Negli ultimi anni la corsa per ottenere certificazioni linguistiche di profilo sempre più alto ha coinvolto un grandissimo numero di studenti dalle scuole medie all’università. Conoscere le lingue, lo sappiamo, è sicuramente un valore aggiunto quanto si entra nel mercato del lavoro. Quello che invece è poco noto è che sono numerose le aziende italiane alla ricerca di candidati che conoscono il latino.

Gli specialisti delle risorse umane, oggi più che mai, considerano la conoscenza del latino come un sintomo di apertura mentale. Ma è possibile certificare la propria conoscenza del latino, al di fuori del voto in pagella? Nelle scorse settimane in sei città lombarde si sono tenuti i test per ottenere la certificazione in latino proprio come avviene per altre lingue straniere. Ma a breve potranno essere svolti anche in altre regioni d’Italia.
Per verificare le competenze degli studenti e degli adulti candidati, i test per quanto riguarda i primi tre dei quattro livelli della certificazione (A1, A2 e B1) non prevede la prova di traduzione. L’esame piuttosto verterà su esercizi di comprensione del testo: i ragazzi dovranno trasformare delle frasi da una forma linguistica a un’altra (tipo dall’attivo al passivo), affronteranno delle domande vero o falso e dovranno completare le frasi con alcune parole mancanti. Per il livello B2, quello più avanzato, è prevista invece la traduzione di una versione, così come avviene nei classici compiti in classe. l test durano due ore e non è possibile per i primi tre livelli usare il dizionario, concesso invece per chi dovrà sostenere la prova di traduzione.
Ma a cosa serve questo tipo di certificazione? Sicuramente ad inserire il latino nel curriculum, tra le altre competenze. Non si tratta però solo di un vezzo per intellettuali, ma una dimostrazione concreta delle capacità logiche individuali, dell’abilità nel conseguire un obbiettivo e di imparare nuove cose. Tutti aspetti che, a differenza di quanto si possa pensare, vengono presi in considerazione dalle aziende. E come spiega il professor Guido Milanese, uno dei due responsabili nazionali della Cusl e professore alla facoltà di scienze linguistiche della Cattolica: “Viene riconosciuto soprattutto all’estero: ho insegnato per qualche tempo negli Stati Uniti e ho avuto modo di osservare che i datori di lavoro fanno molta attenzione anche a competenze aggiuntive, come può essere la conoscenza del latino, rispetto a quelle richieste”.

Serena De Domenico

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