Nel secolo scorso nel suo libro “Le matematiche” Pierre Léon Boutroux (1880-1922) scriveva “Sono ormai quattrocento anni che si tenta di mettere i matematici a contatto col mondo esterno: nessuna impresa è mai stata più fallace” e tuttavia concludeva che “un libro di matematica è bene che rimanga un po’ astruso; se esso richiederà maggiore riflessione, l’impressione che se ne trarrà sarà più conforme alla verità”.
Avrei davvero voluto affrontare lezioni di questo tipo quando ero al liceo? E che dire del teorema di Godel? e di Escher, che pur non essendo un vero e proprio matematico effettuava ricerche e rappresentazioni grafiche impostate sulla base di algoritmi, paradossi logici, configurazioni frattali… etc?
Su di una sua opera (mano con sfera) ho scritto un articolo sul mio sito, http://www.lenotizie.net …