Destinazione: rivista scolastica
Molto spesso telegiornali e quotidiani riportano terribili notizie di violenze tra i giovani. Anche questi ultimi, infatti, non sono immuni dall’esercitare terribili forme di aggressività. Un esempio è costituito dallo sconsiderato gesto attuato da quattro ragazzini in una scuola torinese contro un loro compagno down. Essi, secondo quanto riportato da Marina Corradi in un articolo pubblicato da Avvenire il 14-11-2006 intitolato Quella meschina prodezza esibita su Internet, hanno cominciato a picchiare il malcapitato tra le risa generali degli altri ragazzi. È questa una forma di bullismo. Si tratta di ragazzi che, per far mostra di sé, sfogano il loro violento istinto sui coetanei. Il bullismo riguarda sia i maschi che le femmine. È un gruppo che accoglie fra i suoi membri chi non vuole sentirsi escluso dagli altri. È una forma di violenza non solo fisica, ma anche psicologica. Alberoni, in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 3-12-2006 intitolato Il bullismo si elimina in una scuola competitiva, definisce “bulli” coloro che si riuniscono intorno a un capo e fanno tutto ciò che lui comanda loro di fare, anche e soprattutto atti violenti. Si tratta di ragazzi sprezzanti e arroganti, che schiavizzano il più debole. La maggior parte delle volte non si rendono conto dei loro gesti. Infatti, nel caso del ragazzo down picchiato a Torino, i bulli, per esaltare la loro bravata, hanno girato un video mentre maltrattavano il loro compagno e lo hanno diffuso su internet. Questo senza rendersi conto che avrebbero potuto essere riconosciuti più facilmente. Soprattutto, però, non si sono curati del fatto che il video poteva essere guardato anche dai loro genitori e insegnanti. Il bullismo, purtroppo, è un fenomeno in aumento soprattutto nelle scuole. Raffaello Masci, in un articolo pubblicato da La Stampa il 17-11-2006 intitolato Nonnismo a scuola per 8 studenti su 10, riporta i preoccupanti dati di questo tipo di violenza. Egli afferma che le percentuali del bullismo maschile sono ormai simili a quelli del bullismo femminile. Ne sono vittima la maggior parte degli studenti, che, nel migliore dei casi, vengono minacciati verbalmente o addirittura picchiati. Siccome gli atti di bullismo non sempre vengono denunciati, i bulli si sentono in diritto di continuare nel loro comportamento errato. Infatti il 56% dei ragazzi intervistati sostiene che «nella vita è molto meglio essere furbi e svegli, piuttosto che disciplinati e diligenti». I bulli non se la prendono solo con i loro coetanei. Molto spesso la loro azione si rivolge anche contro la struttura scolastica. Lo stesso Masci riporta che molte scuole sono state allagate, incendiate, infestate da insetti o topi, bombardate o derubate. Nel peggiore dei casi, nelle scuole si è arrivato anche a spacciare droga e fumo. Questo comportamento, secondo quanto riportato da Ruggero Guarini in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 3-12-2006 intitolato La crisi d’autorità in classe è figlia del ’68, era tipico anche degli anni ’60. È questo il periodo delle rivolte giovanili. Anche in quest’epoca, i ragazzi potevano scacciare i professori dalle scuole trasformandole, così, in luoghi accessibili a tutti in cui si giocava a carte, si beveva e si fumavano gli spinelli. Cosa fare per arginare questo fenomeno? Secondo Alberoni, e anche secondo il mio parere, è inutile denunciare semplicemente il bullo. Questi, infatti, si vanta del richiamo ricevuto e, quasi sicuramente, compirà altri atti di violenza. Non è neanche utile isolarlo dalla società per non fargli avere il sostegno degli altri, in quanto per lui potrebbe dannoso. Si ricorda, infatti, che molte volte il bullo attua la sua violenza perché non viene fermato da nessuno, anzi chi assiste alla violenza spesso lo applaude o lo sostiene nel compimento della violenza stessa. Emblematiche, dunque, appaiono alcune punizioni quali inserire il bullo in un centro di assistenza per fargli capire che bisogna aiutare il più debole e non sopprimerlo. Per arginare questo terribile fenomeno è innanzitutto indispensabile imparare a voler bene, proprio come afferma Davide Rondoni in un articolo pubblicato da Il tempo il 15-11-2006 intitolato Scuola, ipocrita chi si scandalizza. È necessario altresì che le istituzioni scolastiche non tacciano quando si manifestano questi problemi, ma li denuncino ai genitori. Questi dovrebbero essere i primi a condannare severamente i propri figli. Ma, per debellare definitivamente questo problema, concordo con quanto proposto da Alberoni: bisogna tenere il ragazzo occupato nella sua giornata, non solo facendolo andare a scuola, ma anche a teatro, a sport o in palestra. Qui si sentirà messo a confronto con gli altri. Le sue energie saranno spese per fare il suo compito (studiare, giocare o suonare) meglio dei suoi compagni. Si tratta di una sana competizione costruttiva che aiuta il ragazzo a migliorare le sue capacità e, soprattutto, il suo comportamento.