«Salendo su un foglio di carta», pubblicato dalla casa Editrice Aracne, è stato scritto da Alfredo Marzocchi, insegnante di fisica matematica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e da Stefano Martire, giovane laureato in matematica e appassionato di divulgazione scientifica.

Il libro è composto da dieci capitoli (in realtà c’è un capitolo nascosto: a voi trovarlo!), uno più originale dell’altro: gli stili sono diversi, perché gli autori alternano spiegazioni classiche a parti narrative, mentre le idee della matematica, vere protagoniste, ci accompagnano lungo tutto il percorso. Se il dilemma di un liceale medio riguarda il motivo per il quale sia necessario studiare matematica, rispondere associando l’equazione di secondo grado al moto di una palla in caduta libera può non essere efficace, visto che non fornisce una motivazione sufficiente. Gli autori si propongono allora di cercare la matematica che invade le nostre giornate in una forma più semplice, come dichiarano nel primo capitolo, che parte dalla dicotomia vero/falso per arrivare alla dimostrazione dell’infinità dei numeri primi. Già nel secondo capitolo troviamo un Euclide giovane e focoso che, pur rincorrendo una donna sulla spiaggia, non può non pensare alla matematica, perché «come spesso accade quando si pensa a tutt’altro, l’attenzione ti prende da una direzione diversa».
Il capitolo dedicato alla probabilità parte dall’errore della prof.ssa Bernelli, che affronta il paradosso dei compleanni, dimenticando la probabilità condizionata: non solo il problema è affrontato in modo diverso dal solito, ma il riferimento all’errore evidenzia come sia possibile per chiunque commettere errori e come ciò che conti non sia l’errore in sé, ma la capacità di correggerlo.
Non mancano le sfide: il teorema del fogliettino – contenuto nel paragrafo che dà il titolo al libro – e la terra al lazo sono la dimostrazione che non sempre l’intuizione può darci delle risposte giuste e il tema dell’intuizione è così importante da essere ripreso nel penultimo capitolo. In matematica l’intuizione non basta, anzi: a volte ci fa sbagliare ed è sufficiente conoscere la geometria analitica, per poter accedere, con qualche accorgimento, a questa scalata alla quarta dimensione, in un crescendo che ci accompagna dal cubo all’ipercubo di Salvador Dalì.
Lungo il cammino troviamo anche un processo alla matematica, che viene difesa da Richard Dedekind: l’accusa dalla quale si deve difendere è quella di aver inventato dei numeri fini a se stessi, ma la realtà è che ciò è avvenuto con lo scopo di «estendere l’idea di operazione». Viene riconosciuta, come unica colpevolezza della matematica, quella di aver attribuito agli insiemi numerici dei nomi ingannevoli, ma questa ingenuità viene pagata in termini di titoli di giornali, visto che spesso si fa riferimento ai numeri, «anche in corrispondenza di eventi, congressi o qualsiasi iniziativa nella quale di numeri non si parla minimamente». Dopo aver scalato le dimensioni, passando dal treno alla nave e arrivando fino all’astronave, dopo aver applicato il teorema di Pitagora alla geometria del taxi, l’ultimo capitolo è dedicato al migliore amico dell’uomo, il cane, che d’ora in avanti potrà essere un ottimo aiuto per capire il concetto di derivata. Dopo aver definito le funzioni, infatti, i due autori associato una funzione al consumo di crocchette di un cane e la derivata di questa funzione non sarà altro che la fame, ovvero la velocità di variazione della quantità di crocchette nella ciotola.
A causa della sintesi necessaria in una recensione, temo di aver creato molti dubbi, ma credo di aver sottolineato l’originalità di questo libro e da questa dovrebbe nascere la volontà di leggerlo. Posso garantire una risata a chiunque sceglierà di perdersi tra queste pagine e per questo motivo la lettura è consigliata a tutti coloro che si portano dentro un’immagine noiosa della matematica; posso garantire spunti e ispirazioni ed è per questo che gli insegnanti dovrebbero approfittare dell’occasione per raccogliere nuove idee per proporre in modo diverso i soliti contenuti.

Daniela Molinari

Commenti

commenti