Tra gli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio l’idea imperante era cinica e spietata: la laurea per molti era solo un pezzo di carta utile, sul lungo periodo, per trovare un lavoro ben retribuito. Ben diverso il valore culturale e formativo che si attribuiva nei decenni precedenti, quando essere laureati implicava conoscenze e competenze con un giusto tornaconto dal punto di vista economico e professionale. Negli ultimi anni, invece, nell’immaginario collettivo il concetto di laurea ha subito l’ennesima scossa, ovviamente in negativo.

Di recente, siamo tornati a pensare che investire sugli studi universitari difficilmente può portare i frutti desiderati da genitori e studenti. E l’attuale crisi economica, la disoccupazione dilagante in tutti i settori di laureati e diplomati, di certo non aiuta a mitigare i nostri pensieri.

Ma davvero laurearsi non serve più a nulla? La risposta, spiazzante, ci arriva da dell’ultimo rapporto di Almalaurea, il 17esimo, sulla «Condizione occupazionale dei laureati» italiani, da cui è emerso che a un anno dalla laurea magistrale, 70 su cento trovano lavoro. Le cose sembrano migliorare dopo cinque anni: l’occupazione, indipendentemente dal tipo di laurea, è prossima al 90%, anche se risulta in calo rispetto al passato. E allora sì, la laurea serve ancora, è ancora un valore aggiunto in termini lavorativi e personali.

Interessantissimo il dato emerso sul ruolo svolto dalle esperienze di studio e stage svolte all’estero: a parità di ogni altra condizione, i laureati (di primo livello e magistrali) che hanno effettuato stage curriculari hanno il 10% di probabilità in più di lavorare rispetto a chi non ha nel curriculum tale esperienza formativa.

Un aspetto dell’indagine su cui dovranno riflettere genitori e scuola, in modo da permettere agli studenti di sfruttare, all’ingresso nel mondo del lavoro, la carta vincente rappresentata dalla conoscenza delle lingue straniere e lo sviluppo di competenze in ambito internazionale.

Anche dal punto di vista retributivo sembra che la situazione stia migliorando per i nuovi laureati rispetto agli anni precedenti, anche se gli attuali stipendi medi, ad un anno e a cinque anni dal conseguimento della laurea, restano ancora inferiori al 30% rispetto ai tempi d’oro per i laureati!

Per chi ancora avesse dubbi sul valore della laurea, chiudiamo con le parole di sintesi del rapporto Almalaurea. “La laurea, in Italia, continua a rappresentare un forte investimento contro la disoccupazione. I laureati godono di vantaggi occupazionali rispetto ai diplomati sia nell’arco della vita lavorativa sia, e ancor più, nelle fasi congiunturali negative come quella che stiamo vivendo”.

Serena De Domenico

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