Pitagora,filosofo e matematico greco (Samo, 585 – 565 a.C. Metaponto, 495 – 470).
Costretto a lasciare la sua patria, forse a causa della tirannia di Policrate, si recò nella Magna Grecia e a Crotone dove, verso il 530, fondò la sua scuola.
L’attività politica che la comunità pitagorica svolgeva a favore del regime aristocratico suscitò una violenta reazione popolare; la scuola fu incendiata e i pitagorici furono massacrati. Non è certo se anche Pitagora sia morto in quella circostanza o se, riuscito a fuggire, si sia rifugiato a Metaponto morendovi poco dopo.
Pitagora non è solo uno dei più grandi filosofi antichi, ma è pure il fondatore di una scuola che ha avuto una storia di più di dieci secoli: la scuola pitagorica. Tuttavia, è proprio tale circostanza che impedisce di sapere con certezza quali dottrine spettino propriamente a lui e quali ai suoi seguaci: il rigido principio di autorità, vigente nella scuola, espresso dalla formula “ipse dixit”, induceva a porre sotto il prestigioso nome del fondatore anche le dottrine posteriori. A ciò si aggiunga che Pitagora diventò ben presto un personaggio leggendario: figlio di Apollo o di Ermes, nelle sue precedenti incarnazioni (la sua anima sarebbe stata nel corpo di Euforbo al tempo della guerra di Troia), era capace di profezie e di miracoli, era stato il solo a udire le armonie delle sfere celesti, era sceso nell’Ade, eccetera.
Resta comunque il fatto che autori cronologicamente a lui vicini (Senofane, Pindaro, Erodoto) gli attribuiscono la dottrina della trasformazione delle anime (metempsicosi) e quella della respirazione cosmica, oltre ad una vastissima dottrina in tutti i campi.
La dottrina della "purificazione " delle anime mediante la scienza (soprattutto aritmetica e geometria) e la musica spiega l’attribuzione a Pitagora non solo numerose scoperte in questi campi, ma anche la dottrina fondamentale della scuola, quella per cui l’essenza delle cose sta nei numeri e nei rapporti matematici.
Il Teorema di Pitagora, lo troviamo nella quarantasettesima proposizione del primo libro di Euclide; essa dice che in un qualunque triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.
La leggenda vuole che Pitagora decretasse un’ecatombe per ringraziare gli dei della scoperta. In verità, il "fatto" geometrico era conosciuto prima di Pitagora; quanto alla sua dimostrazione razionale e non empirica, si ritiene che sia successiva a Pitagora. Non è quindi molto chiaro fino a che punto il filosofo di Samo fosse legato al teorema che porta il suo nome.
La scuola pitagorica è una delle scuole filosofiche più importanti della Grecia. Fondata da Pitagora ebbe più di dieci secoli di vita, con periodi di grande rigoglio e altri di eclisse. Tra i discepoli più vicini a Pitagora sono ricordati, Cercope, Petrone, Brotino e Ippaso e al suo insegnamento è collegato anche il matematico Alcmeone.
Pitagora aveva posto la sede della sua scuola a Crotone, ma abbiamo notizia di altri sodalizi pitagorici nella Magna Grecia (Archippo e Clinia a Reggio e poi Archita a Taranto). Alcuni pitagorici, poi, dopo la repressione violenta si trasferirono nella Grecia continentale: la scuola pitagorica rifiorì soprattutto a Tebe con Filolao e i suoi discepoli Simmia, Cebete (gli interlocutori di Socrate nel Fedone platonico) e Liside. Altri pitagorici di questo periodo sono Eurito, Ocello Lucano, Timeo di Locri, Ecfanto e Iceta.
Arriviamo così all’età di Platone (che con il pitagorismo ebbe rapporti assai importanti e fecondi), con la quale si fa generalmente terminare la storia del pitagorismo antico. Ma la tradizione della scuola non si spense: personalità come quelle di Diodoro di Aspendo, di Eraclide Lembo e di Ningidio Figulo ne assicurarono la continuità fino alla rigogliosa rinascita del I sec. a. C. (scuola neopitagorica).
La primitiva comunità pitagorica è presentata come un’associazione religiosa, politica e scientifica, alla quale si accedeva dopo prove severe, tra cui spiccava il silenzio imposto ai novizi. Gli aderenti erano tenuti al segreto e divulgare le dottrine della scuola poteva costare la vita, come si narra di Ippaso (al quale la tradizione attribuisce la scoperta del concetto di grandezze incommensurabili), reo di aver comunicato un segreto matematico.
Vigevano nella scuola la comunità dei beni, il celibato e una di serie di prescrizioni, che rappresentavamo un vero e proprio "catechismo " di vita pitagorica (astenersi dalle fave, dalla carne, dalle vesti di lana; non raccogliere quel che è caduto in terra, fare tutte le mattine il programma della giornata e tutte le sere un esame di coscienza, ecc.).
Accanto a tali prescrizioni vi era poi una serie di quesiti, le cui risposte erano chiamate, acusmata (per esempio; "che cosa c’è di più saggio?" "il numero"). La dottrina fondamentale della scuola consisteva nell’affermazione che la sostanza delle cose fosse nei numeri e nei rapporti matematici, onde l’importanza di alcuni numeri: l’1 è l’intelligenza, il 2 è l’opinione, il 4 o il 9 (quadrati del primo pari e del primo dispari) la giustizia, il 5 è il matrimonio (l’unione del primo pari e del primo dispari) e soprattutto importante è il 10, la " mistica decade " su cui i pitagorici giuravano, e in cui per la prima volta sono compresi il " parimpari " cioè l’unità, il primo pari, il primo dispari e il primo quadrato.
L’opposizione di pari e dispari sta alla base delle serie delle altre nove opposizioni fondamentali (illimitato – limite, molteplice – unità, maschio-femmina, ecc.).
Esempio di un altro sviluppo in tale direzione è la teoria delle medie matematiche, le più importanti delle quali sono: la media aritmetica $b = (a + c)/2$, cioè b è tale che $a-b=b-c$; la media geometrica $b = sqrt(a*c)$, cioè b è tale che $a: b = b: a$; la media armonica $b=(2a*c)/(a + c)$ l’inverso della media aritmetica degli inversi di a e c, cioè b è tale che $(a-b):(b-c)= a:c$.
Da questa serie di opposizioni nasce poi quell’armonia che è propria di tutto il cosmo, ma che particolarmente si rivela negli accordi musicali.
Anche l’anima era concepita come armonia che, attraverso una serie di purificazioni, tende alla contemplazione dell’armonia celeste. In conformità a tale concezione dell’armonia i pitagorici costruirono la loro particolare cosmologia: attorno al fuoco centrale ruotano i dieci corpi celesti, all’esterno la regione delle stelle fisse, in mezzo la regione dei cinque pianeti, del Sole e della Luna e, più in basso, la regione sublunare, regno del divenire e dell’imperfezione.
Per completare la serie decadica, i pitagorici introdussero l’"antiterra", posta tra la Terra e il fuoco centrale, con cui spiegavano le eclissi, poiché il Sole e la Luna riflettono come specchi il fuoco centrale.
Un posto importante, infine, spetta ai pitagorici nella storia della retorica antica come la medicina cura il corpo, così la musica e la retorica, curano le anime; e l’arte dei discorsi é essenzialmente " psicagogia", cioè trascinamento e guida dell’anima.
Non è possibile discernere l’originaria filosofia di Pitagora dagli apporti successivi dei pitagorici, nel corso dei secoli (già Aristotele, nel IV secolo, parla sempre e solo del pensiero dei pitagorici, facendo vedere così di non sapere nessuna cosa di preciso sul pensiero del fondatore della setta). Si è pensato altresì che la scuola abbia cominciato a occuparsi di filosofia solo parecchio tempo dopo la morte del suo maestro. Ai giorni nostri però si torna a pensare che la maggior parte delle teorie del pitagorismo discenda da Pitagora stesso. Infatti, Pitagora, insieme ai suoi seguaci, non si occupò solamente dello studio generale della matematica, ma altresì di altre discipline, come l’astronomia.
In quest’ambito, grazie ai suoi studi sui numeri, essi furono in grado di rendere comprensibile il moto dei corpi celesti e la struttura atomica dell’universo: sono stati i primi a introdurre la teoria sulla sfericità della Terra e degli astri in genere. Loro consideravano, infatti, la sfera come la più completa delle forme solide, poiché tutti i suoi punti hanno uguale distanza dal centro, ed era vista come una figura dell’armonia. L’ordine dell’universo era descritto come un’armonia di corpi contenuti da un’unica sfera che si muovono secondo un indicato schema numerico: poiché i pitagorici rappresentavano i corpi celesti reciprocamente separati da intervalli che corrispondevano alle lunghezze armoniche delle corde, essi consideravano che il movimento delle sfere producesse un suono, l’ "armonia delle sfere".
Ebbero pure fantasiose illuminazioni che li fanno anticipatori di Copernico. Il pitagorico Filolao abbandonò per primo l’idea che la Terra fosse il centro fisso del mondo, sostenuta invece da Pitagora, pensando che essa, come gli altri corpi, si muoveva attorno ad un fuoco centrale denominato Hestia, "focolare o altare dell’universo", che sistema e plasma la materia vicina, dando origine al mondo.
Egli ritenne inoltre che intorno al fuoco centrale si muovano, da occidente a oriente, dieci corpi celesti e che il cosmo fosse suddiviso in tre domini concentrici:
• L’Olimpo, dove si trovano le stelle fisse;
• Il Mondo, dove vi è Saturno, Giove, Mercurio, Marte, Venere, il Sole (grande lente che rastrella i raggi del fuoco centrale e li riflette) e la Luna;
• Il Cielo (che per i pitagorici è l’elemento soggetto a concepimento e a corruzione), nel quale risiedono la Terra e l’Antiterra, un decimo corpo che i pitagorici hanno introdotto per acquisire il numero perfetto 10; tale corpo è però impercettibile, dato che è sempre in opposizione alla Terra.
Un altro pitagorico, Ecfanto di Siracusa, è stato il primo ad ammettere la roteazione della Terra attorno al proprio asse, posto nella parte del fuoco centrale e dell’Antiterra.
Con Aristarco di Samo, la teoria pitagorica del movimento della Terra si convertì in una vera e propria teoria eliocentrica, poiché, in cambio del fuoco centrale, egli pose il Sole, precorrendo Copernico. La sua dottrina, nonostante tutto, fu sommersa dalla teoria geocentrica di tipo aristotelico – tolemaico.
Tra le pratiche per la depurazione del corpo e dell’anima i pitagorici prediligevano la musica che li portò a scoprire il rapporto numerico alla base dell’altezza dei suoni che, secondo la leggenda, Pitagora trovò riempiendo con dell’acqua un’anfora che percossa diffondeva una nota, in seguito togliendo una parte ben definita dell’acqua, si otteneva un’altra nota maggiore di un’ottava.
È probabile che proprio da tali esperienze musicali nascesse nei pitagorici l’attenzione per l’aritmetica, vista come una dottrina dei numeri interi che essi ritenevano non un’entità irreale, ma concreta; i numeri erano pensati come grandezze spaziali che hanno una stessa estensione e forma, ed erano rappresentati sul piano geometrico e nello spazio (il numero uno era il punto, il due la linea, il tre lo spazio, il quattro il solido).
Pitagora espresse per di più la rilevante dottrina della tetraktys. L’etimologia del termine indicherebbe "numero triangolare". Infatti, per i Pitagorici la tetraktys consisteva in una disposizione geometrica che esprimeva un numero, o un numero espresso da una posizione geometrica. Essa era rappresentata come un triangolo alla cui base erano quattro punti che diminuivano sino alla punta; l’ammontare di tutti i punti era dieci, il numero perfetto risultante dalla somma dei primi quattro numeri (1+2+3+4=10), che abbinati tra loro definivano le quattro specie di enti geometrici: il punto, la linea, la superficie, il solido. La tetraktys aveva un carattere religioso e i pitagorici prestavano giuramento su di essa. Era per di più l’esempio teorico della loro analisi dell’universo, vale a dire un mondo non governato dal caos delle forze tetre, ma da numeri, armonia, rapporti numerici.
Tale matematica pitagorica che fu chiamata un’"aritmogeometria" sostenne la concezione del numero visto come archè, vale a dire principio originario di qualunque cosa. Sino a quel momento, i filosofi naturalisti avevano fatto collimare la sostanza conferendogli delle qualità. Queste però, derivando dalla sensibilità, erano variabili e mettevano in discussione la peculiarità principale della sostanza: la sua invariabilità. I pitagorici ritenevano di superare tale difficoltà ponendo in evidenza che se è vero che i principi originari mutano sul piano qualitativo, essi, però serbano la quantità che è calcolabile e di conseguenza formulabili in numeri, vero ultimo fondamento del mondo reale.
Diceva Filolao: «Tutte le cose che si conoscono hanno numero; senza questo, nulla sarebbe possibile pensare, né conoscere». Pitagora cercò di scoprire i legami tra i suoni e l’ordine celato della natura. Pensò che intendendo la misura del suono avrebbe rivelato l’ordine autentico degli oscuri fenomeni invisibili. Il nostro pensatore era distante dalle antiche forme di superstizione, e per questo tentò di interpretare in modo razionale la sapienza arcaica. I primitivi pensavano i fenomeni sonori come il confine fra l’impercettibile mondo degli spiriti e il percettibile mondo della natura. Le differenze fra i singoli eventi auditivi erano considerate manifestazioni di forze tenebrose, segnali di un ordine oscuro.
Il pensatore crotonese per primo illuminò l’umanità sul significato immenso che la musica possiede, liberando il suono dalle credenze popolari magiche e dal puro sensoriale.
La grandezza dei seguaci di Pitagora fu di trasformare il pensiero mitico in luminosa razionalità, nel convertire le idee inestensibili in estensibili. Il suono, anima del tempo, si trasformò con Pitagora in galassia spaziale, i suoi fedeli iniziarono a misurarlo e a penetrarlo nei suoi più oscuri recessi, rivelando i fenomeni invisibili delle oscillazioni sonore e li classificarono dentro geometrie ordinate.
Il monocordo (kanon) servì all’avvio della ricerca pitagorica per contrassegnare con un numero le differenti tipologie intervallari, le differenze fra le altezze sonore e le proporzioni armoniche, fra le sonorità generatrici.
Crotone fu la patria delle prime esperienze musicali in senso alto. I rapporti armonici tra le vibrazioni diventarono una scienza. I rapporti aurei della musica, che determinarono l’impalcatura delle scale musicale per oltre duemila anni, furono diretta propagazione della mente del maestro crotonese. Magica divinazione pitagorica, le relazioni di consonanza perfetta prodotte dal pensiero del nostro pensatore sorsero nella serie degli ipertoni molti secoli dopo, quando gli strumenti d’analisi fisica delle sonorità acustiche, rivelarono archeologie profonde e microscopiche. Pitagora cercò il perenne nel fenomeno poco pronunciato.
Il suono è l’elemento più sottile della materia, rendere stimabile ed estensibile la sua risonanza poteva dar ragione della dichiarazione che il numero è il principio fondamentale delle cose. Immaginare la vibrazione nello spazio fu l’invenzione basilare del pensiero pitagorico. Il suono come fenomeno unicamente temporale si sottraeva al controllo razionale. Elaborare uno spazio della musica fu il primo passo verso le forme della musica occidentale.
Per ottenere la misurabilità del suono Pitagora ideò uno strumento molto semplice: il Kanon, in tale maniera chiamato dai greci poiché riproduceva la regola o la ragione intima della materia visibile. Il Kanon o monocordo era costituito da una piccola cassetta rettangolare sormontata da una corda e da un sottostante ponticello mobile che doveva servire a suddividere in porzioni misurabili le parti ondeggianti della corda. Il primo suono che Pitagora ricavò dal monocordo fu ottenuto dividendo la corda in due parti uguali. Pizzicando una delle due parti acquisite dal frazionamento della corda, il pensatore crotonese riuscì ad ottenere un suono simile a quello della corda intera con la differenza di una risonanza più acuta e pungente. Chiamò tale relazione armonia poiché all’interno del rapporto sonoro vi era in uguale misura motivi di concordanza e di contrasto. La ricerca proseguì verso intervalli sempre più piccoli fino alle differenze inudibili. Il monocordo divenne corrispondente al logos, ragione, senso recondito dell’esistente.
Nella concezione pitagorica la musica costituì l’armonia invisibile del mondo e i rapporti fra i suoni e l’evoluzione delle sfere celesti, l’energia dell’anima universale e l’ordine interiore di qualunque singolo soggetto, favilla sulla terra dell’anima universale. L’ascolto degli spazi era nella pratica quotidiana dei pitagorici, una mappa utile a raggiungere la pienezza della salute psichica e fisica.
L’ordine e la misura fra i suoni ricalcano l’ordine cosmico (musica mundana), l’ordine dei sentimenti degli uomini (musica humana), l’ordine della sublime creazione artistica (musica istrumentalis).