Concorso Euclide-Scuola 2014

La Redazione di “Euclide. Giornale di matematica per i giovani” bandisce il concorso “La matematica in Classe”, rivolto agli studenti delle scuole primarie (quarta e quinta), secondarie di primo e secondo grado ed anche agli insegnanti.

Obiettivo del concorso valorizzare e potenziare lo studio della matematica.

Il tema prescelto “Come sarebbe la nostra vita senza la matematica”.

Questo argomento, che può spaziare fra le innumerevoli applicazioni dirette e indirette della matematica, ha lo scopo di sensibilizzare i giovani sull’enorme importanza e influenza della matematica nella vita di tutti i giorni.

Gli elaborati che saranno ritenuti meritevoli riceveranno un attestato con il nome della scuola, degli studenti o dello studente e dell’insegnante autori dell’elaborato con il titolo del lavoro presentato.

La scadenza è fissata al 30 aprile del 2014.

Tutti i lavori, suddivisi in scuole primarie, secondarie di primo grado, secondarie di secondo grado e insegnanti saranno inoltre pubblicati sul giornale on-line Euclide. Giornale di matematica per i Giovani nel numero di maggio 2014.

Si invitano gli insegnanti interessati a richiedere le modalità di partecipazione scrivendo all’indirizzo: [email protected] comunicando il titolo, anche provvisorio, del lavoro che si intende presentare.

Modalità stesura elaborat:

• Gli elaborati saranno inviati sia in .doc che in .pdf. a: [email protected]

• I margini per ogni pagina saranno: – inferiore e superiore = 2 cm – sinistro e destro = 2 cm

• Interlinea singola costante senza rientranza.

• Testo giustificato a destra e sinistra con sillabazione; se a principio di rigo si trovano due parole separate dall’apostrofo, si chiede di spezzare, quando possibile, una delle due parole.

• Carattere Calibri corpo 14 per il testo

• La prima pagina conterrà: – La testata del concorso – Il titolo del lavoro (carattere Calibri corpo 20 grassetto) su una o due righe a seconda della lunghezza del titolo – Nome e cognome (Calibri 16) degli alunni partecipanti in ordine alfabetico di cognome separati da punto e virgola, avendo cura di non spezzare né il nome, né il cognome. Tra parentesi indicare classe, sezione, tipo di scuola, nome della scuola, città, sigla provincia (Alunni: in grassetto) – Nome e cognome (Calibri 16) dell’insegnante referente. (Referente: in grassetto)

• Si precisa che una classe può presentare più di un lavoro.

• Le didascalie di eventuali figure avranno carattere Calibri corpo 12. 

 http://www.euclide-scuola.org/ 

I valori della scienza

Secondo l’opinione di Antonino Zichichi, noi non stiamo vivendo l’era della Scienza. Prova di ciò sarebbe la diffusa mistificazione culturale che si manifesta attraverso la tecnica selvaggia, le ideologie turlupinatrici e il potere politico violento. L’era della Scienza, sottolinea lo scienziato, sarà quando l’uomo saprà vivere appieno le emozioni che la Natura cela nelle sue recondite strutture.

In una sezione del suo libro “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo”, sottolinea come spesso la scienza sia stata abusata e svilita al ruolo di semplice tecnica e sostiene invece che la scienza è forse il bene maggiore che l’uomo abbia saputo scoprire nell’immanente. Propone, a tal proposito, una lista di valori strettamente connaturati all’attività scientifica e che sarebbe auspicabile fossero accolti come valori di riferimento di ogni società. Li voglio riportare qui di seguito, nello stesso ordine del libro e usando per lo più le sue stesse parole.

Rivoluzione. La rivoluzione scientifica non produce né morti né feriti. A rivoluzione avvenuta, tutti sono più ricchi di prima. Anche se sarebbe più corretto parlare di costruzione, più che di rivoluzione.

Razzismo. La scienza è un’attività intellettuale che respinge il razzismo in modo totale. Nessuno scienziato si sognerebbe mai di osteggiare le scoperte di altri scienziati per motivi razziali.

Universalità. La scienza dimostra che esistono leggi universali valide tanto sul nostro pianeta quanto in un angolo remoto della galassia.

Esaltazione dell’individuo. La Scienza esalta l’individuo e il suo valore. Il valore di uno scienziato non è imposto dalla forza, ma dalla sua intelligenza e dalla sua dedizione al lavoro.

Stimolo intellettuale. La scienza stimola l’uomo a sempre nuove conquiste non dando come definitivo alcun risultato, ma tendendo sempre ad un continuo miglioramento. Un’ideologia invece viene sempre presentata come se fosse l’ultimo traguardo di una conquista intellettuale, bloccando gli uomini per secoli su posizioni parziali e mai generali.

Umiltà. Lo scienziato si misura quotidianamente con problemi che non sa risolvere. La storia di ogni scoperta è la storia dello strenuo lavoro profuso da chi ha dedicato la propria esistenza al sapere e alle sue sfide.

Verità. Uno scienziato che raccontasse menzogne, sarebbe escluso dal contesto scientifico. Ogni risultato raggiunto deve poter essere replicato ovunque (e da chiunque ne abbia le competenze).

Riflessione sui fatti. La scienza educa a riflettere, a non affrettarsi in conclusioni prive di verifiche e a giudicare in modo obiettivo e non emotivo. Una teoria può essere soltanto vera o falsa: ogni altro attributo di giudizio è semplicemente privo di significato.

Bontà e tolleranza. La scienza insegna bontà e tolleranza intellettuali. Gli estremi non devono essere combattuti, ma capiti. Sono molti gli esempi in cui posizioni inizialmente antitetiche sono confluite in una sintesi che ha trovato negli opposti nuova ricchezza di contenuti.

Lotta ai pregiudizi. La scienza combatte i pregiudizi e sgretola gli errori, anche se questo richiede tempi lunghissimi.

Generosità. Trasmettere e comunicare i risultati scientifici è un atto di generosità verso il prossimo.

Libertà di pensiero. La libertà di pensiero è di vitale importanza per la Scienza. Essa rappresenta la vera facoltà dell’uomo di interrogare la natura e porre i quesiti a cui dare risposta.

Se vivessimo l’era della scienza, questi valori farebbero parte integrante della cultura presunta moderna, ma così non è dato che la nostra è ancora l’era delle mistificazioni culturali. Inoltre, “la Scienza nata poco meno di quattro secoli fa con Galileo Galilei, non è ancora entrata a far parte del patrimonio culturale dell’uomo cosiddetto moderno. La nostra era passerà alla storia come quella in cui hanno imperversato le peggiori mistificazioni culturali … Siamo ancora in una fase di transizione, in cui predomina la componente culturale prescientifica”.

Domenico Signorelli

Abbi il coraggio di conoscere di R. L. Montalcini

«La conoscenza è per definizione un bene, forse il bene supremo dell’uomo, perché senza di essa non possono esistere gli altri valori fondamentali ai quali ci si appella di continuo»: queste le parole con le quali Rita Levi Montalcini introduce la propria opera con il prologo.

Abbi il coraggio di conoscere è una raccolta di quaranta saggi, suddivisi in tre gruppi: “L’universo cerebrale” (15 saggi), “Rivoluzioni socioculturali” (17 saggi) e “Sistemi di valori” (8 saggi). Con queste dissertazioni, la scienziata ci invita a riflettere sul divario esistente tra le facoltà cognitive e le capacità emotive dell’uomo moderno: se da un lato, l’uomo sente di avere il potere quasi assoluto del globo terrestre, dall’altro non è in grado di gestire le proprie emozioni, che sono rimaste «al livello di quelle dell’uomo preistorico». Così, la Montalcini fa suo il motto di Kant «Sapere Aude», un monito indirizzato ad ognuno di noi e valido ancora oggi: «Deve essere considerato come obbligo morale di tutti gli individui, sia come esseri umani e ancor più in qualità di scienziati ed educatori, il compito di affrontare le problematiche che affliggono l’intero genere umano usando al massimo grado le capacità raziocinanti in loro possesso, anche quando questo dovesse significare lottare contro interessi prestabiliti dalle sfere di influenza vincolate a quelle del potere».

Nel primo gruppo di saggi, Rita Levi Montalcini ci parla del cervello e del suo processo evolutivo durato quattro milioni di anni. Conoscere il cervello è necessario per guidare al meglio le nostre potenzialità e per gestire le nostre emozioni. Gli studi neuroanatomici, l’Intelligenza Artificiale, il linguaggio, l’apprendimento, la memoria, il legame tra scienza e arte sono tra gli argomenti trattati.

Nel secondo gruppo di saggi, la trattazione è sicuramente meno tecnica rispetto al precedente, ma molto coinvolgente, visto gli argomenti trattati: il commento che la scienziata ci fornisce è serio e pacato, ma con forti basi scientifiche. Ci viene offerto un antidoto alla vecchiaia, con l’invito ad essere consapevoli delle capacità cerebrali in nostro possesso e a farne buon uso, ci viene descritto il ruolo attivo della donna nel successo delle iniziative di microcredito nel mondo non sviluppato, sottolineando l’importanza dell’istruzione che da sola può far migliorare le condizioni di vita, ci viene spiegato che la maggiore conoscenza del funzionamento del cervello può modificare i sistemi pedagogici, per plasmare al meglio il carattere e il comportamento… e poi ancora l’importanza dell’acqua, la tragedia della fame nel mondo, le guerre, il razzismo sono gli argomenti principali.

Nell’ultima parte, vengono affrontati i temi più attuali, come l’eutanasia, la clonazione, il rapporto tra scienza e etica. L’idea di fondo è che la conoscenza sia per definizione un bene – come sostenuto anche negli altri saggi – ma questo non significa che gli scienziati utilizzino sempre al meglio questa conoscenza, visto che anche tra di essi «esistono individui ambigui o senza scrupoli esattamente come nelle altre professioni». Se da un lato la società moderna ha il dovere di prefiggersi la conoscenza del mondo circostante, dall’altro deve anche controllare tutti coloro che hanno la possibilità di utilizzare queste conoscenze, anche gli scienziati.

Daniela Molinari

Studiare musica non rende più intelligenti, ma migliora la nostra vita

La teoria secondo cui studiare musica rende più intelligenti, da anni al centro di una controversia tra studiosi, è stata definitivamente smentita da una nuova ricerca. Nota al grande pubblico come “Effetto Mozart”, si tratta di una teoria diffusa negli anni Novanta, quando fu pubblicato sulla rivista Nature un articolo firmato da un’equipe di neurobiologi secondo i quali facendo ascoltare agli studenti 10 minuti di Sonata, i soggetti dimostravano un miglioramento nelle capacità di ragionamento spazio temporali.

Ma l’Effetto Mozart pare non avere nessun fondamento scientifico, anzi secondo quanto dimostrato dagli studi condotti da Samuel Mehr, ricercatore dell’Università di Harvard (USA), si tratterebbe di una teoria basata su dati raccolti secondo parametri statistici non validi e confusa con l’idea scientificamente provata che imparare a suonare uno strumento aiuta i bambini a sviluppare creatività, disciplina e autostima.

Mehr ha effettuato due nuovi esperimenti, reclutando coppie di genitori con figli di 4 anni. Nel primo, adulti e bambini sono stati inseriti casualmente in una classe di musica Nel secondo sono stati chiamati i genitori con i rispettivi figli, alcuni hanno ricevuto lezioni di musica e metà no.

Durante i test sono state misurate le abilità raggiunte nella matematica, nel linguaggio e nelle abilità visuo-spaziali dei bambini. «Anche se tra le performance dei vari gruppi ci sono state leggere differenze nessuna ha rilevanza statistica» afferma Mehr. In altre parole, lo studio della musica non ha reso più intelligenti, dal punto di vista dei meri risultati, i bambini testati.

Lo studioso ci tiene però a precisare che questo non deve istigare grandi e piccini ad abbandonare lo studio della musica: «Non insegniamo Shakespeare (o Dante!) ai bambini perché crediamo che li aiuterà nei test di valutazione dell’intelligenza, ma perché riteniamo sia importante» ha spiegato il ricercatore.

Non bisogna sottovalutare, inoltre, i benefici che la musica può avere quotidianamente sul nostro umore. Ascoltare musica, in particolare musica che riteniamo piacevole, quella del compositore austriaco così come quella del nostro artista pop preferito, fa aumentare il livello di dopamina (un neurotrasmettitore che solleva il tono dell’umore) nel cervello, fattore che molto probabilmente migliora le prestazioni cognitive, ma che sicuramente ci rende più sereni.

Serena De Domenico

Equazione di Maxwell e topologia

Che cos’hanno in comune? Secondo uno studio pubblicato su “Physical Review Letters” da Hridesh Kedia, del Dipartimento di fisica dell’Università di Chicago, le equazioni di Maxwell, perla dell’elettromagnetismo, hanno nuove soluzioni che possono essere pensate “a forma di nodo”. Innanzi tutto, vediamo quali sono i componenti di questa nuova inedita coppia.

Nel “Trattato sull’elettricità ed il magnetismo” del 1873, James Clerk Maxwell enuncia quattro importanti leggi, note come “Equazioni di Maxwell”, che dimostrano come non sia più possibile studiare il campo elettrico e il campo magnetico in modo isolato: nel caso dinamico i due campi sono due diversi aspetti di un unico ente fisico. Queste leggi sono quindi un’importante e profonda sintesi del lavoro dei suoi predecessori, ma non mancano le innovazioni. Anche per l’epoca – come accade per i nostri studenti – la teoria di Maxwell appariva matematicamente difficile e solo l’intervento di Heinrich Hertz permise un’ampia diffusione e una maggiore comprensione dell’importanza delle equazioni per la fisica. Egli scrisse una “monografia riassuntiva dell’elettrodinamica che divenne un classico e servì ad aprire i suggelli per coloro che non erano in grado di penetrare l’opera originale di Maxwell” (Segrè, Personaggi e scoperte della fisica).

La topologia vede uno dei primi risultati in un articolo di Eulero del 1736 sui Sette ponti di Königsberg e, successivamente, riceve i contributi di Poincaré, Fréchet e Hausdorff, ma solo nel 1922 Kuratovskij fornì il concetto di spazio topologico. La topologia è una delle più importanti branche della matematica moderna e consiste nello studio delle proprietà delle figure che non cambiano quando viene effettuata una deformazione senza “strappi”, “sovrapposizioni” o “incollature” (un buon esempio di applicazione della topologia è rappresentato dal cartone animato Barbapapà: questi pupazzi si trasformano in un sacco di oggetti di uso comune, senza rompersi). I bambini sono abili nel creare oggetti topologicamente equivalenti, visto il loro amore per la plastilina: possono quindi trasformare un cubo in una sfera o viceversa, semplicemente deformandoli.

Lo studio di Kedia ha creato un collegamento fra due ambiti molto diversi, affiancando le equazioni di Maxwell ai nodi topologici: in topologia per nodo si intende una curva semplice chiusa nello spazio tridimensionale, come una corda molto fine i cui estremi vengono collegati in modo da ottenere figure intrecciate. Secondo i calcoli effettuati al computer da Kedia e dai suoi colleghi, le equazioni di Maxwell sono soddisfatte da alcune strutture di luce, che rientrano in due categorie topologiche, ovvero i nodi torici e il link: i nodi torici sono nodi contenuti nella superficie di un toro (il toro può essere visualizzato come una ciambella), mentre un esempio di link è dato dai cinque anelli simbolo delle olimpiadi, in quanto un link è un insieme di diversi nodi variamente intrecciati.

Forse è un po’ presto per realizzare delle applicazioni per questi risultati teorici, ma sono già state formulate delle ipotesi. Un’applicazione potrebbe essere nelle tecniche di intrappolamento degli atomi ultrafreddi: si tratta di una delle tecniche utilizzate attualmente per investigare le proprietà della materia e consiste nel raffreddare e successivamente intrappolare un campione di atomi a temperature prossime allo zero assoluto, utilizzando fasci laser che diminuiscono la velocità degli atomi di alcuni elementi allo stato di vapore, purché si trovino confinati in uno spazio limitato. Per la teoria cinetica dei gas, diminuzione di velocità significa diminuzione della temperatura e, con l’aggiunta di un campo magnetico, gli atomi raffreddati possono essere intrappolati in un volume di pochi millimetri cubi.

La seconda applicazione riguarda lo studio di sistemi fisici complessi come i plasmi: il plasma, che rappresenta il quarto stato fisico della materia (insieme a solido, liquido e aeriforme) è un gas ionizzato, costituito da un insieme di elettroni e ioni e globalmente neutro. Fu identificato nel 1879 da sir William Crookes, che realizzò i tubi di Crookes, antenati dei tubi catodici e delle lampade al neon. Attualmente, la fisica del plasma è un settore in piena espansione, non solo in ambito nucleare, ma anche per applicazioni industriali e per la propulsione spaziale.

In altre parole, se si riuscisse a trovare un’applicazione dello studio di Kedia, oltre a essere un grande risultato dal punto di vista matematico per i collegamenti creati tra elettromagnetismo e topologia, porterebbe anche a una notevole evoluzione in campi tecnici importanti e attualmente in espansione. Daniela Molinari

Gli Istituti Tecnici Superiori, una valida alternativa all’Università

Gli ITS, ovvero gli Istituti Tecnici Superiori, sono “scuole ad alta specializzazione tecnologica” dei corsi biennali o triennali post diploma – da non confondere quindi con gli ITIS, ovvero gli Istituti tecnici industriali statali – inclusi a partire dal 2008 tra le proposte del sistema di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS).

Ancora poco conosciuti tra gli studenti, gli ITS sembrano avere tutte le carte in regola per diventare una valida alternativa all’Università. Recenti statistiche, diffuse dal Ministero, hanno messo in evidenza che il 59% di diplomati ai corsi degli ITS ha trovato subito lavoro.

Attualmente gli studenti italiani che frequentano i corsi sono oltre 5000, 65 gli ITS in tutta Italia con 247 percorsi formativi avviati e 825 studenti già diplomati. Le Regioni che hanno attivato il maggior numero di corsi sono Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio e Veneto. Accademia italiana della Marina Mercantile.

Gli Istituti Tecnici Superiori si pongono l’obbiettivo di rispondere al bisogno delle aziende di assumere personale con elevate competenze tecniche e tecnologiche. I giovani in uscita da questi corsi, quindi, si caratterizzano per un profilo competitivo e di sicuro interesse per il mercato del lavoro attuale, proprio perché sono stati formati in aree tecniche specifiche che corrispondono a precisi segmenti industriali attualmente in espansione. Non possiamo quindi sottovalutare l’importanza di una formazione ad hoc che da una parte mira a istruire i giovani ai massimi livelli, dall’altro offre corsi fortemente orientanti al mercato. Da qui ne consegue l’altissimo tasso d’impiego che hanno i diplomati degli ITS.

Le aree tecnologiche che corrispondono ai percorsi degli ITS sono:

– Efficienza energetica

– Mobilità sostenibile

– Nuove tecnologie della vita

– Nuove tecnologie per il Made in Italy (sistemi meccanica, moda, alimentare, casa, servizi alle imprese)

– Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali

– Tecnologie dell’ informazione e della comunicazione.

La durata dei corsi, non universitari, divisi in semestri, è complessivamente pari a due anni (quattro semestri) per un totale di 1800/2000 ore. Per particolari figure può essere prevista anche una durata superiore, con percorsi di 6 semestri, istituiti dagli ITS in convenzione con l’università. Il percorso didattico prevede una parte di attività in laboratorio e tirocini obbligatori per almeno il 30% del monte orario complessivo e la metà dei docenti è proveniente dal mondo del lavoro e delle professioni.

Corsi pratici quindi, in cui la teoria procede al braccetto con la pratica e in cui l’orientamento al lavoro è la chiave di volta.

Per maggiori informazioni http://www.indire.it/its/  

Serena De Domenico

Problema 8: Indici Multicriteri; esempio nella valutazione degli investimenti

Le decisioni che sono valutate su un solo criterio sono più facili da prendere. Le decisioni valutate da criteri multipli sono più complesse. Nel seguito un problema di scelta tra sei investimenti valutati su sei criteri. Confrontare e scegliere progetti d’investimento è piuttosto difficile quando non ci si trovi nel caso di preferenza assoluta (la curva del cash flow cumulato di un progetto è sempre superiore a quella di tutti gli altri). Se si sceglie un solo criterio, qualunque esso sia, si possono spesso avere degli ordinamenti tra i progetti contrari al più semplice buon senso.

Gli indici più diffusi per valutare un investimento sono:

1) Il risultato economico attualizzato (REA o NPV) che misura la capacità di creare valore sulla vita intera del progetto.

2) L’equivalente annuo (EA o PMT) che misura la capacità annua di creare valore; è assimilabile allo Economic Value Added (EVA).

3) L’indice di profittabilità (IP o PI) che misura il rendimento del progetto per ogni Euro investito.

4) Il tasso di rendimento interno (TRI o IRR) che misura il massimo costo del denaro sopportabile dal progetto.

5) Il tempo di recupero (TR o PB) che misura la liquidità del progetto ovvero il tempo necessario a far rientrare i capitali investiti.

6) Un indicatore di rischio (IR o RI) che può essere definito in vari modi, ad esempio con un valore compreso trà 0 e 100.

La tabella riportata di seguito mostra il valore dei sei indici valutati sui sei progetti d’investimento alternativi. Quale progetto scegliereste?

  valore degli indici
  inv.1 inv.2 inv.3 inv.4 inv.5 inv.6 ideale
IRR (%) 33,73% 84,90% 20,82% 23,60% 23,38% 30,64% 84,90%
NPV (Eur) 57,67 54,13 62,50 92,02 243,43 6,87 243,43
Pl (index) 0,58 1,08 0,43 0,63 0,24 0,38 1,08
PMT (Eur/anno) 18,19 31,19 16,49 14,98 97,89 2,76 97,89
PB (anni) 2 1 4 4 2 2 1
Risk (0-100) 40 20 50 30 80 10 10

Inserisci un commento nell’articolo oppure contatta l’autore r.chiappi AT virgilio.it


download  SOLUZIONE 
Scarica il File Excel con la soluzione del problema

Geometria molecolare e forze intermolecolari

<

Test di chimica per la secondaria di secondo grado. Geometria molecolare e forze intermolecolari: forze tra le molecole, distribuzione di carica simmetrica, disposizione tetraedrica, orbitali ibridi, angolo di legame, forze intermolecolari, teoria VSEPR, molecola apolare, forze di attrazione dipolo-dipolo, legami a ponte di idrogeno, forze intermolecolari di London, affinità elettronica, orbitali atomici.

Geometria molecolare e forze intermolecolari



download pdf


Le acrobazie di Born e Oppenheimer

Dietro ogni conquista scientifica c’è sempre un lavoro estenuante, una dedizione assidua e un incrollabile desiderio di superare i limiti. Molto spesso il vero problema non è rappresentato dalla complessità di risoluzione matematica o dalla difficoltà costruttiva di strumentazione, ma dalla necessità di attivare nuovi modi di pensare e abbandonare consolidate e rassicuranti certezze.

La storia della scienza è un susseguirsi di brillanti intuizioni. Un esperimento, prima di divenire un inattaccabile modello matematico, è soprattutto uno straordinario momento creativo, un atto rivoluzionario del pensiero che abbandona il familiare sentiero della conoscenza, per imboccarne un altro con coraggio ed estroso ingegno.

Col senno di poi, tutto sembra naturale, quasi scontato, ma senza quell’intuizione illuminante, senza quel cambio di punto di vista, nulla sarebbe stato possibile.

Il valore di un’intuizione è determinante. E’ ancora più determinante se applicata a fenomeni che esulano dalla nostra scala di osservazione dove gli eventi sembrano seguire leggi deterministiche e grazie alle quali è possibile prevedere il comportamento di un sistema fisico in modo esatto, conoscendo il suo stato ad un istante di tempo iniziale. Perciò, non finirà mai di stupire il salto concettuale indispensabile per comprendere l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. L’inevitabile cambio di paradigma necessario per intuire, osservare e interpretare cosa accade in quella scala di tempi e grandezze, rappresenta uno sforzo intellettuale impareggiabile.

In questo articolo voglio sottolineare uno di questi momenti di geniale creatività, uno dei tanti significativi sforzi intellettuali: l’equazione di Born-Oppenheimer, grazie alla quale è stato possibile semplificare lo studio dell’equazione di Schroedinger rendendola, così, praticabile.

Un’intuizione geniale è un faro che illumina l’esistenza, qualunque sia l’ambito di applicazione. Per quanto la realtà dei fenomeni macroscopici possa ingannevolmente indurre a pensare che ciò che può essere facilmente osservato, e in alcuni casi toccato, sia relativamente più semplice da studiare e interpretare, sarebbe sbagliato concludere che, ad esempio, le intuizioni di Galileo sul moto dei corpi siano state più agevoli poiché suffragate da “sensate esperienze”, mentre le intuizioni di chi indaga il submicroscopico siano più complesse poiché, in quel contesto, i sensi sono pesantemente invalidati. In entrambi casi è stata necessaria un’acrobazia della mente, un capovolgimento del senso comune.

Tuttavia, a chi come noi osserva da distante spettatore il mondo delle particelle elementari, potendone studiare le manifestazioni soltanto sui libri e sforzandosi con fatica di immaginare la concreta realizzazione di un esperimento, le acrobazie intellettuali dei fisici quantistici appaiono come sconvolgenti conclusioni.

Rivolgendo l’attenzione alla struttura microscopica della materia, ci sembra che ogni cosa perda di logica: il “certo” cede il posto al “probabile”, l’osservazione altera e disturba l’oggetto osservato. Di fronte alla scala di grandezze atomiche non è solo necessario utilizzare leggi fisiche diverse da quelle del mondo macroscopico, ma è soprattutto necessario smettere di pensare in modo simile a come viene naturale pensare dinanzi alla realtà che abbiamo sotto gli occhi.

L’equazione di Schroedinger è l’equivalente dell’equazione di Newton nella descrizione del mondo fisico microscopico. E’ un’equazione molto simile a quella di D’Alembert per le onde classiche e descrive l’evoluzione di un certo stato iniziale, definendo così la funzione d’onda ad ogni istante.

Le funzioni d’onda sono strutture matematiche molto complesse. In generale, sono funzioni delle coordinate di tutti gli oggetti in gioco, cioè elettroni e nuclei, del sistema in studio, il che rende l’equazione di Schroedinger impossibile da risolvere in modo esatto per sistemi realistici. Esistono diverse approssimazioni possibili, ma la più utile è di certo quella di Born-Oppenheimer, in base alla quale è possibile scindere l’equazione in due distinti problemi: un problema elettronico e un problema nucleare. Tale approssimazione è possibile poiché il moto dei nuclei e quello degli elettroni si sviluppano su scale cronologiche molto distanti, dato che i nuclei possono arrivare ad essere più pesanti degli elettroni di parecchie migliaia di volte. E’ ragionevole quindi considerare i nuclei come fissi nello spazio e concentrarsi esclusivamente sugli elettroni. In un secondo momento, se necessario, si passerà a studiare il moto dei nuclei.

Noi facciamo fatica a dare concretamente forma a realtà così microscopiche; ci sforziamo di capire come sia possibile separare il moto di oggetti le cui dimensioni sono inferiori alla centesima parte del milionesimo di centimetro e la cui durata di vita, a volte, si consuma in tempi così brevi che non sarebbero misurabili con nessuno dei cronografi a nostra disposizione, ma ci rendiamo perfettamente conto di essere di fronte all’ennesima acrobazia dell’intelligenza.

Domenico Signorelli

Finalmente so… tutto!

Dal flusso di emoglobina alla Gittata Cardiaca! Stabilito che la retta del secondo quadrante in realtà non è una retta, ma una regressione attendibile, le applicazioni in biologia, sociologia e antropologia diventano innumerevoli. Resta da mettere in evidenza come la mente umana pur diventando più ricca di mezzi e conoscenze non cambi sostanzialmente il suo approccio ai problemi, imparando dalla esperienza e dalla sua analisi.

Ne volete una dimostrazione? Una terapia già in uso da anni in caso di malattie estremamente gravi del midollo osseo o di tumori solidi del peritoneo con metastasi diffuse, prevede di somministrare una dose di farmaci e radiazioni ben oltre la dose “mortale”, teoricamente in grado però di distruggere le cellule midollari ossee geneticamente malate o del tumore (ereditario o acquisito). Il trapianto di midollo osseo, messo in atto qualche giorno dopo questa terapia, assodato in alcuni campi, ma sperimentale e di estrema ratio in altri, fa si che il paziente a volte, guarisca, esattamente come Benvenuto Cellini. Il sopravvissuto ora ha due patrimoni genetici; uno suo proprio e uno del donatore di midollo.

I Greci che davanti un bicchiere di sidro filosofeggiavano, avevano immaginato un simile mitico animale come qualcosa con la testa di un aquila, il corpo di leone e la coda di serpente e l’avevano chiamata Chimera. Ne esistono di bellissimi esemplari scultorei Etruschi. Ora dopo venti secoli, ogni volta che si procede ad un trapianto non c’è più bisogno di alcool (“Al cool “ovvero “il Demonio” per gli arabi) per vedere le Chimere, dimostrando una volta per tutte, che è vero che se non hai fantasia non puoi fare lo Scienziato!

Stabilito nel quadrante due il flusso di Emoglobina kg/min in 750 ml determiniamo la concentrazione nell’atleta in esame (di solito è attorno a 15gr/100ml nell’uomo, un po’ meno nella donna, in questo campo non si è ancora raggiunta la parità!)

I 15 gr di emoglobina di un uomo normale trasportano circa 20 ml di ossigeno ( 1g Hb = 1,34 ml O2o Q.

Come tutti i fenomeni naturali (scientifici e ripetibili) il tutto è compresso in un’elegante formula conosciuta come formula di Fick, che contiene tutti gli elementi esaminati nel diagramma di Margaria.

Questa è l’equazione nella sua forma piu semplice $Q=(VO_2)/(C(a-v) O_2)$ dove $C(a-v)O_2$ sta per contenuto arterioso meno il venoso di ossigeno.

Il Contenuto arterioso di Ossigeno si calcola come CaO2= Hb x 1,34 x Saturazione O2+PaO2x0,003.

Dando per scontato una pressione parziale di O2 da noi calcolata ai polmoni di 100mhg e concentrazione di 15gr di Emoglobina, il Ca di O2di seguire fino in fondo.

ossigeno con il quoziente respiratorio, nel calcolo si può usare la CO2O2 ma non ci complichiamo la vita!

Per usare questa formula in maniera cruenta che serve anche per la determinazione della gettata di un singolo organo basta prendere il sangue refluo dall’organismo, che arriva alle sezione destre del cuore, meglio ancora in arteria polmonare. Abbiamo affermato che oltre al metodo del gas esiste la possibilità di misurare la gittata con l’iniezione di un colorante o di una soluzione un pò piu fredda dei 37 C° perché tra i due metodi di misura c’è una buona correlazione.

Per la precisione del linguaggio scientifico occorrerà capire meglio il significato di questo termine. Poniamo il caso di raccogliere le gittate di diversi pazienti con i due sistemi che chiameremo V (consumo di Ossigeno) e D (diluizione). Riportiamo i dati su un grafico cartesiano e leggiamo che l’atleta Uno ha sulle asse delle X (met Fick) una gittata di 2,2 litri e 3,2 sulle Y (termodiluizione o colorante). Il numero Due 3,9 litri e 4 litri; cosi via fino ad ottenere un grafico di questo tipo:

 

Gia a prima vista questa disposizione di dati, fa vedere che la correlazione tra essi è alta e quindi i due metodi di misura sono probabilmente sovrapponibili. L’indice di correlazione statistica varia da -1 (correlazione inversa, passa per 0, quando non c’è nessuna correlazione) e va a +1 quando la correlazione è altissima.

In questo caso (con dati fittizi) i punti tendono a formare una retta e la correlazione calcolata è di 0,9 (molto alta) e indica che i due metodi sono sovrapponibili. L’indice ritenuto “buona correlazione” con le scienze sociali è di 0,6. Per le discipline più meccaniche ed ingegneristice, come questa è di 0,8. Se non vi fosse nessuna correlazione i dati tenderebbero a trasformarsi in un cerchio o una figura informe, senza nessun orientamento o quasi. Addirittura al crescere della grandezza Y il valore delle X potrebbe anche scendere, la disposizione dei dati avrebbe allora i valori asin del grafico più in alto di quelli della sezione destra (correlazione inversa).

Per approfondire la precisione, tracciamo ora una linea retta che divida orizzontalmente i dati (sotto la linea rossa tratteggiata). Dei 18 punti, ne lasciamo nove sopra e nove sotto; questa retta si chiama mediana orizzontale.

Tracciamo ora la mediana verticale, con gli stessi criteri e segniamo i quattro quadranti cosi ottenuti numerandoli da destra in alto, in senso antiorario I – II – III – IV.

Individuiamo ora i due quadranti opposti che raccolgono piu punti, in questo caso il primo e il terzo e tracciamo le due mediane, dei quadranti esattamente come prima.

Segniamo i punti d’intersezione A e B e uniamoli con una retta: questa retta si chiama retta di regressione ed è utile quando vogliamo prevedere l’andamento di un fenomeno correlato a un’altra grandezza.

Vi ricorda niente? Si tratta di una retta di regressione solo che stavolta l’abbiamo costruita manualmente.

Altius Citius Fortior

Non ci crederete,; ma possiamo fare di più. Ammettiamo che i dati del vostro atleta siano raccolti non da voi stessi ma che più allenatori partecipino al buon andamento dell’allenamento o che diversi medici di turno provvedano alla misurazione della gittata cardiaca. Colorando in maniera personalizzata i dati di ciascun sperimentatore, avrete una analisi di “stratificazione“; vedrete cioè i dati stratificati, evidenziando chi li ha raccolti e verificando ancora una volta “de visu”, la buona aderenza o meno degli operatori al metodo di misura.

In figura sono rappresentati dati raccolti da due diversi operatori: il grafico dimostra che al crescere della X il valore di Y diminuisce (correlazione inversa) ma anche che la correlazione tra i dati dei due rilevatori è buona!

Ovviamente ottenuta la gittata cardiaca dividendo per la frequenza (quante volte al minuto il cuore batte) avrete la gittata pulsatoria o stroke volume; trovate così che i circa 3750 litri che abbiamo calcolato mandano in circolo 75 ml di sangue ad ogni battito e 50 ml di ossigeno.

Abbiamo concluso con questo il III e IV quadrante e ora potremmo trattare i dati sul quaderno in giardino, senza laptop! Dopo tutto fu così che, nei primi del Novecento, Gosset, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Student scoprì che occorreva dare al terreno il concime azotato nei mesi primaverili altrimenti le piogge lo avrebbe dilavato troppo presto per il periodo della semina!

Arrivano le Geminidi, le stelle cadenti di dicembre

E’ in arrivo uno dei più bei sciami di meteoriti: le Geminidi. Si manifesta dal 7 al 17 dicembre, tuttavia il massimo dell’attività si concentrerà nella notte tra il 13 ed il 14. La Luna disturberà l’osservazione delle scie più deboli, ma ciononostante lo sciame delle Geminidi è comunque uno sciame che saprà regalarci grandi soddisfazioni.

La sua attività infatti è paragonabile a quella delle più note Perseidi, di agosto. Il nome ci suggerisce che il radiante, punto da cui sembreranno provenire le scie, si trova nella costellazione dei gemelli, quindi occorrerà guardare, in direzione Sud, nel cuore della notte.

Ovviamente andrà bene guardare anche tutto intorno al radiante stesso, l’importante è non rivolgersi a Nord.

Ci sarà facilissimo rintracciare la costellazione dei Gemelli in quanto, oltre ad essere vicina alla più nota costellazione di Orione, contiene al suo interno un astro brillantissimo (il più luminoso dopo la Luna), si tratta di Giove, il gigante gassoso del Sistema Solare.

Piccola curiosità: questo sciame meteorico è generato dai detriti di “3200 Phaeton” un asteroide residuo di una cometa estinta.

Non mi rimane che augurarvi una buona osservazione.

Vito Lecci

http://parcoastronomico.it/

Matematica una storia illustrata dei numeri

Appena uscito un elegante libro illustrato sulla storia dei numeri, con oltre 300 raffinate illustrazioni e un poster di 2,5 metri con una cronologia della matematica in parallelo con i grandi avvenimenti della storia mondiale. Una storia dei numeri, della matematica e delle idee, la vita e le opere dei matematici che hanno cambiato il nostro mondo.

Il libro presenta con una veste elegante, riccamente illustrata, i 100 enigmi che hanno fatto la storia della matematica e di come siamo giunti a risolverli, quali sono state le idee e quali sono stati i matematici che li hanno risolti.

Tra gli argomenti: imparare a contare, l’abaco, il teorema di Pitagora, il papiro di Rhind, musica e matematica, il rapporto aureo, la logica, i quadrati magici, pi greco, la misura della Terra, il calendario moderno, gli algoritmi, la crittografia, la sequenza di Fibonacci, la prospettiva, il pendolo, i logaritmi, i numeri complessi, i calcolatori, i numeri binari, la teoria dei grafi, il problema dei tre corpi, il teorema di Bayes, le perturbazioni, la geometria non euclidea, l’algebra booleana, l’infinito, la topologia, la genetica, la matematica dei quanti, il teorema di Goedel, la macchina di Turing, la teoria dei giochi, il caos, le catastrofi, il teorema dei quattro colori, la crittografia, i frattali.

L’autore è Tom Jakson autore di oltre 80 libri sulla scienza. Il libro è edito da Rizzoli. Una buona idea per un regalo, per incuriosire e soddisfare le curiosità sui perché della matematica.