Dal prossimo anno scolastico, 60 prime classe di liceo, ITIS e istituti professionali, prenderanno parte ad un progetto sperimentale che prevede l’accorciamento del ciclo delle superiori da cinque a quattro anni.

Nei giorni scorsi il Ministro Giannini ha infatti firmato il decreto che consentirà un notevole ampliamento del numero di scuole coinvolte nel “Piano nazionale di innovazione ordinamentale per la sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado”. Fino ad oggi, infatti, sono 11 gli istituti italiani che stanno sperimentando i quattro anni d’insegnamento, 6 statali e 5 paritari.
Per prendere parte al progetto, le scuole dovranno avanzare entro tempi brevi la propria candidatura al MIUR e informare i genitori dei “futuri iscritti” della possibilità di aderire al piano di studi abbreviato. Interessanti i requisiti richiesti alle scuole per la candidatura, tra cui “un elevato livello di innovazione in ordine all’articolazione e alla rimodulazione dei piani di studio”. Perché, in ogni caso, occorrerà garantire agli studenti lo stesso numero di ore di lezione che frequentano i loro compagni impegnati in percorso quinquennali.
Occorrerà inoltre garantire l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia Clil – interamente in lingua straniera – a partire dal terzo anno, la valorizzazione delle attività laboratoriali e l’utilizzo di tecnologie didattiche innovative. Secondo le norme previste dalla Buona Scuola, inoltre, le scuole coinvolte dovranno introdurre nei loro percorsi formativi l’insegnamento della Storia dell’arte e del Diritto e prevedere programmi di alternanza scuola-lavoro, da svolgere esclusivamente durante le vacanze estive e invernali.
La sperimentazione rappresenta un importante passo verso l’internazionalizzazione della scuola italiana. In più della metà dei paesi europei la scolarizzazione si conclude a 19 anni, ma gli alunni spagnoli, francesi e inglesi, lasciano i banchi di scuola un anno prima. Accorciando il percorso di studi degli studenti italiani, quindi, si consente loro una maggiore competitività nel mercato del lavoro internazionale, a cui sempre più spesso, oggi, è necessario affacciarsi.

Serena De Domenico.

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