il mestiere d’insegnare diviene una missione.

 

Rapporti tra pedagogia e scienze umane secondo Dewey

Dewey non è per un sapere libresco, fatto di nozioni, vede nel bambino un essere che necessita di essere seguito e guidato; pensa che l’ambiente educativo deve essere strutturato precedentemente dall’educatore e che l’educatore deve guidare e organizzare l’esperienza del bambino. Naturalmente nessuno si può improvvisare educatore ma è necessaria una formazione tale che chi educa debba sapersi muovere tra i bambini tenendo conto delle conoscenze pedagogiche, ma la sola pedagogia non basta per portare avanti un progetto educativo a 360°, infatti alla pedagogia si devo affiancare le altre scienze umane come sociologia e psicologia, perché formare ed educare un bambino comprende oltre alla conoscenza di teorie pedagogiche anche la sociologia perché si vive in gruppi si socializza e si deve venir inseriti nella complessità della società; la medesima cosa la si può dire della psicologia perché l’individuo si evolve e cresce a tappe o stadi pertanto il progetto educativo deve tener conto di come fare e cosa fare in un determinato momento dell’età evolutiva basandosi su cosa si può fare in un determinato periodo della vita di un bambino.

 

Il nesso tra educazione e democrazia nel pensiero di J.Dewey, come emerge soprattutto dalla nozione di “società educante”

Educazione e democrazia sono nel pensiero di Dewey sono strettamente legate perché educare vuol dire assimilare quanto gli adulti hanno creato e proseguire su quella stessa strada progredendo; il progresso presuppone apertura e quest’ultima è elemento essenziale della società democratica che è qualcosa di più di una forma di governo. È innanzitutto vita associata, esperienza comunicata continuamente. L’educazione è un processo sociale e vivendo in una società da essa traiamo l’atto educativo, pertanto la società è educante. Una società che permette a tutti i suoi componenti di partecipare a pari condizioni a quanto in essa vi è di positivo e permetta un riadattamento flessibile delle sue componenti tramite scambio di diverse forme di vita associata è democrazia. In questa società l’educazione deve interessare gli individui alle relazioni e al controllo sociale e deve saper formare menti in modo tale che possano essere possibili cambiamenti senza provocare disordini.

 

Parla delle tre forze che costituiscono la formazione della personalità, secondo la pedagogia di Pestalozzi

Il metodo di Pestalozzi è basato sull’intuizione: l’educatore deve proteggere la natura umana da influenze negative che possono ostacolare lo sviluppo verso la socialità e la moralità. L’educatore è paragonato da Pestalozzi ad un giardiniere che deve conoscere la natura delle piante e i modi di crescita di ciascuna; l’educatore allo stesso modo deve conoscere le capacità e il mondo interiore del bambino; ciò avviene tramite intuizione. Le forze su cui si basa il metodo educativo di Pestalozzi sono Mente, Cuore, Mano, queste tre forze vanno seguite in contemporanea senza prediligerne una nei confronti di un’altra, che sfociano nel numero, nella forma e nel linguaggio. L’educatore deve fare in modo che ogni oggetto venga chiaramente distinto come unità, come individuo e come specie, che in seguito venga descritta la forma, l’insieme delle parti, le misure e le proporzioni, infine viene data la terminologia e la nomenclatura adatta.

 

I caratteri fondamentali della pedagogia della Montessori

La Montessori basa il suo progetto educativo sulla rivalutazione della posizione del bambino all’interno dell’atto educativo; il bambino deve essere educato in un ambiente che è a sua misura ossia l’arredamento deve essere consono a lui e l’ambiente adattato alle sue esigenze e capacità. La Montessori sostiene che i bambini hanno una forma mentale diversa da quella dell’adulto e una realtà psichica differente; il bambino è dotato di maggiore potenza e sensibilità, riesce a creare inconsciamente, ciò da origine alla mente assorbente del bambino che partendo dalla conoscenza sensibile giunge al ragionamento. La mente assorbente permette al bambino di creare se stesso senza che ne abbia coscienza. Altro punto fondamentale della pedagogia della Montessori è la figura del’insegnante, che è guida e supporto dell’atto educativo il cui fine è educare, ossia riuscire a fornire al bambino la capacità di organizzare le sue potenzialità interiori in modo tale da passare dalla conoscenza sensoriale a quella razionale.

 

Il rapporto tra maestro e allievo secondo l’attualismo gentiliano

L’Attualismo è un aspetto dell’idealismo nel quale si afferma che lo Spirito come atto pone il suo oggetto come molteplicità di oggetti, e li riassorbe in sé come momento stesso del proprio farsi. All’interno del’Attualismo Gentile dispiega il suo pensiero in campo educativo trattando del metodo vivo; in cui vede lo scolaro al centro dell’atto educativo e al centro della scuola. Il maestro non è un’enciclopedia che all’occorrenza viene consultata per dar sfoggio delle conoscenze che vi sono in essa, ma è colui che è cosciente di possedere determinate conoscenze e che deve trasmetterle all’allievo; ciò avviene dimenticando la propria soggettività e aprendosi all’allievo che da parte sua sarà portato ad imitare il maestro dimenticandosi della propria soggettività e aprendosi al maestro. La bravura del maestro emerge quando riesce a farsi tutto per lo scolaro e si immedesima esi risolve in esso, il maestro si risolve nello scolaro, il maestro muore lo scolaro vive e il maestro vive solo nello scolaro. In questo modo il maestro deposita le sue conoscenze nello scolaro adattandole alle sue capacità e lo scolaro fruisce di conoscenze che saranno maturate e arricchite nel tempo.

 

Il gioco secondo Froebel

Il gioco per Froebel è un valore fondamentale perché è l’elemento principale nella formazione infantile, poiché riesce a stimolare l’immaginazione e la fantasia. Il bambino rende, giocando,animate le cose inanimate stimolato dalla sua fantasia, inizia giocando con le cose proseguirà giocando con se stesso e poi con il mondo. Il gioco è il mezzo tramite il quale si creano rapporti con le cose, con se stessi e con gli altri;il gioco non è inteso come individuale ma come collettivo infatti come gli uomini vivono insieme ad altri uomini così i bambini devono vivere e crescere insieme ad altri bambini. Froebel sostiene che occorre educare i bambini per i bambini. Froebel segue il principio secondo cui le regole apprese nel gioco infantile verranno trasferite nelle attività da adulti ciò vale sia per le attività svolte dal singolo per se stesso che per quelle svolte nel gruppo per il gruppo. Il gioco è il mezzo tramite il quale si costruisce il mondo interiore ed esteriore dell’uomo adulto.

 

Con quali argomentazioni Decroly contesta le vecchie tesi dell’incurabilità e irrecuperabilità del soggetto irregolare?

Il recupero del soggetto irregolare avviene all’interno della scuola per la vita mediante la vita; la vita è fine e mezzo per la scuola: come fine l’adeguazione del programma e come mezzo l’adeguazione del metodo. Partendo da queste premesse un soggetto irregolare necessita dell’analisi delle sue capacità, la creazione di un programma adatto alle sue capacità e un metodo che faccia leva sulle sue potenzialità. Decroly contesta le vecchie tesi dell’incurabilità e dell’irrecuperabilità dicendo che non vi è differenza tra un bambino normale ed uno anormale per quanto riguarda l’insegnamento, l’unica differenza si trova nel metodo di insegnamento e nella diversità dei centri di interesse rapportati all’età dell’alunno.
Secondo Bruner come deve essere presentata al ragazzo una materia di insegnamento affinché possa andare oltre l’esperienza superficiale, quali sono i vantaggi di questo metodo?
Secondo Bruner l’insegnamento dovrebbe iniziare dall’intuizione della struttura fondamentale delle discipline e gradatamente farne prendere consapevolezza all’alunno, che si creerà schemi mentali che gradatamente arricchirà. Bruner seguendo questa linea di pensiero, legata ai sui esperimenti, darà credibilità alla sua didattica strutturale. L’apprendimento strutturale non vede una singola materia a se stante ma tramite le tre fasi fondamentali in cui si esplica: prassico-manipolativa, iconico-rappresentativa e simbolica verbale numerica,strutture concatenate delle singole materie. Per interessare i ragazzi occorre comprendere le strutture del suo pensiero, scendere ai sui livelli comprensivi con l’aiuto della psicologia e della pedagogia e da lì coinvolgerlo,tenendo conto del fatto che la cultura non è frammentaria occorre creare una rete di strutture dei saperi per formare un uomo completo.

 

Per quale motivo Freinet rifiuta il libro di testo della scuola tradizionale? Come pensa di sostituirlo?

Freinet rifiuta il libro tradizionale perché non adatto a tutti, ossia il libro è pensato per una certa categoria di persone i benestanti di città; di conseguenza non adatto per i bambini figli di operai odi contadini che vivono in ambienti diversi dalla città, situazioni diverse ed esperienze diverse. Da qui l’idea di adottare nuove tecniche educative tra cui il testo libero, dove il bambino è invitato a dire della sua vita in modo corretto e non di cose a lui lontane. Il libro ufficiale viene sostituito con un libro creato dai ragazzi grazie alla tipografia scolastica; che incentiva l’apprendimento iniziale della lettura e della scrittura e consente di pubblicare un giornalino scolastico che viene elaborato con il criterio del testo libero. Il libro diviene frutto del vissuto degli alunni che può essere inviato ad altre classi dello stesso istituto o di altre scuole di montagna; dando così inizio a interscambi tra le diverse scuole che consentono di allargare l’orizzonte delle esperienze e di vedere confermati tratti comuni di vita vissuta.

 

Cosa intende Dewey per intelligenza pragmatica?

L’intelligenza è operativa, la ragione è attiva; questi due fattori sono alla base del vita dell’uomo che le usa per affrontare la problematicità della vita e per risolvere i problemi che essa pone. L’intelligenza si affina durante l’esperienza, essa agisce in modo funzionale o strumentale: parte da un problema e vaglia una serie di soluzioni per esso o elabora idee risolutive, ciò avviene dopo aver sperimentato quale sia la soluzione migliore dando una soluzione al problema. Questo modo di procedere è tipico sia per le scienze che per la risoluzione dei problemi comuni della vita quotidiana. L’intelligenza pragmatica si impone una regola d’azione, un “abito”, un comportamento in questo modo il concetto di un oggetto si identifica con i suoi effetti pratici concepibili. L’intelligenza pragmatica per la risoluzione dei problemi pone dinanzi a sé una rosa di risposte tra queste sceglie quella che più si adatta e risponde scientificamente alla soluzione del problema posto.

 

364. Il ruolo dell’insegnante secondo Dewey

Nel contesto pragmatico l’insegnante assume un ruolo fondamentale: non deve imporre valori, ma deve formare nell’alunno quella predisposizione mentale che lo guidi per la ricerca e lo sviluppo delle capacità critiche. L’insegnante non propone nozioni; ma esperienze di vita concreta legati agli interessi dell’alunno seguendo le tappe evolutive della sua psiche. L’alunno non deve essere abbandonato a se stesso perché il processo educativo prevede l’interazione tra insegnante e alunno; in cui è inclusa l’esperienza dell’insegnante che deve essere da guida per l’alunno. L’attivismo non elimina, pertanto, l’insegnante ma lo vuole attivo fra alunni attivi; cosìl’insegnante ricoprirà un funzione direttiva nei confronti dell’esperienza degli alunni in modo tale che l’alunno non disperderà le proprie forze intellettive e si potrà dedicare ad esperienze produttive. L’insegnante deve riuscire a far nascere l’interesse nel fanciullo in questo modo lo coinvolgerà nelle problematicità della soddisfazione dell’interesse emerso, avviandolo all’attività pragmatica della vita nella sua totalità.

 

Il concetto di “attaccamento” in base alla teoria di Bowlby

Bowlby svolse delle indagini sulle condizioni psichiche dei bambini privati del nucleo familiare; da cui rilevò che se un bambino è privato della madre tra il sesto e il nono mese e tra il terzo e il quarto anno di vita, reagisce seguendo tre fasi di comportamento: protesta, disperazione e distacco. Da qui egli elaborò una teoria dello sviluppo psicologico basata sul concetto di attaccamento. Questa teoria consiste in un istinto innato a stabilire dei legami con soggetti della stessa specie. La teoria dell’attaccamento studia il legame che si viene a stabilire tra madre e bambino, e sulle modalità che regolano questo processo si basa la costruzione dei legami affettivi che si creeranno in futuro nell’individuo adulto; in questa teoria si valorizzano le dinamiche interattive e interpsichiche dello sviluppo del bambino, che daranno modo di localizzare futuri disturbi psicopatologici dell’individuo nelle alterazioni reali del legame affettivo.

 

Le caratteristiche del gioco parallelo secondo Piaget

Il gioco è un’attività fondamentale per lo sviluppo del bambino, tramite esso il bambino cresce, apprende e, cosa molto importante, consente all’adulto di rilevare se il bambino ha problemi di qualsiasi tipo: psicologici, familiari o di socializzazione. Occorre non dimenticare che ad ogni fase di età corrisponde un tipo particolare di gioco. Intorno ai 3 anni il gioco che il bambino pratica è quello parallelo; ossia gioca da solo in parallelo con altri bambini, sembra che stiano giocando insieme ma ognuno porta avanti il proprio gioco; il bambino è ancora in una fase egocentrica. Nell’esecuzione di questo tipo di gioco il bambino gioca in modo indipendente, ma sceglie di eseguire un’attività che lo porta in mezzo agli altri; usa gli stessi giocattoli degli altri ma non vuole influenzare gli altri, si potrebbe dire che gioca accanto agli altri non con gli altri. Può essere considerato un gioco di ripasso ossia simula e ripete quanto interiorizzato.

 

Descrivi i climi che caratterizzano l’Europa

L’Europa è un continente vasto e presenta varietà climatiche in base alla latitudine. Le principali fasce climatiche sono:

il clima mediterraneo, tipico degli Stati che si affacciano sull’omonimo mare. Esso è caratterizzato da inverni brevi e piovosi ed estati lunghe con scarse precipitazioni;

il clima alpino e subartico, tipico delle zone montuose. Qui gli inverni sono lunghi e freddi e le estati fresche. Le precipitazioni sono costituite da pioggia o neve;

il clima atlantico o oceanico, tipico degli stati che si affacciano sull’Atlantico e che, quindi, risentono dell’influenza della calda Corrente del Golfo proveniente dal Messico. In queste zone le temperature sono più calde che nel resto d’Europa e, siccome c’è molta umidità, le precipitazioni sono molto abbondanti;

il clima continentale, tipico degli Stati che si trovano più lontano dal mare. Con questo tipo di clima, gli inverni sono lunghi e freddi e le estati calde e afose;

il clima artico, tipico della parte più settentrionale d’Europa (dall’Islanda fino alla Russia). Queste regioni hanno un inverno lungo e molto freddo, con temperature che possono scendere molto al di sotto dello zero, mentre le estati sono brevi e piovose.

Descrivi un itinerario turistico che preveda come città di partenza Mosca

Nella stupenda capitale della Russia, Mosca, il turista può visitare il Cremlino e la celebre Piazza Rossa. Da Mosca si può proseguire verso San Pietroburgo per visitare il celebre Ermitage, contenente, tra l’altro, opere di Leonardo, Michelangelo, Caravaggio Matisse, Van Gogh e Gaugin. Dalla Russia, ci si può recare nei paesi dell’Est Europeo, ad esempio Bielorussia, Polonia e Repubblica Ceca di cui possono essere visitate le rispettive capitali, Minsk, Varsavia e Praga. Minsk, ricostruita interamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, è un tipico esempio di urbanistica russa. Qui si possono visitare la cattedrale di San Pietro e Paolo e la chiesa di San Simone. A Varsavia si possono visitare la cattedrale di San Giovanni e la Chiesa di Santa Croce, oltre che il Palazzo della cultura e il Museo nazionale. Praga, invece, è nota per i suoi ponti sulla Moldava. Il più famoso è il ponte di Carlo che risale al XIV secolo. Di notevole interesse sono anche gli edifici in stile boemo. Il turista prosegue il suo viaggio attraverso l’Austria. Tappa obbligatoria è sicuramente la capitale Vienna, dove si trovano l’ex palazzo imperiale, il municipio e il parlamento. Vienna è famosa soprattutto per i suoi parchi: il più celebre è il Prater. Dall’Austria il turista va in Italia e qui può visitare città importanti come Firenze, Roma e Napoli dove sono situati i più importanti musei. La capitale Roma, in modo particolare, conserva tutti i monumenti che esaltano lo splendore dell’antico impero romano.

Quali sono le principali vie di comunicazione utilizzate oggi in Europa?

In Europa ci si sposta con i più svariati mezzi. Numerose sono le strade che collegano i diversi paesi e anche le ferrovie sono molto sviluppate e sono utilizzate sia per il trasporto merci che per i passeggeri. Ben funzionanti sono anche le vie di comunicazione marittime. Molti stati possiedono porti ben sviluppati, come l’Italia, la Grecia, la Gran Bretagna, la Francia, la Norvegia e la Russia. In alcuni stati è presente il trasporto fluviale: il Reno, la Senna, il Danubio, ad esempio, sono fiumi navigabili. Tutti gli stati hanno una compagnia aerea e, di conseguenza, la presenza di porti sia nazionali che intercontinentali.

Quali sono i climi che caratterizzano gli Stati Uniti d’America?

Il clima degli Stati Uniti, pur essendo prevalentemente temperato, risente dell’influenza della disposizione dei rilievi e degli oceani. Di conseguenza:

  • il Nord-Est presenta un clima caratterizzato da inverni rigidi e estati calde;
  • il Sud-Est ha un clima gradevole per la maggior parte dell’anno anche se in questa zona c’è molta umidità;
  • il Midwest, cioè la zona intorno ai Grandi Laghi, presenta inverni molti freddi ed estati molto calde;
  • anche il Sud ha un clima gradevole, con inverni non tanto freddi ed estati non troppo calde;
  • il Sud-Ovest presenta estati caldissime;
  • nelle Grandi Pianure, le estati sono miti e in inverno può anche nevicare;
  • le Montagne Rocciose hanno un clima di tipo continentale e, quindi, gli inverni sono freddi (ci sono per lo più precipitazioni a carattere nevoso) e le estati fresche;
  • il Nord-Ovest il clima è di tipo oceanico, con inverni molto freddi e escursioni termiche notevoli;
  • nell’Ovest (California e Nevada) piove moltissimo.

 

Il “Triangolo d’oro” indiano

Il “Triangolo d’oro” è una regione che si trova nell’Asia sud-orientale, al confine con Thailandia, Laos e Myanmar. È una zona molto montuosa e, quindi, è difficilmente raggiungibile. Questa regione è nota soprattutto per la coltivazione del papavero da cui si ricava l’oppio. Molto probabilmente questa regione viene definita “d’oro” proprio perché produce molta eroina (= oro bianco). Oggi, grazie all’intervento dell’ONU, si sta cercando di riconvertire l’agricoltura producendo prodotti legali. Nel “Triangolo d’oro” si sta sviluppando il turismo grazie alla presenza di belle città, monumenti e paesaggi caratteristici.

Vantaggi e svantaggi del fenomeno migratorio

La migrazione è lo spostamento temporaneo di un gruppo di persone all’interno del proprio paese o da un paese all’altro. In Italia, fin dalla sua unità, è stato molto praticato la migrazione da Sud a Nord. Il Sud, infatti, era poverissimo e, per cercare uno stile di vita migliore, gli abitanti si sono recati nelle città del Nord, più ricche e industrializzate. Un altro momento significativo del movimento migratorio in Italia si è avuto nel secondo dopoguerra. Molte persone, infatti, hanno lasciato il proprio paese per recarsi a fare fortuna altrove, soprattutto negli Stati Uniti. I motivi che spingono le persone a lasciare il proprio paese sono per lo più economici e sociali. Ma ci si può spostare anche per altre ragioni, come, ad esempio, per scappare dalla guerra del proprio paese. Gli effetti prodotti dalla migrazione sono notevoli: molte volte si arriva a uno scontro armato tra autoctoni e nuovi arrivati (come nel caso degli Stati Uniti non appena furono scoperti); si ha l’incontro tra culture diverse; avvengono trasformazioni culturali e linguistiche.

In quali forme letterarie del periodo alessandrino-ellenistico si individua la sopravvivenza della tragedia greca, variamente interpretata?

Nel periodo alessandrino – ellenistico, convenzionalmente iniziato nel 323 a. C. (anno della morte di Alessandro il Grande) e terminato nel 30 a. C (anno della Battaglia di Azio, che segna la caduta dell’ultimo regno indipendente nato dallo smembramento dell’impero macedone), si svilupparono nuovi caratteri della cultura greca, quali il cosmopolitismo, l’individualismo, la ricerca di un equilibrio interiore, nuovi generi letterari, risultato di una profonda innovazione dei vecchi. Riguardo all’ultimo carattere della civiltà ellenistica si deve aggiungere che è possibile individuare una sopravvivenza della tragedia greca nella commedia, caratterizzata dalla parodia mitologica concepita, non più, in chiave religiosa ma puramente letteraria e fantastica. In particolare, alla quotidianità della vita e all’evidente tendenza di analisi psicologia dei sentimenti e degli stati d’animo di protagonisti, tipici della nuova produzione letteraria composta da Menandro, si associano vari elementi della drammaturgia euripidea, quali la struttura dei prologhi o l’ingresso in scena dei personaggi (prologo espositivo ed anticipatore della conclusione).

 

Genere letterario, obiettivo e limiti delle Vite parallele di Plutarco

Le Vite parallele di Plutarco appartengono al genere letterario della biografia. Sono cinquanta biografie di uomini illustri del mondo greco e romano, corredate, per la maggior parte, dalla synkrisis, cioè al confronto – paragone. L’obiettivo principale dell’opera è di tipo politico – cultutale, cioè Plutarco, con il parallelismo fra un personaggio greco e quello romano, vuole promuovere l’avvicinamento fra i due popoli e le due civiltà, favorendo una reciproca collaborazione fondata su un rapporto di stima e rispetto.
Connesso a questo vi è un alto obiettivo di carattere etico. Plutarco, dunque, considera la storia come il risultato delle vicende umane determinate da atteggiamenti psicologici e comportamenti dei singoli personaggi.
Limite delle Vite plutarchee è la mancanza di un’analisi rigorosa delle cause e degli effetti delle vicende, elementi caratterizzanti dell’opera dello storico.

 

Argomento e struttura delle Argonautiche

Argomento delle Argonautiche, poema composto da Apollonio Rodio, è la celebre spedizione panellenica effettuata da valorosi guerrieri greci appartenenti alla generazione pre – troiana, tra cui Eracle, Polifemo, Peleo, Telamone, Castore e Polluce. Questi protagonisti sono definiti Argonauti, dal nome della nave Argo, e sono guidati, nel loro viaggio, da Giasone, figlio del re di Iolco, Esone, al quale Pelia, suo fratellastro, ha usurpato il trono. È proprio quest’ultimo che, per liberarsi del nipote, gli affida l’arduo compito di riprendere il vello d’oro, cioè la pelle del prodigioso montone portato da Frisso, figlio di Alcimadante, re beota, nella Colchide, evitandogli la persecuzione della matrigna Ino.
Il poema è scritto in esametri, è diviso in quattro capitoli e presenta alcuni aspetti fondamentali. Primo fra tutti è la circolarità dello sazio entro cui si svolge l’azione, cioè il punto di partenza e la meta del viaggio degli Argonauti coincidono(Grecia). Inoltre, in buona parte del poema, vige l’amechanìa, cioè l’incertezza impotente dei protagonisti nello svolgimento dell’ impresa. Ultimo, ma non meno importante aspetto è l’acronia, cioè presente passato e futuro finiscono con il riflettersi l’uno nell’altro in modo ambiguo. Apollonio, quindi, descrive gli avvenimenti in modo rigorosamente cronologico, ma vi introduce excursus caratterizzati da prolessi (anticipazioni di eventi) e analessi(continue retrospezioni).

 

Analizza il rapporto tra Medea e la natura in un passo a tua scelta

Medea, protagonista dell’omonima tragedia di Euripide, è stata sempre la figura femminile del mito greco che ha destato maggiore interesse. Ciò è dovuto alla molteplicità dei caratteri della sua personalità. Infatti, Medea, moglie di Giasone, è una donna “sola e senza patria”, “diversa” dalle altre, in quanto barbara, non greca, appartenente ad un’altra cultura, ma soprattutto donna dalla personalità eroica. Dunque, tutto ciò che ella progetta e compie è permeato di motivazioni etiche proprie del codice eroico. Quindi, Medea ha una personalità che può essere definita “doppia” e questo dualismo, palesato nel monologo decisivo (Medea, vv 1021 – 1080) è dettato dal senso materno che la vede madre premurosa, pronta a salvare i propri figli dalla morte portandoli con lei ad Atene, e dal senso eroico che la spinge a vendicarsi del dolore inflittole dal marito con l’amore per Glauce e a non lasciare ai nemici la possibilità di deriderla. Quindi, la natura di donna affranta dal dolore, poiché il suo amore di moglie è stato ricambiato con l’infedeltà ed addirittura con l’espulsione, determina una stato d’animo dominato dal un’ incommensurabile volontà di vendetta che si minifesta, poi, sempre più, come un suo diritto a pieno titolo.

 

Il problema dell’origine e i modelli del romanzo greco

Il problema delle origini del romanzo greco è stato un tema dibattuto dai critici moderni. Molteplici sono state le tesi proposte. La tesi classica, e per un periodo la più accreditata, è avanzata dallo studioso Rohde che ritiene il romanzo risultato della fusione, avvenuta nell’età della Seconda Sofistica (30 a. C. – 529 d. C.), tra i racconti di viaggi, d’avventura e quelli eroici. La seconda tesi, invece, è quella di Levagnini che ritiene il romanzo una rielaborazione, effettuata in ambito storiografico, di leggende locali. Caratteristica è, invece, la tesi di Kerényi che vedeva un parallelismo tra la coppia divina del tipo Iside/Osiride e la coppia di amanti, protagonisti tipici dello schema del romanzo erotico – avventuroso. In particolare, egli evidenzia che il distacco – ricongiungimento dei due amanti allude alla morte del dio e alle dolorose prove della sua amata per riportarlo in vita.
Giangrande, infine, ritiene che il romanzo greco derivi dalla parafrasi in prosa delle elegie erotiche alessandrine, eseguite come esercitazioni nelle scuole di retorica. Diversi sono i modelli del romanzo greco: l’Odissea per lo schema, la Commedia Nuova per alcuni “tipi” di personaggi, la fabula Milesia per la cornice introduttiva, la poesia di Teocrito ed Apollonio Rodio per la forma del monologo interiore.

 

Tra i poeti ellenistici Callimaco è quello che afferma le nuove tendenze poetiche con maggiore intensità. Illustrale facendo riferimento alle sue opere facendo riferimento alle sue opere

Nel periodo ellenistico, convenzionalmente iniziato nel 323 a. C. (anno della morte di Alessandro il Grande) e terminato nel 30 a. C (anno della Battaglia di Azio, che segna la caduta dell’ultimo regno indipendente nato dallo smembramento dell’impero macedone), i poeti perseguono la ricerca di un’arte sempre più raffinata ed erudita in cui importanza primaria assume la scelta di argomenti poco divulgati o del tutto nuovi. Interprete di questa nuova poesia che mostra interesse per temi realistici, concepiti in chiave puramente fantastica e letteraria, è Callimaco, poeta presso la corte tolemaica. Esempio emblematico di questa nuova tendenza poetica è l’aition callimacheo la Chioma di Berenice. Si tratta di una poesia eziologica, in metro elegiaco, che narra una vicenda reale – fantastica per spiegare l’origine e la scoperta di un nuovo corpo astrale, chiamato, appunto, chioma di Berenice. Inoltre, Callimaco è l’inventore dell’epillio, breve componimento a carattere epico, proposto come alternativa al tradizionale poema epico di ampia estensione. Si tratta di un poemetto encomiastico, intitolato Ecale, in cui il grande eroe ateniese Teseo elogia l’ospitale Ecale edificando un tempio in onore di Zeus, suo padre, attribuendo, nell’epiteto, il nome di Ecale stessa.

 

Menandro rinnova profondamente la commedia attica, ridando vita ad un genere che sembrava avviato al tramonto. Illustra le modifiche da lui apportate alla commedia sul piano della struttura, dei contenuti e delle finalità

Menandro, commediografo dell’età ellenistica, rinnova profondamente la commedia antica sul piano della struttura, dei contenuti, delle finalità, in seguito a mutamenti politici e sociali intervenuti ad Atene e che segnano il declino delle strutture della polis. Il tipo di commedia menandrea è caratterizzata dalla divisione in cinque atti ed obbedisce ad uno schema collaudato che porta in scena la vita quotidiana e privata di un personaggio di varia estrazione sociale, portatore di tratti peculiari della propria attività oppure la tranquillità di una famiglia, di una coppia, scossa da contrati e ricomposta poi, grazie alla filantropia e alla tolleranza. Protagonista per eccellenza della produzione menandrea non è più la collettività, ma, il singolo individuo, cioè l’uomo reale con i suoi pregi e difetti che, attraverso il teatro, non vuole più trasmettere profondi insegnamenti dalla tematica politica. Pertanto, le finalità del teatro di Menandro sono:
Promuovere l’indagine sociale, cioè ammaestrare il pubblico su tematiche psicologiche – morali, quotidiane;
Promuovere il diletto negli spettatori, costituiti da una cerchia di aristocratici ed alto borghesi.

 

Il romanzo greco: un evento fra Letteratura e stile, dominato dalla natura come lieve e festoso accadimento di anime

Il termine “romanzo”, in riferimento alla letteratura greca, è, oggi, comunemente impiegato per indicare opere narrative di una certa lunghezza.
Molteplici, invece, erano i vocaboli adoperati dagli autori antichi per designare questo tipo di opera letteraria: “azione”, “racconto”, “narrazione”, “componimento”. Il tipico romanzo greco è quello a carattere erotico -avventuroso che presenta, per lo più, una struttura fissa: una coppia di innamorati viene divisa dall’azione di forze negative o dal capriccio della Tyche e può ritornare insieme solo dopo il superamento di molteplici peripezie. Questo tipo di romanzo differisce per molti aspetti dal romanzo “moderno”, in quanto risultano assenti l’analisi introspettiva dei personaggi e i messaggi etico – religiosi o politico-sociali che riflettano la concezione letteraria dell’autore.

 

Caratteri della storiografia di Polibio

Polibio, massimo storico dell’età ellenistica, è autore delle Storie, opera in quaranta libri, che racconta delle molteplici conquiste di Roma. L’opera può essere considerata una summa dei caratteri della storiografia polibiana: l’universalità, la pragmaticità, il ruolo della Tyche, la religione come instrumentum regni.
Polibio ritiene che il nuovo assetto del mondo è la conseguenza di un processo unitario realizzato a partire da Roma. Al carattere dell’universalità, Polibio, rifacendosi a Tucidide, associa quello della pragmaticità, cioe quello di una storia basata sulla realtà concreta dei fatti politici e militari resi attraverso lo studio attento dei documenti prodotti dallo storico, in quanto testimone diretto, l’osservazione dei luoghi d’azione e la conoscenza della politica. La Tyche, nelle storiografia polibiana, svolge un ruolo alquanto ambiguo, talvolta come elemento capriccioso, talvolta come forza provvidenziale, talvolta come personificazione di ciò che non è razionalmente spiegabile. Ultimo carattere è la religione come instrumentum regni, cioè Plibio considera la religione a Roma come un importantissima mezzo attraverso il quale si frena l’innata volubilità della massa.

 

Illustra le caratteristiche delle tragedie di Seneca

Al corpus delle tragedie senecane appartengono nove composizioni di argomento mitologico e una pretesta; la maggior parte di tali opere risale molto probabilmente al periodo in cui Seneca fu precettore e consigliere di Nerone e ha per argomento le conseguenze nefaste di passioni smisurate nelle vicende di re e tiranni; esse furono scritte con un intento pedagogico, al fine di ammonire il futuro imperatore circa i rischi del potere dispotico e delle passioni smisurate che animano i vari protagonisti delle tragedie: Agamennone, Edipo, Ercole, Medea, Fedra, Atreo. Tali tragedie probabilmente non erano destinate alla rappresentazione dinnanzi a un vasto pubblico ma alla lettura: così lasciano supporre gli espedienti tecnici che figurano nelle opere, come la rappresentazione di efferati delitti, e l’argomentazione assai delicata delle degenerazioni del potere tirannico. La struttura ravvisabile in tutte le opere presenta la contrapposizione tra la ragione, incarnata da personaggi secondari, e il furor dei protagonisti; prevale quasi sempre il secondo aspetto, e quindi le tragedie si rifanno al gusto del macabro prevalente ai tempi dell’autore. Il tono è quasi sempre declamatorio, a volte addirittura barocco; prevale inoltre lo stile concettoso.

 

Enuncia l’argomento, l’ambientazione, i personaggi, i valori sociali testimoniati nel Satyricon di Petronio.

Il Satyricon, generalmente annoverato nel genere romanzesco, racconta in prima persona le avventure di Encolpio, un giovane che compie un viaggio avventuroso in compagnia di un giovane di cui è innamorato, Gìtone. Assieme a Ascilto, compagno d’avventure e rivale d’amore, il protagonista vive di espedienti in una città campana della Magna Grecia. Uno degli episodi maggiormente significativi dell’opera è la cena offerta ai tre giovani dal ricchissimo liberto Trimalchione, caratterizzato linguisticamente in modo assai realistico. Dopo altre avventure cittadine, i tre si imbarcano e, scampati a un naufragio, giungono a Crotone, dove Encolpio, ormai impotente a causa di una vendetta del re Priapo, è vittima della beffa erotica di un’amante. Nel romanzo prevale la descrizione realistica di un mondo basso, popolato da studenti squattrinati, amanti opportunisti e avventurieri privi di scrupoli: rispetto a questa materia però Petronio riesce a mantenere sempre un certo distacco grazie alla tecnica dell’ironia. Tutte le avventure rispondono al gusto della comicità e in particolare del realismo comico: non ci sono filtri moralistici e lo stile è per lo più semplice, quello elevato è utilizzato soprattutto a fini parodistici. La visione che traspare dall’opera è quella di un senso generale di incertezza e del dominio incontrastato della fortuna.

 

I temi dominanti della “Germania” di Tacito?

La Germania è un trattato etnografico dedicato alla descrizione della Germania transrenana e delle sue popolazioni. Si descrivono i confini della regione, l’origine delle sue popolazioni, il clima e le risorse del Paese; grande spazio è dedicato ai mores dei germani. Nell’opera non è possibile rintracciare un’impostazione univoca: da un lato l’autore ammira i costumi non corrotti dei barbari, e che erano praticati anche dai Romani nei secoli precedenti, dall’altro egli non si stanca di sottolineare la superiorità romana nei confronti di tali popoli primitivi, facendo trasparire a volte anche del disprezzo. Il pensiero di Tacito diventa più chiaro nel momento in cui descrive la discordia che domina tra i barbari: grazie alle divisioni interne tali popolazioni sono state sconfitte dai Romani: da questa affermazione è evidente come lo sguardo di Tacito è sempre rivolto a Roma e alle ripercussioni delle vicende germaniche sull’impero.

 

Quali sono state le cause della crisi dell’eloquenza in età imperiale secondo l’opinione dei letterati più significativi di quel tempo?

Quintiliano, nell’Institutio oratoria attribuisce la decadenza dell’oratoria tantoa fattori tecnici, come la mancanza di buoni maestri e l’eccessivo uso di argomenti fittizi nelle declamazioni, quanto a argomenti di natura morale, in seguito alla corruzione del costume ro mano tradizionale; Quintiliano ripropone il modello di oratoria ciceroniana, non tenendo però conto del mutato contesto politico: sotto il principato infatti era improponibile il modello di oratore che si era delineato nell’età repubblicana perché l’oratoria non aveva più una reale funzione politica. Tacito invece, nel Dialogus de oratori bus, riconosce le cause della decadenza nell’istituzione del principato, essendo venuta meno la libertà politica propria dell’età repubblicana; tale spiegazione è esposta dal personaggio di Materno, mentre l’altro interlocutore, Messalla, elenca le tradizionali cause della corruzione dell’oratoria, coincidenti con quelle espresse da Quintiliano.