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Ana Millan Gasca, Fabbriche, sistemi, organizzazioni. Storia dell’ingegneria industriale

Ana Millan Gasca, Fabbriche, sistemi, organizzazioni. Storia dell’ingegneria industriale, Springer, 2006, pp. 294, euro 29,95.

 

L’ingegnere è una figura professionale che è alla base del sistema industriale moderno, una figura che è andata di pari passo con il processo di industrializzazione dei paesi occidentali. L’ingegneria moderna nasce nel XIX secolo, nel 1818 a Londra viene fondata la prima associazione di ingegneri civili, una figura professionale che invece di entrare nei corpi statali e militari prestava la propria consulenza professionale presso aziende private, principalmente nel campo delle macchine. Nel 1829 a Parigi nasceva la Scuola centrale delle arti e delle manifatture con l’obiettivo di formare una figura professionale specializzata nella realizzazione di impianti industriali. Il progresso tecnologico comportava anche una progressiva specializzazione di questa figura professionale, a fianco all’ingegnere meccanico nascevano le figure dell’ingegnere elettrotecnico e dell’ingegnere chimico.

L’ingegnere specializzato nei processi di gestione aziendale nasce tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Si tratta di una figura professionale fortemente specializzata non tanto nelle problematiche tecnologiche delle macchine, dell’elettronica e dei processi chimici ma nei problemi ‘immateriali’ legati ai processi di lavorazione, alla struttura degli impianti, all’organizzazione delle mansioni: la fabbrica non più vista come un’aggregazione di macchine ma come un sistema integrato di macchine e uomini. L’ingegneria industriale vera e propria, in quanto tecnologia della gestione aziendale, attività trasversale alle tecnologie di produzione, che ha come obiettivo quello di trattare da un punto di vista teorico i problemi di pianificazione, organizzazione e coordinamento della produzione industriale nasce attorno al 1900 ed ha alla base gli strumenti matematici della ricerca operativa, della programmazione lineare, dell’ottimizzazione combinatoria.

Il libro di Ana Millán Gasca è una dettagliata storia dell’ingegneria, dalle origini ai nostri giorni. Un testo utile non solo per la ricerca storica ma anche per avere una visione critica di una delle figure professionali che ha un ruolo centrale nello sviluppo tecnologico attuale. L’autrice presenta anche diverse fonti primarie che permettono di leggere alcune problematiche direttamente dagli autori che hanno segnato cambiamenti importanti. Tra i 17 brani originali presentati segnalo la lettura "La fabbrica degli spilli" tratta dal libro di Adam Smith "Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni" (1776). Si tratta di un passaggio importante per la comprensione dei meccanismi della organizzazione industriale. Come osserva Smith, un uomo da solo riuscirebbe a stenti a produrre uno spillo al giorno, invece esistono piccole ‘fabbriche’ di dieci persone che riescono a produrre dodici libbre di spilli al giorno, cioè circa 48.000 spilli. La fabbrica di spilli è, come si direbbe oggi, un ‘caso studio’ importante per la comprensione della organizzazione del lavoro, poiché un piccolo gruppo di persone situate quasi sempre in un unico ambiente era in grado di completare il ciclo di produzione degli spilli, pertanto lo studioso poteva cogliere tutte le fasi del processo di produzione.

Antonio Bernardo

Adriana Sartore Dan, I disegni periodici in geometria. Applicazioni didattiche del metodo di Escher

Adriana Sartore Dan, I disegni periodici in geometria. Applicazioni didattiche del metodo di Escher, Erickson, 2002, pp. 112, euro 21,90.

Questo libro si basa sull’esperienza dell’autrice che ha progettato e realizzato diverse attività didattiche sulla tassellazione di superfici piane e sui disegni periodici. Gli insegnanti della scuola primaria, ma non solo, possono trovare validi spunti per progettare un percorso didattico personalizzato che utilizzi gli stessi strumenti di base.

I motivi geometrici ripetuti hanno avuto da sempre per l’umanità un fascino particolare: forme sempre uguali e sempre diverse, forme che intersecandosi generano nuove forme: dalle pareti e pavimenti decorati tipici dell’arte islamica alle opere di Escher, morto qualche decennio fa.

“Sappiamo che gli apprendimenti migliori sono quelli ottenuti attraverso il gioco – sostiene l’autrice – le attività manipolatorie, la ricerca, la scoperta, l’intuizione e tutto ciò che stimola la curiosità e il desiderio di trovare soluzioni”. Giocando a calcio, i bambini usano correttamente termini che sono comuni a questa disciplina sportiva e alla geometria: calcio d’angolo, area, rimessa laterale, … ma si disorientano quando gli stessi termini vengono usati nell’insegnamento della geometria. Alcuni semplici giochi, come il Tangram e gli Origami, hanno dimostrato di possedere una grande valenza didattica per l’esplorazione del piano geometrico.A questi strumenti l’autrice aggiunge il ricoprimento di superfici con tassellature e disegni periodici alla Escher. Gli alunni rispondono con entusiasmo: si scambiano impressioni, pongono domande appropriate, imparano il linguaggio della geometria, acquisiscono capacità di orientamento, di riconoscimento delle forme, imparano a organizzare le conoscenze geometriche man mano che vengono intuite.

Ordine e struttura sono i concetti chiave intorno ai quali ruotano queste esperienze, e sono concetti chiave di diverse discipline, non solo della matematica. Anche dell’informatica, per esempio, in quanto permettono di arrivare a nozioni come messaggio, codice, istruzione, ordinamento, iterazione, ricorsività, algoritmo. In generale, le attività presentate permettono di raggiungere obiettivi che coinvolgono anche l’area linguistica e l’educazione all’immagine.

Secondo l’esperienza dell’autrice le abilità che si acquisiscono con queste esperienze di tassellazione del piano comportano anche un miglioramento nella lettura e nella scrittura, in quanto le due attività (tassellazione e lettura) hanno in comune la capacità di distinguere le forme, di seguire ritmi e sequenze, di procedere nel verso ‘logico’ della lettura e della scrittura.

Inizialmente, all’alunno viene richiesto di ricoprire un foglio a quadretti con forme e colori che si ripetono seguendo semplici regole e semplici spostamenti. In pratica, l’insegnante disegna alla lavagna una figura piana semplice (quadrato, rettangolo, triangolo, parallelogramma, …), gli alunni vengono invitati a osservarla con attenzione, a riconoscerne alcune proprietà, a ricopiarla su un foglio a quadretti e ad accostare più volte la stessa figura in modo da ricoprire tutta la superficie del foglio. Gli alunni troveranno diversi modi di accostare le figure, tutti ugualmente validi; devono però eseguire i disegni con una certa precisione, cosa che inizialmente contrasta con la spontaneità grafico-espressiva. Viene poi chiesto di colorare l’interno delle forme con la semplice condizione che due figure adiacenti non abbiano lo stesso colore. L’esercizio seguente sarà quello di utilizzare il minor numero di colori diversi, evitando sempre che due figure contigue siano colorate con lo stesso colore. Man mano gli alunni cominciano ad apprendere un lessico appropriato e alcuni concetti geometrici. Come attività finale, devono inventare un modulo che si ripete secondo una regola ben precisa: inizialmente con spostamenti orizzontali e verticali, poi con rotazioni, simmetrie e traslazioni.

Il libro è corredato di numerose tavole a colori che possono costituire un valido aiuto per l’insegnante in quanto forniscono gli strumenti di base per iniziare le attività.

Antonio Bernardo

 

Anna Cerasoli, I magnifici dieci; La sorpresa dei numeri, Mr Quadrato

I magnifici dieci, L’avventura di un bambino nel mondo della matematica,
Sperling & Kupfer Editore, 2001

di Anna Cerasoli

La sorpresa dei numeri, Un viaggio alla scoperta della matematica simpatica,
Sperling & Kupfer Editore, 2003
di Anna Cerasoli

Mr quadrato, A spasso nel meraviglioso mondo della geometria,
Sperling & Kupfer Editore, 2006
di Anna Cerasoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anna Cerasoli ha insegnato per diversi anni matematica nella scuola secondaria, ha scritto diversi manuali e da alcuni anni si dedica a ‘raccontare’ la matematica in un modo tutto suo.

Protagonista di questa trilogia è Filippo, detto Filo, "un bambino di otto anni, magro magro, con due incisivi da criceto e le mani perennemente colorate da pennarelli e cera pongo". Filo passa molto del suo tempo con il nonno, professore di matematica in pensione, che ha trovato nel nipotino un vero e proprio discepolo al quale tramandare il ‘pensiero matematico’. I due hanno formato una sorta di setta pitagorica, parlano spesso di matematica e guardano il mondo attraverso la lente dei numeri e della geometria. Il terzo vertice del triangolo è rappresentato Grazia, insegnante ufficiale di matematica del piccolo Filo.

Filo non è un genio, è un bambino normale alle prese con i problemi di tutti i bambini: lavarsi, giocare, fare i compiti, barattare figurine con i compagni scuola. Si confronta spesso con il nonno e nella sua logica sfrutta le conoscenze del nonno per capire come vincere al totocalcio, come riuscire a saltare la doccia, come creare linguaggi cifrati per il suo club. Il nonno approfitta delle situazioni che ogni giorno si presentano per infiltrare pillole di saggezza matematica.

Filo ha fatto affari al baratto mattutino a scuola, ha scambiato elastici con un metro a nastro e ora misura tutta la casa. Quale migliore occasione per il professore in pensione per giocare con il nipotino e allo stesso tempo insegnarli cosa vuol dire misurare?

Filo sta ripassando la lezione di geografia sui fiumi più lunghi e le montagne più alte ed ecco la domanda fatidica ".nonno, come si fa a misurare l’altezza di una montagna? Deve esserci un modo veramente ingegnoso, per non doverla perforare da cima a fondo". Nel nonno scatta la molla dell’insegnante e comincia la discussione su Talete e la similitudine.

Filo e il nonno devono apparecchiare tavola ed ecco che il dialogo comincia dalla corrispondenza uno a uno per finire sull’infinito e l’infinitamente piccolo.

È il compleanno della mamma, Filo e il nonno si mettono a preparare la torta e tra gli ingredienti si trova tanta matematica: teglie rettangolari e tonde, perimetro e area, fagioli secchi e griglie. E se non basta, per trovare l’area del cerchio si prende un centrino tondo della bisnonna, lo si taglia con le forbici e si ottiene un triangolo di fili.

La signora Ghilarducci, "grassa ma felice", va a fare visita nel pomeriggio con un vassoio di pasticcini; la poverina presa dalla sua golosità ci vede solo pasticcini nel vassoio. Il nonno e Filo, dopo aver mangiato i pasticcini, cominciano a ragionare di matematica e ci vedono strutture importantissime: triangolo di Tartaglia, calcolo combinatorio, calcolo delle probabilità, …

Filo ha comprato un ‘bomber’, un giaccone imbottito, di cui è orgoglioso ma il nonno dice che ha le maniche un po’ cortine . oppure è Filo che ha le braccia un po’ più lunghe della media? Ma Filo dice che quando nella sua classe si mettono in fila in ordine di altezza lui si trova proprio a metà. Quindi Filo è il mediano della classe ma come ha fatto la casa produttrice a stabilire la giusta lunghezza delle maniche del giaccone? E’ il momento di capire come funziona la statistica!

Lo zio Mauro ha piastrellato il bagno facendo disporre le piastrelle in diagonale: "Vedi che le mattonelle della parete non combaciano con quelle del pavimento? Forse può sembrarti un fatto insignificante, ma è proprio a causa di ciò che si è consumata una tragedia." Quale tragedia? "Avrà litigato con il piastrellista!" pensa Filo, ma per fortuna è un fatto antico, un pitagorico ucciso per colpa delle piastrelle che non combaciano.

Filo mostra una foto della propria squadra: "Marco somiglia moltissimo ai suoi fratelli Gianni e Giulio che, essendo gemelli, sono proprio uguali spiccicati. Andrea, che è soltanto cugino, ha alcune cose in comune con loro: i capelli rossi le lentiggini e un po’ il naso. Io, invece, ho solamente la loro stessa maglia!" Il nonno fa notare: "Dall’essere gemelli, fratelli, cugini e amici le somiglianze diminuiscono, ma qualcosa resta. Sai a cosa mi fa pensare questa situazione?" L’invenzione di Anna Cerasoli sta proprio nel cogliere somiglianze, affinità, relazioni della vita di tutti i giorni di un ragazzo vivace per raccontare la matematica della vita reale, quella matematica che a scuola talvolta si fa fatica a insegnare. L’autrice mostra una via semplice, non necessariamente rigorosa e formale, ma capace di trasmettere quegli elementi di base da cui poi gli insegnanti istituzionali possono cominciare.

I racconti di Filo sono tradotti in varie lingue, in Italia sono uno dei pochi successi editoriali nella divulgazione matematica. L’autrice ha saputo trovare un proprio modo di raccontare, facendo divertire, anche con un pizzico di umorismo, e affrontando la matematica con coraggio, senza riverenze, senza paure. I libri sono ricchi di simpatiche illustrazioni, pensati per ragazzi ma leggibili anche dagli adulti.

G.T. Bagni e B. D’Amore, Leonardo e la Matematica

Leonardo e la Matematica
di G.T. Bagni e B. D’Amore
(Giunti, Firenze, 2006, pp. 128, € 10,00)

Leonardo da Vinci (1452-1519) è una figura quasi leggendaria: artista, ingegnere, inventore, scienziato ha dato contributi in ogni campo dello scibile umano, anche nella matematica. In questo libro, G. T. Bagni, storico della matematica, e B. D’Amore, esperto in storia e didattica della matematica, hanno indagato sul contributo che Leonardo ha dato alla matematica. Come in un quadro di Leonardo, i due autori prima di tutto tracciano lo sfondo e poi fanno emergere in primo piano il contributo del genio di Vinci.

Nel XV secolo l’algebra era una forma di matematica elevata e difficile. La risoluzione di equazioni, oggi abbastanza semplice e accessibile agli studenti del biennio della scuola secondaria, era in fase di comprensione e organizzazione. Si sapevano risolvere le equazioni di primo e secondo grado in una incognita, ma le equazioni non venivano espresse nella forma simbolica che usiamo oggi. Risolverle non era affatto facile. Il simbolismo attuale venne infatti introdotto da Viète e Cartesio nella seconda metà del ‘500, quando Leonardo era morto da tempo. Per scrivere un’equazione, spesso di usava abbreviare le parole della lingua corrente: "n°. che gioto al suo qdrato facia.12", ossia "trovare un numero che aggiunto al suo quadrato fa 12"; oggi scriviamo x+x2=12. Leonardo non dà contributi in questo campo della matematica, ma si dimostra conoscitore delle tecniche risolutive di equazioni.

Nel campo della geometria, ricordiamo che la geometria analitica non era ancora nata e che i libri di Euclide vennero stampati nelle versioni in greco e latino verso la fine del ‘400 e i primi anni del ‘500. Di certo si sa che il primo libro di matematica ad essere stampato è stato Larte de labbacho, pubblicato a Treviso nel 1478, e che la prima versione latina degli Elementi di Euclide venne stampata a Venezia nel 1482. Uno studioso di geometria rinascimentale era quindi obbligato a studiare l’opera di Euclide in greco o in latino. Leonardo era invece un autodidatta e probabilmente non era una grande conoscitore delle opere di Euclide e di Archimede.

La prospettiva era una disciplina matematica che interessava molto ai pittori ed era nata proprio nel campo dell’arte. Il più importante trattato è l’opera di Piero della Francesca, De prospectiva pingendi, scritto nel 1475. Pochi anni dopo la pubblicazione del trattato di Piero della Francesca, anche Leonardo si occupa di prospettiva e scrive un trattato andato perduto, probabilmente non era stato nemmeno completato, Trattato della pittura. Gli interessi di Leonardo, comunque, erano rivolti più verso le tecniche della pittura che verso gli enti geometrici.

Leonardo è uno studioso attento delle opere del matematico Luca Pacioli. I due si incontrano a Milano nel 1496, diventano amici e discutono spesso di geometria. Rimane particolarmente colpito dalla sezione aurea che Pacioli chiama "divina proporzione". Sono infatti numerosi i disegni e le riflessioni di geometria che Leonardo dedica alla sezione aurea. Bagni e D’Amore mettono in evidenza, però, che i calcoli di Leonardo, anche relativamente alla sezione aurea, sono ‘piuttosto maldestri’. Leonardo, infatti, calcola che per un segmento lungo 12, le lunghezze della sezione aurea e della parte rimanente sono 4 e 8, invece di 4,58 e 7,41. Si tratta, evidentemente, di numeri irrazionali che Leonardo non avrebbe saputo calcolare, ma i valori che egli utilizza sono molto grossolani.

Infine, l’aritmetica studiata ai tempi di Leonardo era molto elementare. Le quattro operazioni dell’aritmetica non erano dominate con facilità, e gli algoritmi descritti ne Larte de labbacho erano diversi da quelli che usiamo oggi. I numeri decimali, per esempio, non erano utilizzati e il quoziente della divisione o era un numero intero o veniva espresso in frazioni e la semplificazione di frazioni era poco chiara: gli autori del libro hanno trovato diversi errori e punti oscuri nei calcoli di Leonardo con le frazioni.

Il libro è di facile lettura e risulta adatto a un pubblico vasto. Probabilmente poteva essere arricchito con maggiori dettagli e citazioni, ma la ricostruzione di Leonardo matematico è abbastanza chiara: egli era un buon conoscitore della matematica del suo tempo ma non certo un genio della materia.

Alcuino di York, Giochi matematici alla corte di Carlomagno, a cura di R. Franci

Giochi matematici alla corte di Carlomagno
Problemi per rendere acuta la mente dei giovani
di Alcuino di York, Introduzione di R. Franci e testo latino a fronte (Edizioni ETS, 2005, pp. 141, € 12.00)

"Un uomo doveva trasportare aldilà di un fiume un lupo, una capra e un cavolo e non poté trovare altra barca se non una che era in grado di portare soltanto due di essi. Gli era stato ordinato però di trasportare tutte queste cose di là senza alcun danno. Chi è in grado dica in che modo poté trasferirli indenni".
Per chi ha un minimo di dimestichezza con i giochi matematici ricorderà quante volte si è sentito proporre o ha proposto questo quesito. L’espressione "salvare capra e cavoli" deriva sicuramente da questo antichissimo quesito ormai sedimentato nella nostra cultura e tramandato di generazione in generazione.

Alcuino di York era un monaco inglese che nel 781 venne chiamato alla corte di Carlomagno per istruire i giovani (i suoi figli e i figli di altri nobili). In quel periodo raccolse una serie di problemi divertenti e stimolanti la cui origine si perde nella notte dei tempi e la cui attualità rimane ancora oggi inalterata.

Il testo latino a fronte potrebbe offrire l’opportunità a qualche insegnante di latino e a qualcuno di matematica di lavorare insieme. L’introduzione di Raffaella Franci sul quadro storico e culturale in cui è nato questo ‘manuale di matematica’ potrebbe coinvolgere anche qualche insegnante di storia.
 

Gli altri lettori, che non sono insegnanti, troveranno piacevole cimentarsi con quesiti senza tempo e imparare da un vero maestro di matematica. Il monaco Alcuino aveva visto in questo metodo di studio la via per far uscire i Franchi dalla decadenza culturale in cui si trovavano.

Rosetta Zan, Difficoltà in matematica

Difficoltà in matematica
Osservare, interpretare, intervenire
Springer, 2007
di Rosetta Zan

Rosetta Zan raccoglie in questo corposo volume la sintesi del suo lungo percorso di ricerca, di insegnamento e di attività di formazione degli insegnanti. Le argomentazioni proposte ruotano attorno ad alcune ‘scene’ di cui sono protagonisti studenti di diversi livelli scolastici, dalle elementari all’università. Qualche breve esempio:

Azzurra, terza media, deve trovare il perimetro di un triangolo che ha i lati di 12cm e 8cm. La ragazza moltiplica 12 per 8. L’insegnante le dice: "Ma perché moltiplichi? Devi trovare il perimetro.". E Azzurra: "Divido?"

Marco, quarta liceo scientifico, deve moltiplicare $x+1$ per $x+2$. Scrive così:  $x+1(x+2)$ ma esegue così $x^2+2x+x+2=x^2+3x+2$.

Nell’azione didattica quotidiana gli allievi si comportano diversamente nei confronti delle difficoltà in matematica, gli insegnanti tentano di attuare interventi su chi incontra maggiori difficoltà. Purtroppo queste azioni mirate non solo non producono l’effetto sperato ma paradossalmente aumentano le differenze tra gli studenti bravi e quelli meno bravi, aggravando il problema originario: la ripetizioni degli argomenti, la correzione degli errori, l’attenzione posta agli errori tipici, anziché ridurre, allargano la forbice fra gli allievi con difficoltà, in quanto sembrano essere solo gli allievi ‘bravi’ a trarne vantaggio. E’ ciò che l’autrice chiama ‘antinomia dell’insegnante’. In realtà, osserva Zan, anche il vantaggio degli studenti ‘bravi’ è puramente fittizio e a volte si trasforma in danno in quanto molti ragazzi si convincono che l’apprendimento della matematica non richiede uno studio specifico ma basta stare attenti in classe.

L’autrice parte dalla definizione e dal senso da dare all’espressione ‘difficoltà in matematica’, quindi tratta la problematica dell’errore, partendo dai temi filosofici generali per arrivare al significato da dare in ambito più strettamente didattico. Dalla comprensione dell’errore la discussione passa all’interpretazione dell’errore e alle motivazioni che sottostanno, quindi si arriva alla comprensione e interpretazione dei comportamenti fallimentari e di certi insuccessi nelle azioni di recupero.

Un’interpretazione, osserva l’autrice, non è giusta o sbagliata: è un’ipotesi di lavoro ed in quanto tale funziona o non funziona. E’ importante quindi che l’insegnante abbia un repertorio di interpretazioni possibili per i comportamenti degli allievi, che suggerisca possibili ipotesi di lavoro su cui fondare eventuali interventi di recupero.

L’articolazione di questo percorso, che qui è stato esposto in maniera sintetica, è arricchito da temi di particolare attualità e interesse come l’aspetto costruttivo dell’apprendimento della matematica, l’importanza del contesto e l’approccio pragmatico al linguaggio. Secondo la teoria costruttivista, la conoscenza è in gran parte costruita dal discente, che non si limita ad aggiungere nuove informazioni al suo magazzino di conoscenze ma crea collegamenti e costruisce nuove relazioni tra queste informazioni. Questo punto di vista permette di spiegare molti errori in matematica in modo alternativo rispetto a quello tradizionale secondo il quale l’errore è semplicemente dovuto a mancanza di conoscenze e abilità.

Molta attenzione è dedicata anche alla metodologia del problem solving, alle difficoltà nell’attuarla in classe e nel reperire problemi adeguati da proporre. Nel libro sono indicate alcune risorse disponibili in rete.

Il libro è rivolto in maniera specifica agli insegnanti di matematica, a ricercatori e formatori in didattica della matematica.

G. C. Barozzi, Aritmetica: un approccio computazionale,

Aritmetica: un approccio computazionale,
Springer, 2007
di Giulio Cesare Barozzi

Lo studio dell’aritmetica sembrava ormai relegato alla scuola di base. In tempi recenti la crittografia e la generazione di codici di difficile decifratura hanno riportato in auge alcuni temi legati all’aritmetica elementare, come la scomposizione in fattori primi dei numeri interi. Il libro del prof. Barozzi, scritto in una prospettiva didattica più che di ricerca, è un contributo all’analisi di argomenti classici della teoria elementare dei numeri.

Il libro come ogni buon manuale, comincia da zero, ossia dagli assiomi di Peano per i numeri interi naturali e di ogni tema, anche di quelli elementari, presenta un listato commentato in TI-BASIC (il linguaggio delle calcolatrici grafico-simboliche della Texas Instruments) e un diagramma di flusso. Nel primo capitolo (Numeri interi) sono presentati diversi algoritmi per il calcolo del MCD e del mcm. Il secondo capitolo è dedicato all’aritmetica modulare particolarmente utile nella crittografia: x è congruente a y modulo m se la loro differenza è un multiplo di m. Vengono presentati gli algoritmi per il calcolo del reciproco di un numero modulo m, ossia del numero s per il quale $sn equiv 1$ (mod m); per il teorema cinese dei resti che permette di individuare un numero a partire dai suoi resti; per il calcolo della potenza di un numero modulo m.

Il terzo capitolo è dedicato ai numeri primi: il problema della distribuzione dei numeri primi, la funzione $pi(n)$ definita come il numero di numeri primi non superiori a n; alcuni algoritmi sulla scomposizione in fattori primi di un numero. In questo capitolo sono descritti anche i principi di base della crittografia a chiave pubblica messa a punto nel 1977 da R.L. Rivest, A. Shamir e L.M. Adleman.

Questi ricercatori osservarono che era possibile basare un sistema crittografico che si basa sulla difficoltà di scomporre in fattori primi un numero molto grande, ad esempio un numero ottenuto dal prodotto di due primi ciascuno dei quali è costituito da un centinaio di cifre. A chiave pubblica significa che lo strumento per la codifica dei messaggi (la chiave appunto) può essere reso di pubblico dominio perché per decodificare il codice occorre possedere un’informazione aggiuntiva che sebbene contenuta nelle informazioni pubbliche richiede poi tempi proibitivamente lunghi per poter essere dedotta. Un qualunque messaggio può essere trasformato in una stringa di cifre (lo si può per esempio trasformare secondo il codice ASCII). Questa lunga stringa di cifre può essere suddivisa in sottostringhe in modo tale che ciascuna di esse non superi per lunghezza di cifre un numero naturale prefissato.

Il problema diventa allora quello di inviare numeri naturali non superiori a un massimo prefissato n, per il quale $n = pq$, con $p$ e $q$ due numeri primi distinti. Sia $a$ la stringa da trasmettere. Per l’estensione di Eulero del teorema di Fermat sappiamo che $a^{(p-1) (q-1)+ 1} equiv a$ mod n. Supponiamo di poter scrivere $(p-1)(q-1)+1$ come prodotto di due interi $b$ e $c$, allora $a^{bc} = a^{(p-1)(q-1)+1}$. A questo punto il mittente invia $a^b$ mod n il ricevente calcola $a^{bc}$ mod n che corrisponde ad $a$. A questo punto il problema della crittografia diventa quello di ottenere numeri primi grandi, con centinaia di cifre, a un ‘basso costo’ di calcolo.

Nel libro sono indicati i teoremi e gli algoritmi di base dei cosiddetti test di primalità dei numeri.

Il quarto capitolo del libro è dedicato ai numeri razionali. In appendice sono riportati listati in TI-basic e una sintesi dei principali comandi relativi alla teoria dei numeri in Derive, Maple, Mathematica.

Il libro per la chiarezza espositiva e la rigorosità della trattazione è consigliato anche ai tanti appassionati dilettanti di calcolo dei numeri primi.

M. G. Bartolini Bussi e M. Maschietto, Macchine matematiche: dalla storia alla scuola

Macchine matematiche: dalla storia alla scuola
di Maria G. Bartolini Bussi e Michela Maschietto
Libro con CD-ROM
(Springer Verlag, 2006, pp. 157, € 22.95)

Presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Modena si è costituito un laboratorio di ricerca per la didattica della geometria con l’utilizzo di strumenti meccanici concreti e funzionanti nelle mani degli studenti, che riproducono fedelmente le ‘macchine matematiche’ progettate dai grandi dell’antichità: Euclide, Cartesio, Cavalieri, e altri.

Una macchina matematica è uno strumento meccanico che risolve un problema geometrico: la macchina obbliga un punto a muoversi nello spazio o a subire trasformazioni secondo una legge matematica astratta.

In questo libro sono presentate due categorie di macchine: strumenti meccanici per tracciare curve o realizzare trasformazioni e prospetto-grafi che permettono di realizzare disegni prospettici o modelli di sezioni coniche. Le due categorie rappresentano due stili complementari di pensiero geometrico: quello analitico e quello sintetico.

Il libro è diviso in tre sezioni. La prima presenta le macchine dal punto di vista storico; la seconda ne descrive le possibili applicazioni didattiche; la terza presenta una rassegna di esperimenti didattici fatti in diverse nazioni.

Al libro è allegato un ricco CD-ROM che contiene foto, filmati, animazioni Cabri e Java, schede di approfondimento, testi estesi e quanto non ha trovato posto su carta. A fronte della ricchezza dei materiali, la navigazione del CD risulta un po’ tortuosa, strutturata più come un libro che come un testo multimediale interattivo. Consiglio quindi di esplorarlo anche nei meandri più nascosti.

Michela Bertolani, Professione matematico

 

Michela Bertolani
PROFESSIONE MATEMATICO

Interviste scelte a 12 matematici italiani,
288 pp., SciBooks Edizioni, Pisa, 2005


professione_matematico.jpgProfessione matematico
è una raccolta di 12 interviste ad altrettanti matematici, molti dei quali noti al grande pubblico: dall’immancabile Piergiorgio Odifreddi all’eclettico Michele Emmer , da Edoardo Vesentini a Corrado De Concini , da Enrico Giusti a Giorgio Israel , da Mario Primicerio ad Alfio Quarteroni , cui si aggiungono alcuni nomi noti più agli "addetti ai lavori" come Giuseppe Da Prato , Franco Fagnola , Giuseppe Tomassini e Carlo Traverso .

Il libro copre, in altre parole, un po’ tutti i principali settori della matematica: dall’analisi alla geometria, dall’algebra alla fisica matematica, dall’informatica alla statistica, dalla teoria dei numeri alla logica. Diciamo subito che si tratta di un volume molto agile e piacevole da leggere e ricco di spunti stuzzicanti per i cultori della matematica e non solo, e, dobbiamo ammetterlo, decisamente nuovo nel panorama editoriale italiano. Ma vediamo quali sono alcuni dei temi trattati.

Le interviste, come si può intuire dalle seguenti e dalle moltissime altre domande a cui il libro fornisce interessanti e originali risposte, sono focalizzate, più che sulla matematica, sul mestiere del matematico da una parte (è un po’ una raccolta di 12 biografie), e su come si diventi un matematico dall’altra (con tutti i consigli che uno studente o un ricercatore desidererebbe ricevere):

Cosa fa un matematico? Quali doti occorrono per fare questo mestiere, così antico eppure così poco conosciuto? E quanto si guadagna? Come si riesce, in Italia, a fare carriera? Chi è favorito nei concorsi? Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi della vita di un ricercatore? Come si raggiungono livelli di eccellenza? Perché i nostri cervelli migliori fuggono all’estero? Quali sono le prospettive di lavoro per i giovani che si laureano in matematica? E le sedi migliori per studiare?

Introducendosi, domanda dopo domanda, negli aspetti più intimi dei personaggi intervistati, si scopre che molti di essi non immaginavano di diventare matematici, come ad esempio il fisico-matematico ed ex sindaco di Firenze Mario Primicerio ("Mi iscrissi a ingegneria, ma dopo un anno cambiai e mi iscrissi a fisica …"), mentre altri avevano le idee chiare sin da piccoli, come Giuseppe Tomassini, della Normale di Pisa ("Ho sempre pensato di fare il matematico, sin dalle scuole medie …").

Dalle lettura del libro emerge come tutti i matematici abbiano storie molto diverse fra loro, cosa che del resto sottolinea anche Edoardo Vesentini ("Il matematico è difficilmente inquadrabile, e gli stereotipi non sono attendibili in tal senso …"). Le loro storie si intrecciano spesso con quelle di grandi matematici del recente passato, come il geniale ma distrattissimo Ennio De Giorgi ("Una lettera che non aprì conteneva proprio la comunicazione della vincita del premio ‘Caccioppoli’: dunque poi lo dovettero andare a cercare perché, appunto, non ne sapeva nulla! ") o ancora attivi, come il "nostro" più grande di tutti, Enrico Bombieri, descritto dal suo ex collaboratore dei "tempi d’oro" Enrico Giusti ("Devo dire che ne ho visti davvero pochi così, con un quantità di conoscenze gigantesca! ").

Innumerevoli sono i consigli ai giovani matematici. Occorre evitare, ad esempio come osserva Giusti, di occuparsi di questioni troppo facili o, al contrario, troppo difficili ("Altrimenti, passano poi quindici anni e Tizio, non riuscendo a ‘cavare un ragno dal buco’, sprofonda nella depressione più totale, oppure smette di dedicarsi alla matematica e si mette a fare il ciabattino! "). Inoltre è importante avere sempre il coraggio di rimettersi in gioco, come sottolinea Alfio Quarteroni, a cui la barca Alinghi deve il successo nell’America’s Cup ("Non dobbiamo pensare che ‘l’ottimo locale’, ‘il massimo locale’, sia la ‘soluzione giusta’ della nostra vita. […] Quindi occorre compiere le scelte giuste – contattare i maestri giusti, recarsi nei posti giusti – ma anche osare, avere il coraggio di muoversi …").

Preziosissimi, poi, sono i suggerimenti pratici diretti a chi inizia la carriera universitaria. Il concorso di dottorato, come osserva Carlo Traverso, è il primo ostacolo da affrontare ("Per gli studenti che hanno un curriculum più applicato, talvolta risulta molto difficile farsi valere, soprattutto nel caso in cui la commissione sia composta da matematici puri …"). Attenzione, poi, a dove e con chi si pubblicano gli articoli di ricerca che vengono valutati nei concorsi accademici ("Se esiste una collaborazione fissa tra due persone, per cui la loro firma è comune nei vari articoli pubblicati dal candidato, la commissione si pone il problema di stabilire chi dei due meriti il posto …"). 

Non mancano, infine, una quantità di gustosissimi aneddoti. A cominciare dagli scherzi compiuti nel "tempio" della matematica italiana, la Scuola Normale di Pisa, raccontati per filo e per segno da Franco Fagnola ("Certe volte, infine, se il ragazzo era chiuso nella propria camera, gliela allagavamo da sotto l’uscio servendoci di un secchio d’acqua… "). Per non parlare, naturalmente, degli aneddoti riguardanti situazioni di competizione per premi prestigiosi o sui classici matematici "con la testa fra le nuvole" ("Un mio amico, al secondo anno della Normale, si dimenticò completamente di chiedere il rinvio del servizio di leva, ragion per cui l’anno seguente dovette partire per il militare …").

Professionalmente curata da Michela Bertolani, una giovane divulgatrice scientifica freelance al suo primo libro, Professione matematico è dunque un’opera interessante e ben riuscita, diretta a un pubblico molto vasto e trasversale, e che presenta il pregio di essere onesta in senso intellettuale e culturale, come non poteva essere altrimenti, dato il calibro e la scelta dei personaggi intervistati. Di questi tempi, non è poco!

Daniele Sorrentino


Un brevissimo estratto e una scheda del libro sono disponibili nel sito dell’editore:


http://www.scibooks.it/professione_matematico.htm

B. D’Amore e F. Frabboni, Didattica generale e Didattica disciplinare, la matematica

Didattica generale e Didattica disciplinare, la matematica
di Bruno D’Amore e Franco Frabboni (Bruno Mondadori, 2005, pp. 150, € 14.00)

La didattica è l’ultima nata delle scienze che si occupano dell’educazione. Sostanzialmente si occupa del trasferimento di conoscenze e di modelli di vita sociale da un ‘emittente’ (un genitore, un insegnante, un mediatore culturale: libro, tv, computer, .) a un ‘ricevente’ (le età generazionali: infanzia, adolescenza, gioventù, età adulta e senile). Perciò essa è, essenzialmente, scienza della comunicazione all’interno dei contesti formativi.

La didattica ha una doppia identità: la didattica disciplinare e la didattica generale. La didattica disciplinare si occupa di curricolo (contenuti essenziali di ciascuna disciplina, linguaggi e metodologie di ricerca), di luoghi della formazione (aula-classe, aula-esercitazione, aula-specializzata), di strategie per l’insegnamento (lezione, lavoro di gruppo, ricerca, tecnologie), di strategie per l’apprendimento (costruzione di percorsi didattici a misura d’allievo), di valutazione. La didattica generale si occupa della trasversalità delle conoscenze (curricolo), dei laboratori multidisciplinari e dell’ambiente socioculturale (luoghi della formazione), dell’insegnamento in team e dell’apprendimento in gruppo (strategie dell’insegnamento-apprendimento), della valutazione diagnostica e formativa.

Rimane da chiarire l’annosa questione se la didattica sia un’arte, un mestiere, o una disciplina scientifica. Secondo gli autori, la didattica è rimasta a lungo prigioniera di una prima ideologia pedagogica che le ha negato il diritto a uno statuto scientifico sull’idea che il saper insegnare appartiene al ‘talento’ dell’insegnante. La didattica è rimasta prigioniera anche di una seconda ideologia pedagogica secondo la quale essa non possiede la capacità dell’autofondazione scientifica che invece possiede la filosofia dell’educazione. Nella versione del ‘problematicismo didattico’, proposta dagli autori, essa diviene scienza dell’educazione.

Anzitutto, essa osserva e cataloga quei fatti dell’esperienza che, rilevanti per ripetitività/frequenza, possono dare luogo a congetture teoriche, a ipotesi epistemiche; successivamente costruisce un assunto interpretativo, una possibile idea di natura teorica; infine, ritorna ai fatti dell’esperienza elevandoli a banco di prova della teoria precedentemente formalizzata.

L’insegnante, sostengono gli autori, è un mediatore: non dispensa il Sapere di cui è a conoscenza, ma lo trasforma da "sapere accademico" a "sapere da insegnare". Questa azione è un atto creativo che tiene conto della singolarità dell’allievo e della situazione reale in cui si trova a operare. Infine, trasforma con un’azione di ingegneria didattica il "sapere da insegnare" in un "sapere insegnato".

In questo passaggio gli autori sottolineano il ruolo del contratto didattico, implicito o esplicito, tra studente e docente, che regola le abitudini del docente attese dall’allievo e i comportamenti degli allievi attesi dal docente.

Per quanto attiene l’insegnamento della matematica e delle discipline scientifiche, gli autori si pongono la questione se gli elementi che lo scienziato colloca per primi nella costruzione logica della propria disciplina debbano necessariamente essere insegnati per primi oppure se non si possa ripercorrere l’evoluzione storica delle idee che hanno portato di epoca in epoca a scegliere gli elementi primi di una disciplina.

Il libro è una sintesi delle riflessioni che gli autori fanno da tempo sulla didattica e sulla didattica della matematica, utile per insegnanti e ‘apprendisti’ insegnanti.

Modulo 2 – video lezione prima parte

In questo video si presentano alcune funzioni del sistema operativo.

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Spegnere e riavviare correttamente il computer

Cambiare utente in un sistema operativo multiutente

Il desktop e le icone

Le finestre e le applicazioni

Barra delle applicazioni e sistema operativo multitasking

Verifica le tue competenze sull’ECDL

Il sito dell’AICA

Modulo 2 – video lezione seconda parte

In questo video si mostrano sinteticamente alcune funzioni del sistema operativo

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Il pannello di controllo del computer

Processore, clock e velocità in hertz

Memoria RAM

Memorie di massa: hard disk

Unità di misura della memoria: bit, byte, chilobyte, megabyte, gigabyte

Gestire le applicazioni

Sbloccare i programmi

Task manager windows

Prestazioni della CPU

Installare e rimuovere programmi

Gestire la stampante

Modulo 2 – video lezione terza parte

In questo video si presentano alcune funzioni del sistema operativo

 

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Creare una cartella su desktop

Creare un file

Estensione di un file

Gestire i file

Rinominare un file

Il cestino

Ripristinare un file cancellato

Spostare un file

Gestione di file e cartelle.

V. Villani, Cominciamo da zero. Domande, risposte e commenti per saperne di più della matematica

 

V. Villani, Cominciamo da Zero, Domande, risposte e commenti per saperne di più sui perché della Matematica (Aritmetica e Algebra), Pitagora Editrice, Bologna, 2003

cominciamo_da_zero.jpgCominciamo da Zero è un invito a riflettere su alcuni punti cruciali della matematica che si insegna nella scuola superiore di 1° e 2° grado. La prima domanda posta dall’autore è proprio: zero è un numero? Più precisamente, la domanda è: zero appartiene all’insieme dei numeri naturali? Come è noto, solo in tempi recenti (XVI secolo circa) i matematici hanno riconosciuto allo zero un diritto di cittadinanza tra i numeri . Tuttavia, sono rimasti incerti se collocare lo zero tra i numeri naturali. Si tratta di una pura questione convenzionale ma il comportamento dello zero è atipico rispetto a quello degli altri numeri: rispetto all’addizione svolge il ruolo di elemento neutro, rispetto alla moltiplicazione permette la validità della legge di annullamento del prodotto, nella definizione di numero fattoriale, invece, si comporta come un intruso : n!=1x2x3x…(n-1)xn, se si iniziasse da 0 la definizione non avrebbe senso. Queste anomalie fanno dello zero un numero particolare che solitamente non viene inserito tra i numeri naturali, anche se, secondo l’autore, la tendenza recente è di considerarlo un numero naturale.

Un’altra questione sulla quale permangono incertezze è: il numero 1 è un numero primo? I matematici escludono 0 e 1 dalla lista dei numeri primi, per conservare il teorema fondamentale dell’aritmetica: ogni numero naturale diverso da 0 e da 1 o è primo, o è il prodotto di fattori primi. Tale decomposizione in fattori primi è unica a meno dell’ordine dei fattori. E’ evidente allora che se si includesse 0 o 1 tra i numeri primi, verrebbe meno l’unicità della scomposizione in fattori. Per esempio, si avrebbe 6=1x2x3=1x1x2x3=1x1x1x2x3=…; analogamente 0=0x1=0x2=0x3=0x1x2x3=…

Perché meno per meno fa più? Non sempre insegnanti e libri di testo danno una motivazione convincente di questa scelta convenzionale. Il motivo è che la regola dei segni scelta dai matematici è l’unica per la quale l’addizione e la moltiplicazione nell’insieme dei numeri relativi continuano a godere delle stesse proprietà formali di cui godono le omonime operazioni nell’insieme dei numeri naturali. Per esempio, quanto deve valere il prodotto (-14)X(-6)?

Per la proprietà di annullamento del prodotto: ((-14)+(+14))X(-6)=0X(+6)=0;

per la proprietà distributiva: ((-14)+(+14))X(-6)=((-14)x(-6))+((+14)X(-6))=(-14)X(-6)+(-84).

Dalle due proprietà segue che (-14)X(-6) deve essere l’opposto di -84.

Quando si amplia l’insieme dei numeri naturali qual è il passaggio corretto,  da N a Z e poi da Z a Q, oppure da N a Q+ e poi da Q+ a Z? I due percorsi di ampliamento da N a Q sono equivalenti. Storicamente si è passati dai numeri interi alle frazioni e dopo alcuni millenni si è giunti ai numeri negativi. Nell’approccio moderno si preferisce passare da N a Z in modo da mettere in evidenza la struttura algebrica dei numeri interi relativi, che nell’approccio storico viene saltata.

Perché nelle espressioni aritmetiche le parentesi sono a volte necessarie e a volte superflue? La risposta è dovuta al fatto che in alcuni casi eliminando le parentesi il risultato delle operazioni non è univocamente determinato. Tuttavia, perché nell’espressione 5+(3×7) le parentesi possono essere eliminate mentre nell’espressione (5+3)x7 devono essere mantenute? Si tratta di una scelta convenzionale che trova una sua giustificazione nel fatto che la proprietà distributiva della moltiplicazione rispetto all’addizione è asimmetrica: l’espressione (5+3)x7 è equivalente a (5×7)+(3×7), il 7 compare due volte. Si coglie meglio l’efficacia di questa convenzione nel calcolo letterale, nel quale si usa scrivere a+2ab intendendo (a)+(2xaxb) e non (a+2)xaxb. La convenzione scelta permette di raggruppare ed evidenziare i monomi, nonché di scrivere nel modo più semplice la forma normale di un polinomio.

A quale numero corrispondono i numeri decimali periodici di periodo 9? Contrariamente a ciò che si pensa abitualmente non c’è una perfetta corrispondenza biunivoca tra l’insieme delle frazioni e l’insieme dei numeri decimali. Fanno eccezione i numeri decimali che hanno come periodo 9. Passando dalle frazioni ai numeri decimali non si trova mai un caso di questo tipo, in altre parole, non c’è nessuna frazione che origina un numero decimale con periodo 9. Viceversa, la regola di trasformazione dai numeri decimali alle frazioni vale anche in questo caso. Per esempio, 14,7(9) – il 9 è periodico – genera la frazione 1332/90 che a sua volta genera il numero decimale 14,78. Ciò fa pensare che 17,7(9) e 17,8 siano lo stesso numero; effettivamente, si dimostra che è così.

Perché le operazioni con i numeri decimali sono difficili? Ci sono diversi casi in cui si fa fatica a operare con i numeri decimali. Per esempio alla domanda: Due spaghi sono lunghi il primo 1,27 m e il secondo 1,8 m. Qual è lo spago più lungo? Sul piano linguistico uno e ventisette è più lungo di uno e otto, perciò a volte si è portati a dire che 1,27 è maggiore di 1,8. D’altra parte, quando si esprime il tempo "il treno delle otto e cinque parte prima di quello delle otto e ventitre". Un altro esempio difficile è il seguente: Qual è il doppio di 1,7 m?  Spesso si ha come risposta 2,14. Dal punto di vista matematico, questi fraintendimenti nascono dal considerare i numeri decimali come coppie di numeri, perciò (1;27) sembra maggiore di (1;8); analogamente, il doppio di (1;7) sembra essere (2;14). Per evitare questi fraintendimenti nell’uso comune delle frazioni, le regole di scrittura delle somme in euro devono essere obbligatoriamente fatte con due cifre decimali. Pertanto si scriverà 1,27 e 1,80, da cui risulta evidente che la seconda somma è maggiore della prima; si scriverà anche 1,70 (invece di 1,7) per cui sarà più semplice calcolare il doppio.

Come si approssima un numero reale? Le espressioni linguistiche che si usano per indicare l’approssimazione di numeri sono diverse. Una scrittura del tipo r=6,4537… significa che del numero r sono note la parte intera e le prime quattro cifre decimali; i puntini di sospensione indicano che il numero prosegue con cifre decimali che non sono esplicitate. In altre parole, il numero r è compreso tra 6,4537 e 6,4538. In questo caso si dice che sono note quattro cifre esatte del numero r . Se di un numero reale r si conosce un valore approssimato a e si sa che il valore vero di r è compreso tra si dice che il numero r è conosciuto con un errore assoluto delta a (si usa anche dire che il numero è noto con una precisione delta a). Se di un numero sono note una quantità eccessiva di cifre decimali esatte rispetto all’uso che se ne intende fare (per esempio, del numero pi greco sono note miliardi di cifre ma molto spesso nei calcoli è sufficiente considerarne due o tre). I metodi per ridurre il numero di cifre decimali sono essenzialmente due. Il troncamento consiste nell’eliminare le cifre che non interessano. L’arrotondamento consiste invece nello scegliere, tra i numeri che hanno la quantità voluta di cifre decimali, quello che meglio approssima il numero: si deve controllare la prima cifra decimale da omettere, se essa è 0 o 1 o 2 o 3 o 4 il valore arrotondato coincide con il valore troncato; se essa è 5 o 6 o 7 o 8 o 9 il valore arrotondato si ottiene dal valore troncato aumentando di un’unità la sua ultima cifra decimale.

Cosa afferma il teorema di identità dei polinomi? Una formulazione abbastanza comune del teorema di identità dei polinomi afferma: due polinomi sono formalmente uguali se e solo se sono funzionalmente uguali . A una lettura superficiale, questo teorema può sembrare una banalità. Invece non lo è: il teorema di identità dei polinomi mette in evidenza un legame estremamente importante e per nulla banale tra Algebra e Analisi. Dal punto di vista algebrico, due polinomi A(x) e B(x) si dicono formalmente uguali se e solo se hanno lo stesso grado e, scritti in forma normale, i coefficienti dello stesso grado sono tutti uguali. Dal punto di vista analitico, i due polinomi si dicono funzionalmente uguali se e solo se individuano la stessa funzione, ossia A(k)=B(k) per ogni valore di k appartenente al dominio delle funzioni polinomiali. Il teorema afferma, allora, che se due polinomi sono uguali dal punto di vista algebrico lo sono anche da quello analitico. Si comprende meglio il teorema se si fanno alcuni esempi in cui esso non è valido.  Per esempio, sin2 x e 1-cos2 x sono formalmente diversi ma funzionalmente uguali.

Ogni teoria matematica consta essenzialmente di postulati e di teoremi, perché sono usati tanti termini come postulato, assioma, principio, teorema, lemma, corollario, proposizione, legge, regola, proprietà, criterio? Le ragioni sono di due ordini: da una parte l’evoluzione storica del linguaggio matematico dall’altra considerazioni di opportunità didattica (non sempre condivisibili). Postulato e assioma sono oggi dei sinonimi. Euclide aveva usato il termine assioma per indicare nozioni comuni non collegate strettamente con la matematica (il tutto è maggiore della parte) e aveva usato postulato per indicare proprietà matematiche da assumere come vere. Gli studi sui fondamenti della matematica, già nell’Ottocento avevano messo in evidenza l’inconsistenza teorica di questa distinzione. Nel seguito i matematici hanno adottato indifferentemente l’uno o l’altro termine. Per esempio, Peano usa il termine postulati mentre Hilbert il termine assiomi. Teorema, lemma, corollario, proposizione, legge, regola, proprietà e criterio sono invece tutti sinonimi. Si riserva il termine teorema agli enunciati più importanti; a un numero ristretto di teoremi di una teoria si usa dare la qualifica di teorema fondamentale (teorema fondamentale dell’aritmetica, teorema fondamentale dell’algebra, teorema fondamentale del calcolo integrale, …) Lemma indica un teorema poco significativo di per se stesso ma utile per dedurre un teorema importante. Corollario indica un teorema facilmente ottenibile come conseguenza di un altro teorema. Proposizione è del tutto simile a teorema e si usa per indicare una qualsiasi affermazione dimostrabile della matematica, nella logica indica una frase della quale sia possibile stabilire se è vera o falsa. Legge , regola e proprietà indicano teoremi di natura algoritmica-calcolativa (regola di Ruffini, regola di Cartesio, legge di annullamento del prodotto, proprietà del permutare, …) Questi ultimi termini sono usati anche con significati diversi da quello di teorema. Per esempio, la legge empirica del caso indica fatti osservabili sperimentalmente. La regola dei segni è invece una definizione; anche le proprietà associativa, commutativa e distributiva sono definizioni. Il termine criterio indica solitamente una condizione necessaria e sufficiente (criterio di uguaglianza dei triangoli) anche se il criterio del rapporto per la convergenza di una serie è una condizione solo sufficiente. Il termine principio è usato a volte come sinonimo di assioma (principio del terzo escluso), a volte come sinonimo di teorema (principio di identità dei polinomi). Il principio di induzione ha invece una posizione dubbia, alcuni lo identificano con uno dei postulati di Peano, altri invece come teorema che discende da quel postulato.

Questi sono soltanto alcuni degli argomenti trattati nel libro di Villani, che è, a mio avviso, un punto di riferimento importante su tante questioni sulle quali non solo gli studenti ma qualche volta anche gli insegnanti hanno dei dubbi. Nelle argomentazioni esposte nel libro, gli studenti troveranno modo di approfondire e trovare una risposta a tanti interrogativi, gli insegnanti troveranno le argomentazioni che sono alla base di tante scelte che matematici e autori di manuali di matematica hanno fatto.

Antonio Bernardo

Modulo 4 – Foglio elettronico – Esercizio 1

1. Apri il programma Microsoft Excel2. Inserisci i seguenti dati nelle celle indicate, il simbolo “ indica l’inizio e la fine del testo e nonva inserito nel documento

A1 “Bilancio economico della vacanza al mare”

A2 “Anno 2002”

A3 “Benzina”

B3 “100”

C3 “Giorni”

D3 “ 7”

A4 “Pedaggio autostrada”

B4 “70”

A5 “Albergo”

B5 “490”

A6 “Ristorante”

B6 “120”

A7 “Varie”

B7 “300”

A8 “Totale”

3. Salva il file nella cartella Documenti con il nome “Vacanza_2002”

4. Unisci le celle A1, B1, C1, D1, E1 per ottenere il testo al centro

5. Unisci le celle A2, B2, C2, D2, E2 per ottenere il testo al centro

6. Imposta i caratteri delle righe 1 e 2 a Grassetto, 12 punti

7. Allarga la colonna A in modo che sia completamente visibile il testo “Pedaggio autostrada”

8. Sostituisci il contenuto della cella B7 con il numero 250

9. Inserisci una riga tra la 6 e la 7

10. Scrivi in A7 “Spiaggia” e in B7 “200”

11. Imposta i valori delle celle B3:B8 a “Valuta” con il simbolo dell’euro prima del valore e condue cifre decimali

12. Utilizzando la Barra degli strumenti inserisci nella cella B9 la somma dei valori da B3 a B8

13. Utilizzando la Barra degli strumenti elimina le cifre decimali dal risultato

14. Scrivi nella cella A10 “Media per giorno”

15. Inserisci nella cella B10 la formula che dà il risultato della divisione del valore contenuto in B9per il valore contenuto in D3

16. Aumenta il numero di cifre decimali del valore di B10 portandole a 3

17. Rinomina il foglio di lavoro da “Foglio1” a “Anno 2002”

18. Seleziona le celle dalla A3 alla B8

19. Dalla Barra degli strumenti attiva la “Creazione guidata Grafico”

20. Scegli l’opzione “Istogramma 3D non in pila”

21. Inserisci come titolo del grafico “Vacanza 2002”

22. Inserisci per ”Asse delle categorie (X):” il titolo “Spese”

23. Inserisci il diagramma ottenuto nello stesso foglio di lavoro

24. Posiziona il diagramma sotto il testo “Giorni” e in modo che tutti i dati del foglio siano leggibili

25. Elimina dal diagramma il riquadro della legenda “Serie 1”

26. Cambia il tipo di grafico da istogramma a torta

27. Fai visualizzare le etichette dati e le relative percentuali

28. Seleziona lo spicchio “Albergo” della torta

29. Cambia il colore dello spicchio selezionato utilizzando il tasto destro del mouse, scegli il colore“Rosso”

30. Nella formula della cella B10 rendi assoluto il riferimento alla cella D3

31. Attiva l’anteprima di stampa usando i comandi della Barra dei menu

32. In visualizzazione anteprima cambia l’impostazione del foglio da verticale a orizzontale

33. Chiudi l’anteprima di stampa

34. Salva il documento modificato usando la Barra degli strumenti

35. Chiudi il foglio di lavoro, lasciando aperto Microsoft Excel

 

Mens Sana in Corpore Sano

Tesina sull’analisi delle leggi fisiche che regolano i movimenti della ginnastica artistica; verifica sperimentale del momento angolare nei salti mortali, analisi del dinamismo e della percezione dell’equilibrio. Relazione tra benessere fisico e benessere mentale; opinioni di Seneca, Giovenale, Leopardi, Oscar Wilde, Mussolini e Hitler riguardo allo sport e alla cura del corpo.

Materie interessate: Fisica, Matematica, Biologia, Latino, Letteratura italiana, Letteratura inglese, Filosofia, Storia, Storia dell’arte.

Sono giunto ormai alla fine di questo percorso formativo che è durato cinque lunghi anni. Ricordo benissimo come ero all’inizio, quando per la prima volta sono entrato in una classe del liceo. Il liceo… mi sentivo già “grande”, superiore a tutti i ragazzini che erano ancora alla scuola media ed ero già entrato in quel mondo di adolescenti che fino a pochi mesi prima mi sembrava così distante, così diverso dal mio. Eppure notavo tantissimo la differenza tra me, ancora piccolo e i ragazzi del quinto anno. Non che la mia altezza sia aumentata tantissimo!

A distanza di tanto tempo mi rendo conto della grande crescita interiore che ho avuto vivendo in questo ambiente. I professori all’inizio ci avevano detto: “nel momento in cui uscirete da questa scuola non vi riconoscerete più”. In effetti è così. Sono cresciuto e adesso sono io il ragazzo di quinto anno che “snobbo” la persona che ero alcuni anni fa. Adesso guardo avanti con gli occhi proiettati al futuro, verso un altro mondo che chissà cosa mi riserverà. Sicuro che questo periodo della mia vita rimarrà sempre impresso nella mia mente vado verso l’“ostacolo” finale: gli esami di maturità. È tempo di bilanci quindi, la mia formazione liceale è giunta al termine.

Questa trattazione ha come argomento la ginnastica artistica, la mia più grande passione, che purtroppo ho scoperto di avere soltanto tre anni fa. Certo il paese in cui vivo e anche la provincia, se vogliamo, non offrono grandi possibilità per praticare questo sport. Sono sicuro che un gran numero di persone neanche sanno che cosa sia questa disciplina. Tutto questo grazie al “dio calcio” unico sport universalmente conosciuto, non per le abilità sportive presentate ma per il mondo lucroso e corrotto che lo circonda.

Questo colosso sportivo proietta la sua ombra su tutte le altre discipline, ginnastica artistica compresa, che non vengono prese in considerazione fino a quando qualche campionessa riesce a vincere due o tre ori ai mondiali, o alle olimpiadi. Allora sì che se ne parla per qualche tempo.

Viene fuori che il nostro Paese ha una grande tradizione in questa disciplina e che molti atleti si impegnano costantemente per vincere e mantenere alto l’onore della nostra squadra nazionale, conosciuta soltanto da pochi appassionati.

Sono queste le occasioni buone che hanno gli atleti per denunciare la mancanza di attenzione che ha questo sport di “serie B”, per informare tutti che per anni si sono allenati con qualche materassino, senza l’attrezzatura adatta facendo chilometri di strada ogni giorno per andare in qualche palestra decente.

Tutto ciò avviene nelle grandi società di ginnastica, in cui si allenano i gradi campioni. Figuriamoci quindi qui, nella provincia di Caltanissetta! Ebbene anche io, “pseudo-ginnasta” che vorrebbe essere capace di fare il 10% di quello che riesce a fare Jury Chechi, mi alleno in una palestra per due o tre ore alla settimana, con pochi materassini, vecchi decine di anni e buoni soltanto per farsi male!

Ma almeno c’è un vantaggio in tutto questo. Saltare a terra permette di avere una maggiore elevazione…. Il problema è l’atterraggio! Anche io mi associo alla denuncia di tutti i ginnasti, e già mi sono impegnato per chiedere a più personalità illustri un aiuto per migliorare qualche palestra della provincia.

Ovviamente non mi ha risposto nessuno ma almeno mi sono allenato nello scrivere… in vista del compito di giorno 20! Nonostante queste difficoltà mi ritengo fortunato, per vari motivi. Ho avuto un ottimo allenatore che, grazie alla sua esperienza da ex-ginnasta, mi ha saputo dare degli ottimi consigli, mi ha seguito sempre anche se qualche volta sanguinava per i colpi che riceveva cercando di farmi assistenza!

Da non dimenticare l’aiuto indispensabile dei miei genitori che, mi hanno sempre sopportato e sono stati disponibili ad accompagnarmi in palestra nonostante i loro problemi. Adesso ho la possibilità di conciliare quanto ho appreso durante questi anni a scuola con la mia passione.

In questa tesina, che definirei “sperimentale”, analizzo lo sport della ginnastica sotto vari punti di vista. La ginnastica è diventata un modello reale in cui è stato possibile riconoscere, applicare e verificare sperimentalmente quanto ho studiato leggendo i libri. Non sarebbero bastati, ad esempio, tutti i libri di questo mondo per farmi capire cosa è realmente il momento di inerzia, ma grazie alla esperienza diretta molti dei miei dubbi sono svaniti. La teoria applicata alla realtà, soprattutto a qualcosa che piace, diventa anch’essa piacevole.

Per questo mi ritengo soddisfatto di questa analisi, aldilà del fatto che sia o meno scritta bene. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito nel formarmi sia fisicamente che psicologicamente.

La Ginnastica Artistica
Giovenale: “Mens sana in corpore sano”
Il benessere fisico e mentale secondo Seneca
Leopardi risponde alle critiche: “Il mio pessimismo non deriva dalle mie condizioni fisiche”
Oscar Wilde never takes exercises
Ginnasti superuomini?
La politica sportiva del regime fascista
Il dinamismo nella corrente futurista
Analisi di due movimenti della ginnastica artistica
Leggi fisiche nei salti raccolto e teso
Integrali per la dimostrazione del momento di inerzia
Integrali per la dimostrazione del Teorema di Steiner
Conservazione del momento della quantità di moto nei due salti
La percezione dell’equilibrio e della posizione del corpo nello spazio: l’orecchio

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
“Aggiornamenti Letteratura Italiana: Leopardi” consultato il 09/07/07 http://xoomer.alice.it/brdeb/letteratura/leopardi/tristano.htm;
http://xoomer.alice.it/brdeb/letteratura/leopardi/ilpensiero.htm;
“Giacomo Leopardi: Epistolario” consultato il 09/07/07
http://cronologia.leonardo.it/leopardi/leop001.htm;
“Le altissime lodi” consultato il 09/07/07
http://giornale.regione.marche.it/archivio/num5698/artcom47.htm;
“Speciale articolo 34” consultato il 10/07/07
http://www.articolo34.it/archivio/005/03_inserto.htm;
“Wikipedia l’enciclopedia libera” consultato il 10/07/07 http://it.wikipedia.org/wiki/Mens_sana_in_corpore_sano;
“Atuttascuola” consultato il 10/07/07
http://www.atuttascuola.it/temi/lo_sport.htm;
“Nietzsche” consultato il 11/07/07
http://www.macrobiotica-sintesi.it/112nietz.htm;
“I.S.S.P.E. Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici” consultato il 11/07/07 http://www.isspe.it/Ago2004/portalone.htm;
“Fenice.info Citazioni varie” consultato il 11/07/07
http://www.fenice.info/start.asp?p=/wisdom/aforismi/varie.asp;
“Nonsolofitness” consultato il 12/07/07
http://www.nonsolofitness.it/argomenti/storia.asp?storia=21;
http://www.nonsolofitness.it/argomenti/storia.asp?storia=22;
“Msn Encarta Premium” consultato il 12/07/07
http://it.encarta.msn.com/sidebar_221635128/Sport_e_propaganda_durante_il_fascismo.html;
“Ufficio Sport di Alleanza Nazionale” consultato il 12/07/07
http://www.alleanzanazionale.it/sport/page.asp?I=0&VisImg=S&Art=1031&Cat=1&IDTipo=0;
Enciclopedia Multimediale Encarta 2006;

Libri di adozione scolastica del corso Brocca del Liceo Scientifico “A.Volta” di Caltanissetta, a.s. 2006/2007
“La phisica di Feynman” Richard P. Feynmann, Robert D. Leighton, MARSSON Gennaio 1988

Scarica la tesina multidisciplinare: Mens sana in corpore sano

https://www.matematicamente.it/tesine/Vasapolli_R-Mens_sana.pdf.zip

 

Modulo 4 – Foglio Elettronico – Esercizio 2

1. Apri il programma di foglio elettronico Microsoft Excel.

2. Crea una tabella inserendo i seguenti dati nelle celle indicate:

B2=”Lunedì”
B3=”4200”

C3=”1500”

D3=”2700”

E3=”3600”

F3=”4500”

G3=”2700”

H3=”2300”.

3. Usa il completamento automatico per inserire nelle celle da C2 a G2 gli altri giorni della settimana.

4. Allarga la colonna A a 20 caratteri utilizzando il menu dei comandi

5. Scrivi nella cella A1 “Prima settimana”.

6. Formatta il testo della cella A1 in modo che sia grassetto, centrato, Arial, 12 punti.

7. Seleziona le celle da B2 a H2.

8. Centra il contenuto delle celle utilizzando l’apposito pulsante della barra degli strumenti.

9. Seleziona le celle da B3 a H3.

10. Formatta il contenuto delle celle selezionate in modo che siano della valute in euro con due cifre decimali.

11. Inserisci nella cella I3 la formula per calcolare la somma del contenuto delle celle da B3 a H3.

12. Salva la cartella di lavoro sul disco C nella cartella Documenti con il nome “spese”.

13. Rinomina il primo foglio della cartella di lavoro con il nome “settimane”.

14. Posizionati sul foglio 2.

15. Nella cella B2 inserisci il valore della cella I3 in modo che si aggiorni automaticamente quando si modificano le cifre del primo foglio di lavoro.

16. Nella cella A1 del primo foglio scrivi “Totali” nel formato grassetto, carattere Arial 12 punti.

17. Rinomina il secondo foglio di lavoro con il nome “totali”.

18. Torna al primo foglio e crea un istogramma 2D non in pila utilizzando i dati contenuti nelle celle da B2 a H3.

19. Assegna come titolo del grafico “spese settimanali”.

20. Inserisci il grafico nello stesso foglio di lavoro.

21. Modifica il colore di sfondo del grafico a istogramma in modo che sia bianco.

22. Modifica il colore delle barre degli istogrammi in modo che siano di colore fucsia.

23. Copia il grafico dal primo al terzo foglio di lavoro.

24. Rinomina il terzo foglio con il nome “grafici”.

25. Modifica le impostazioni automatiche del foglio elettronico in modo che presenti 4 fogli di lavoro nelle nuove cartelle.

26. Nella cella A3 del foglio “settimane” inserisci una funzione logica che restituisca “OK” se il contenuto della cella I3 è superiore a 20.000 €.

27. Inserisci un nuovo foglio di lavoro tra il primo 2 il secondo.

28. Visualizza in anteprima interruzione di pagina il primo foglio di lavoro.

29. Elimina il foglio di lavoro “Foglio 4”.

30. Salva le modifiche apportate alla cartella e chiudi il programma.

Modulo 4 – Foglio elettronico – Esercizio 3

1. Apri il programma di foglio elettronico Microsoft Excel.

2. Crea una tabella inserendo i seguenti dati nelle celle indicate:

A4=”albergo”

A5=”benzina”

A6=”pranzi”

A7=”souvenir”

A8=”mezzi pubblici”

3. Inserisci una riga tra la 5 e la 6.

4. Scrivi nella cella A6 la parola “autostrada”.

5. Utilizzando il mouse allarga la colonna A in modo che le parole inserite siano completamente leggibili.

6. Inserisci i seguenti dati:

B4=”300”

B5=”120”

B6=”80”

B7=”235”

B8=”125”

B9=”57”

7. Modifica il contenuto della cella B8 da “125” a “128”.

8. Inserisci nella cella B10 la formula per calcolare la somma del contenuto delle celle da B4 a B9 utilizzando l’apposito pulsante della barra degli strumenti.

9. Scrivi nella cella C4 la formula per ottenere la differenza tra il contenuto della cella B8 e la cella B4.

10. Rendi assoluto il riferimento alla cella B8 e utilizza il riempimento automatico per copiare la stessa formula nelle celle da C5 a C10.

11. Seleziona le celle da B4 a C10.

12. Nelle celle selezionate formatta lo stile numero in modo che le cifre abbiamo il simbolo dell’euro e due cifre decimali, utilizzando l’apposito pulsante sulla barra degli strumenti.

13. Applica una formattazione condizionale alle celle da C4 a C9 in modo che i valori negativi siano visualizzati in rosso.

14. Inserisci una colonna tra la B e la C.

15. Nella cella C3 scrivi “percentuale” in grassetto.

16. Nella cella C4 scrivi la formula per dividere il contenuto della cella B4 per la cella B10.

17. Rendi assoluto il riferimento alla cella B10 e copia la formula della cella C4 nelle celle da C5 a C9 utilizzando il riempimento automatico.

18. Seleziona le celle da C4 a C9.

19. Formatta le celle selezionate come percentuale utilizzando l’apposito pulsante della barra degli strumenti.

20. Aumenta o diminuisci le cifre decimali delle celle selezionate in modo che ne compaia solo una, utilizza gli appositi pulsanti della barra degli strumenti.

21. Seleziona le celle da A4 a D9 e metti un bordo superiore e inferiore utilizzando l’apposito pulsante della barra degli strumenti.

22. Rinomina il Folgio1 con il nome “gita”.

23. Crea un grafico a torta 3D non esplosa utilizzando il contenuto delle celle da A4 a B9.

24. Assegna come titolo del grafico “spese gita”.

25. Sposta il grafico sotto la tabella dei dati.

26. Utilizzando il pulsante destro del mouse aggiungi le percentuali ai segmenti del grafico a torta.

27. Modifica lo sfondo del grafico in modo che sia verde chiaro.

28. Salva il foglio elettronico con il nome “gita” nella cartella dei Documenti.

29. Inserisci nella cella A1 il testo “gita di settembre”.

30. Chiudi la cartella di senza salvare le modifiche.

Excel – prima parte VIDEO

In questo video si mostrano le prime funzionalità di Excel e come si personalizza l’interfaccia.

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Excel programma per il calcolo 

Celle, righe, colonne

Barra del titolo e controllo delle finestre

Barra della formula

Inserire, eliminare, rinominare un foglio di lavoro

Salvare un file di Excel

Modificare le impostazioni

Barre degli strumenti

Personalizzare gli strumenti

Selezionare righe, colonne, celle

Bloccare e sbloccare riquadri, righe e colonne

D. Funaro, Clara e il baricentro

Clara e il Baricentro
divagazioni sulla matematica e le altre scienze
Daniele Funaro, Pitagora Editrice, Bologna, 2003

"Vedi quanto si estende l’Umbria da est a ovest, da nord a sud. Poi prendi il punto di mezzo."

"E bravi polli!"

 

Il dispositivo flip-flop è nel telecomando della TV. 

 

clara.jpgUn gruppetto di ragazzi trascorre una vacanza estiva in Umbria. Sarebbe stata una vacanza come tutte le altre tra passeggiate, buone cenette, cattivi pranzi in casa, afa e tanto caldo se …

 

U n omicidio, una rapina, una sparizione, un disastro? Daniele Funaro, ordinario di Analisi Numerica alla Facoltà di Scienze dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dà prova che questi ingredienti non sono necessari per scrivere una storia che tenga con il fiato sospeso.

 

… una frase banale letta su un giornale forse altrettanto banale "Perugia è il centro dell’Umbria" trascina la comitiva in appassionate discussioni dall’esito non sempre scontato. Gradualmente, partendo da questa frase, Clara e i suoi amici trascorrono gli assolati dopopranzo in piacevoli e animate discussioni nel mondo della matematica e della fisica. Il centro dell’Umbria sarà, infatti, un luogo da scoprire ragionando da matematici esploratori, partendo dalla prima cosa che viene in mente (il centro del quadrato in cui è inscritta l’Umbria, fig. 1), cercando un punto che sia invariante rispetto alla disposizione della cartina dell’Umbria e quindi il baricentro .

 

Durante questo percorso, Clara e i suoi si imbattono in temi teorico-filosofici (astrazione matematica, problemi di esistenza e unicità, uso del calcolatore), nozioni matematiche (invariante, baricentro, numeri irrazionali, numeri immaginari, figure convesse, limite, continuità, serie), problemi pratici (problemi di equilibrio, dispositivo flip-flop, distribuzione delle scorte).

 

"Di quella vacanza, a parte qualche gita fuori porta, rimasero tra i ricordi proprio i lunghi approfondimenti epistemologici, condotti intorno al tavolaccio di marmo."

Il libro non contiene formule ma numerosi disegni che fanno capire al volo l’idea matematica che c’è sotto le problematiche esposte. Per questo motivo, può essere una piacevole lettura per gli studenti delle scuole superiori, per i loro insegnanti e per chiunque voglia imparare un po’ di matematica divertendosi.

A. Bernardo

A. Scimone, Talete, chi era costui?

Talete, chi era costui?
Vita e opere dei matematici incontrati a scuola
Palumbo, 2006
di A. Scimone

Umberto Eco nella sua scherzosa storia in versi della filosofia ci racconta che: "Un tempo lontano quando gli Argivi/ nudi correvan beati per boschi e per campi/ alcuni messeri si chieser pensosi: di che è fatto il mondo?/ Un tal di Mileto di nome Talete…". Fu l’inizio di una straordinaria avventura intellettuale etichettata dai posteri come attività filosofica e matematica.

Da lì proviene il regalo più grande che la grecità abbia dato al mondo: la necessità di dimostrare anche le argomentazioni che sembrano verissime per la loro ovvietà. Talete stesso inaugurò un principio che ha avuto enorme fortuna nella millenaria storia dell’umano pensiero: "massimo numero di fatti, minimo numero di ipotesi". Nei nostri verdi anni liceali, seguendo Manzoni, ci chiedevamo: Carneade, chi era costui? Domanda retorica che non richiedeva risposta.

Invece dopo aver letto, con stupita attenzione, il bel libro di Aldo Scimone sappiamo non soltanto chi fu Talete, ma anche cosa hanno fatto i tanti matematici che lo hanno seguito nel cammino della storia. La lettura del testo ci conduce per mano nell’affascinante storia del pensiero matematico, incarnato nei suoi massimi epigoni. Appare chiaro da un’attenta analisi il filo rosso che lega la matematica greca alla nostra matematica, nonostante il cambiamento dei paradigmi che hanno accompagnato il cammino bimillenario di questa disciplina. Tuttavia l’Autore non cade nel tranello dello "hysteron proteron": una figura retorica con cui si attribuiscono al passato le conquiste intellettuali dei moderni.

Si va dall’oggetto "nominato" dei greci, un oggetto che non preesiste alle sue proprietà all’oggetto cartesiano che vive nelle equazioni e dunque preesiste alle sue proprietà. Un fatto, quest’ultimo, che ha permesso, come fu detto, l’industrializzazione della matematica. In effetti l’Autore dà giusto risalto alle grandi ed epocali figure della matematica greca, da Euclide di Alessandria, cui vengono dedicate trenta pagine che riassumono gli imponenti Elementi, ad Archimede, che gli antichi chiamarono l’Omero della geometria, insuperabile ed insuperato maestro della geometria di misura.

Le sedici pagine, dedicate a Pitagora, il cui teorema domina ancora la matematica ed ha echi profondi nella matematica novecentesca, ne dipanano con chiarezza la figura, non tralasciando la sua tendenza mistica ed esoterica che trasformò il numero intero positivo in una fede religiosa. Anche le tre pagine dedicate a Pascal ne mettono in risalto la singolare e irripetibile figura di "genio portentoso" come lo definì Chateaubriand. Leggendo e rileggendo il libro ci si rende conto come abbia il dolce suono della verità la celebre frase, da tutti poi ripetuta, del monaco medievale Bernardo di Chartres: "Noi siamo nani, ma stando sulle spalle di giganti possiamo vedere più lontano di loro".

Il libro consta di 63 biografie da Abel, geniale, ma sfortunato matematico danese, a Zenone di Elea i cui paradossi sono ancora oggi oggetto di scientifico dibattito. Ogni biografia dà rapido conto della vita del soggetto trattato per poi illustrare con chiarezza le sue scoperte matematiche. Seguono tre appendici su: gustosi aforismi ed apoftegmi di matematici ed intellettuali di varia estrazione, una breve cronologia storica e alcune schede didattiche utili ai docenti. Infine un’incisiva seppur scarna bibliografia e l’elenco di alcuni siti web che meritano di essere visitati. In definitiva, un testo che merita di essere letto e meditato dalle persone colte e dagli studenti cui non fa difetto una sana curiosità scientifica affinché apprendano che "nella perenne giovinezza del pensiero creativo, l’umanità non conosce vecchiaia".

Antonino Gentile

1. Editoriale

Antonio Bernardo

Sono passati sette anni da quando il sito www.matematicamente.it si è affacciato timidamente sul web alla ricerca di una sua identità.

Uno dei temi di fondo che mi sono posto sin dalle prime pagine pubblicate è stato quello di capire cosa potesse essere un sito di matematica: un'enciclopedia della matematica, un formulario, un supporto alla didattica in classe, una raccolta delle migliori pratiche del lavoro creativo di insegnanti creativi, uno spazio per la cultura matematica che a scuola viene trascurata a vantaggio delle tecniche di calcolo, una comunità che, collaborativamente e alla pari, cerca di chiarirsi cosa sia la matematica, una rivista online che dà spazio a chi ha voglia di fare piccoli studi per passione.

In questi anni ho  cercato di seguire tutte queste piste senza tralasciarne alcuna, e ho cercato di accogliere le esigenze e le curiosità dei visitatori, nonché gli interessi e le passioni dei collaboratori che man mano si sono aggregati.

Il momento mi è sembrato maturo per fare quest'ulteriore esperienza: una rivista online molto simile a una cartacea. L'obiettivo è spingere ancora più avanti lettori e collaboratori a migliorarsi, a perfezionare i loro scritti, a individuare temi di interesse comune, a guardare con più attenzione al mondo della ricerca matematica.

 Antonio Bernardo 

 

Il numero 1 completo di Matematicamente.it Magazine

Il numero 1 completo di Matematicamente.it rivista gratuita di matematica: divulgazione, didattica, storia, approfondimenti, software, giochi. Diretta da Antonio Bernardo, registrata registrata presso il Tribunale di Lecce il 19.12.2006 al n. 953

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